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Il Portofranco

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Consuelo è timida e ha difficoltà nelle interrogazioni orali, ma ora ha recuperato tutto. Jessica ha terminato l’anno senza debiti, nonostante alcune materie le risultassero proprio indigeste.

Siamo a Portofranco, sede riminese dell’associazione che ha la sua sede principale a Milano.

Nata da un’idea di don Giorgio Pontiggia, sacerdote milanese che ha dedicato la sua vita proprio all’educazione dei giovani, Portofranco si propone come centro di aiuto allo studio (gratuito) e luogo aperto a tutti dove incontrare i giovani partendo dai loro bisogni concreti.

Giorgia entra nella sede della parrocchia della Riconciliazione di Rimini (la seconda, insieme a quella di via Molise 14). Bocciata al liceo artistico, carattere così introverso da far fatica ad esprimersi. “Grazie agli insegnanti incontrati a Portofranco, così disponibili, mia figlia ha recuperato tutte le difficoltà in scienze e italiano” spiega la madre.

Jessica frequenta l’Istituto Alberghiero e per qualche tempo ha interrotto gli studi. È all’ultimo anno ed è un po’ intimorita per l’esame, ma “l’anno scorso ho terminato l’anno senza debiti, grazie a loro” sorride indicando le insegnanti di Portofranco. “Qui – aggiunge – puoi studiare materie come economia aziendale o storia in tutta serenità. Io vengo quando ho bisogno di maggior sostegno”.

Proprio questo bisogno di sostegno si avverte nei discorsi di molti ragazzi. “Non sono mai considerati esecutori – ci sottolinea Monica, volontaria di Portofranco – ma protagonisti, soggetti che porta un contributo al lavoro che viene svolto.

È una sfida. Tutti – adulti, agenzie, scuola – dicono ai ragazzi cosa debbono fare, e loro hanno vite organizzate dalla A alla Z. Ma chi guarda questi giovani come protagonisti, anche nel loro stare a scuola? Occorre prenderli sul serio. Noi gli poniamo solo una domanda: di cosa avete bisogno? Portofranco è un luogo dove chiedere. E qui nascono relazioni, non fondate sull’obbligo”.

È proprio il metodo basato soprattutto sull’autonomia del giovane a risultare vincente anche durante la pandemia, e il pomeriggio – con insegnanti, docenti in pensione o volontari – è trascorso in maniera costruttiva. “50% in presenza, 50% online, a seconda delle esigenze. Tutti i pomeriggi, per tre ore. Portofranco ha sempre tenuto aperto le sue porte, anche in presenza. E dopo il lockdown ‘stretto’ i ragazzi ci hanno pure cercato, italiani e stranieri, in netto aumento”.

Hanno visto in questo “servizio” una opportunità. “Le presenze sono diminuite con i vari lockdown, ma solo leggermente”. Ad accompagnare gli studenti ci sono insegnanti in pensione, docenti in attività, ma anche ragazzi più grandi, alcuni dei quali testimoni che «gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» è valido anche oggi, e adulti appassionati, come le madrelingue che tengono lezioni di inglese o francese.

I ragazzi sono considerati non per andare meglio a scuola ma nella loro interezza di persone. “Qui non facciamo ripetizioni. – avvertono da Portofranco – Le persone vengono aiutate cercando di tirare fuori il loro potenziale, responsabilizzandole, cercando di capire perché un ragazzo ha difficoltà proprio in quella materia. Spesso c’è dietro una storia personale che può riguardare ad esempio difficoltà familiari”.

C’è un problema che si chiama dispersione. “Una ferita che a volte – ammette Monica – non si rimargina, a volte guarisce. A volte si tratta – specie per i ragazzi del biennio delle superiori, di una passerella tra un istituto e l’altro. ma la vera sconfitta è quando il ragazzo non trova un posto nella vita, non solo sui banchi”.

Spesso i ragazzi si approcciano a Portofranco accompagnati dai genitori. Fanno domande, guardano il luogo, parlano con i responsabili, chiedono i costi. La risposta “gratis” li stupisce. “Ma neppure una iscrizione?”.

L’iscrizione è richiesta, ma Portofranco è gratuito. Di fronte ad adulti che spendono il loro tempo, le loro competenze e soprattutto la loro passione per ragazzi mai visti prima e senza obiettivi prestabiliti, a ragazzi e genitori scatta una domanda: “Perché lo fanno?”. La risposta è libertà.