Home Sport Il Viserba alla ricerca dei soldi per l’A2

Il Viserba alla ricerca dei soldi per l’A2

Dalle lacrime di gioia per una promozione storica, alle lacrime di disperazione per il rischio di non poter vedere realizzato il sogno A2. Paolo Stefanini, fondatore storico del Viserba Volley e presidente da oltre otto lustri, non fa tanti giri di parole.
“Entro domenica 18 giugno dobbiamo trovare 150mila euro, altrimenti venderemo il titolo sportivo e ripartiremo dalla Prima divisione. Ma se ciò dovesse avvenire, sarebbe una sconfitta per tutta la Rimini sportiva e non”.
Una situazione che il patron biancorosso, purtroppo, conosce molto bene. Anno 1998, il Viserba sale in B1, ma non trova le risorse per iscriversi ed è costretta a cedere i diritti.
“Cedemmo di più, nel senso che oltre ai diritti, a Pesaro, demmo la squadra, l’allenatore, il Direttore sportivo, lo staff. Non potemmo cedergli la palestra per ovvi motivi. Ma non voglio pensare a quanto accaduto, anche perché oggi la situazione è diversa. Oggi c’è la voglia di lottare, di non perdersi d’animo. Chiariamo, in questo momento le nostre casse non ci permetterebbero di iscriverci, ma faremo di tutto per dare l’opportunità a queste ragazze di realizzare quel sogno che hanno inseguito e raggiunto”.
Proprio per questo è stata lanciata l’iniziativa Trecento per il Viserba.
“Chiediamo a 300 riminesi (in 30 hanno già fatto la sottoscrizione, ndr) di impegnarsi a versare 500 euro a testa, in un primo momento come patto d’onore, poi, se dovessimo raggiungere i 150mila euro, chiederemo loro di onorare l’impegno. Logico che chi ci aiuterà riceverà un abbonamento e altre promozioni”.
Nel frattempo si stanno battendo anche altre strade. Le ragazze in questi giorni sono in giro per Rimini e Viserba proprio per perorare la causa. Anche perché a quei 150mila euro, bisognerà aggiungerne altrettanti per la stagione.
“Questo è un gruppo che con un paio di innesti può fare la sua bella figura anche in A2. Il problema sarà un altro: trovare una casa che ci ospiti. Il Flaminio da questo punto di vista sarebbe l’ideale, ma dal Comune, oltre agli auguri di rito, nessuno si è fatto sentire”.

Francesco Barone