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Il sogno di Maimouna

Non sarà la casa che ha sempre sognato ma è pur sempre un tetto sulla testa. Grazie ai servizi sociali, Maimouna Barry ha trovato finalmente una sistemazione, anche se provvisoria, in un residence a Rivazzurra. Un piccolo appartamento da dividere con la cugina e i due nipotini messo a disposizione della famigliola per un mese e mezzo, poi si vedrà. Senegalese, 37 anni, Maimouna è arrivata nel nostro paese nel 2004 per fuggire alla miseria e trovare un lavoro che le consentisse di mantenere i tre figli rimasti a casa. Ma Rimini, capitale dell’accoglienza, non è stata molto generosa con lei. Prima fa l’addetta alle pulizie, poi lavora come aiuto cuoca in un ristorante: dieci, undici ore al giorno con un riposo ogni due settimane. Il tutto per mille euro al mese. E deve anche ringraziare, visto che non ha ancora i documenti a posto ma il proprietario chiude un occhio “perché è brava”. Parte dello stipendio Maimouna lo spedisce a Dakar, alla madre che è rimasta sola ad occuparsi dei bambini, dopo che il marito nel frattempo l’ha abbandonata per sposarsi con un’altra donna. Quello che le rimane non basta per pagare un affitto, così si appoggia in casa della cugina – moglie, marito e due bambini – anch’essi residenti in città. La nostalgia è forte, Maimouna i figli li vede crescere solo in fotografia ma sa che stanno bene e questo può bastare. Poi arrivano i guai. Poco alla volta comincia ad accusare dolori alla schiena sempre più forti che arrivano a paralizzarla. Le viene diagnosticata una grave discopatia, con la necessità di un intervento chirurgico. Comincia il calvario degli ospedali: prima Rimini, poi Cesena dove viene operata, infine Novafeltria per la riabilitazione. Qui, con l’aiuto della Caritas locale, tenta di mettere su casa con un’altra ragazza ma la coabitazione fallisce. Per qualche mese viene aiutata anche dalla Caritas di San Marino ma il sostegno non può durare in eterno. D’altra parte, Maimouna non è più nelle condizioni di riprendere un lavoro pesante come quello che svolgeva prima. Anche se alla visita fiscale le viene riconosciuta una invalidità limitata al 50 per cento, perché i medici dicono che “è ancora giovane e può recuperare”. Ma Maimouna non recupera: ancora oggi, a distanza di un anno, cammina a fatica e non ce la fa a restare in piedi troppo tempo. Senza uno stipendio che entra in casa (anche il cognato, nello stesso periodo, resta a spasso) è dura far fronte alle spese del piccolo appartamento di San Giuliano: tre stanze per 650 euro al mese più le bollette. Così, da febbraio 2011 la famiglia senegalese non riesce più a pagare l’affitto e riceve lo sfratto dai padroni di casa che arrivano a cambiare la serratura per non farli entrare. Maimouna si rivolge allora alla Caritas di Rimini per chiedere aiuto e si accampa in Via Madonna della Scala, rientrando a casa solo la sera. Anche perché nel vecchio appartamento ci sono gravi problemi igienici a causa di una rottura degli scarichi e i proprietari si guardano bene dal spendere soldi per inquilini in arretrato di dodici mesi con l’affitto. Oggi lo sfratto è divenuto esecutivo, Maimouna e i suoi parenti hanno dovuto lasciare l’appartamento e per qualche settimana alloggeranno nel residence del Comune, con pasti forniti dalla Caritas. Non c’è da stare allegri eppure lei non si perde di coraggio. Sperando che la schiena non la tradisca, da pochi giorni ha iniziato a lavorare al mattino in un’impresa di pulizie e, al pomeriggio, fa qualche ora di assistenza al ricovero Valloni. Il suo sogno è quello prima o poi di sistemarsi in modo da permettersi una casa tutta sua e riabbracciare finalmente i figli che non vede da sette anni. Auguri Maimouna!

Alberto Coloccioni