Home Attualita “Il mercato spezzatino non ci piace”

“Il mercato spezzatino non ci piace”

“Il Comune di Rimini se ne lava le mani dicendo di voler liberare il centro dal mercato”. Sono sul piede di guerra e non usano mezzi termini gli ambulanti, tutti uniti contro la proposta di spostare i banchi ad un “altrove” indefinito. In prima linea, il presidente dell’associazione Comar, Pier Paolo Mazzotti: “Via il mercato, via i parcheggi. Ma qual è l’alternativa? Non c’è un progetto, altrimenti l’avrebbero già esposto. Finora hanno solo spedito alcuni colleghi in aree provvisorie, che sospettiamo diventeranno definitive. Un modo subdolo di agire: vogliono spedirci in riserve indiane dove non diamo fastidio, ma anche noi abbiamo dei diritti, paghiamo licenze e concessioni”. La battaglia? Restare in centro “perché alternativa non c’è”. I venditori lamentano di non essere stati convocati:“Chiediamo un’assemblea che coinvolga tutti, non solo Confesercenti e Confcommercio”.

Diversi i punti di forza dell’attuale posizione. “Il mercato di Rimini non è circondato da abitazioni con accessi carrabili – spiega Mazzotti – ma quasi solo da monumenti: non dà fastidio ai residenti. Sviluppare 400 banchi in piazze o strade residenziali comporterebbe forti disagi per chi vi abita”.
Il mercato spezzatino non piace. “Se si frantuma tutto, i clienti non ti trovano. E poi vengono qui non solo per noi, ma per fare un giro, bere un caffè, mangiare una pizzetta… Spostarlo significa negare flussi di compratori a tutto il centro storico”. Gli affari vanno già male senza lo spostamento. “I consumi si sono contratti. Alla gente mancano liquidità e fiducia. Anche chi ha un po’ di soldi, non spende per paura del domani”.
Gli anni più duri? Questi. Il suo banco segna un 30/40% di fatturato in meno sull’anno scorso.
“I politici non hanno paura di noi perché non facciamo traballare le poltrone. – spiega dal suo banco trucchi Graziella, mentre raccoglie firme – Non contiamo nulla non essendo residenti a Rimini. C’è troppa leggerezza nel decidere le sorti di 400 famiglie”. Spaventa l’incertezza degli annunci. “Non si può vivere con l’ansia del non sapere che ne sarà del nostro futuro. Avremo pure le ruote, ma il nostro lavoro va organizzato! Ho già ordinato la merce per Natale. Anche noi abbiamo una programmazione seria: siamo negozi a tutti gli effetti con clienti affezionati. È 40 anni che faccio questo mestiere, sono la quinta generazione di ambulanti. Siamo un’attività economica consolidata e non delle pedine da spostare a piacere”.

Certo, il mercato di Rimini gode del privilegio di essere centralissimo, come non capita in tante altre città. Eppure, per i più la sua tradizionale collocazione va difesa. “Non si trova da nessun’altra parte un’offerta di 450 banchi. – prosegue Graziella, insieme ad altri – È uno dei più grandi mercati d’Italia; arrivano pullman pieni di turisti, gente da Bologna. Se ci spezzettano in mini mercati, saremo ancora appetibili?”.
Il centro storico darà risalto alla storia e alla cultura con il nuovo teatro e il fossato riscoperto. “Bene, gli facciamo gli auguri, ma porteranno la stessa gente? Ad oggi siamo noi a garantire presenze. Siamo un sistema economico sano con una clientela fissa: eravamo in 450 e in altrettanti siamo rimasti”. In Piazzale Gramsci c’è “la guerra tra poveri”, tra gli ambulanti che si sono spostati lì e il mercato coperto. “Venendo a mancare i parcheggi, entrambi i mercati hanno registrato un calo nel lavoro. – racconta l’ambulante – Spostarci non è una proposta da fare in tempi di crisi. Quest’anno ho fatto la metà dell’anno scorso. Vogliono eliminare il mercato? Uccideranno le nostre famiglie”.

Al banco dolci, poco più lontano, la stessa storia. “La gente è abitudinaria, non possono spostarci. Una volta siamo stati messi una via più in là e non ci hanno trovato. Un’ area abbastanza grande dove metterci tutti assieme è difficile da individuare”. Mercato come luogo di socialità. La crisi si mangia i centesimi. “Se prima spendevano 3 o 4 euro, adesso si limitano a 50 centesimi per accontentare il bambino. Poi la grande distribuzione ci ha ammazzato; paghiamo più noi la merce al rappresentante che il cliente nel grande negozio”.
Kelly vende abbigliamento e lamenta l’assenza di vigili. “Passano macchine e motorini. Ci sono tanti borseggi, ma nessuno che sorveglia”. Anche per Maria, sempre abbigliamento, la stagione è stata pessima, anche per il tempo e il calo di turismo. Quest’anno guadagni in meno di oltre il 30%. “Vende di più il settore bambini e lo stock di prodotti a basso costo. Le Befane ci hanno rovinato, da allora c’è stato il crollo”. “Si vocifera che ci sposteranno al parcheggio del Settebello o allo Stadio entro gennaio 2015 – racconta un altro ambulante – ma il progetto qual è?”. Nella “zona scarpe” di Piazza Malatesta una venditrice urla: “Signora venga a firmare”. La cliente frequenta il bazar da 55 anni e accetta l’invito. “Il mercato di Rimini ha fatto la storia della città”, dice lei. “È troppo facile dire spostiamoli. – è arrabbiata l’ambulante – Le nostre famiglie dove andranno?”. Un suo collega incalza: “Da quando alcuni sono andati in Piazzale Gramsci, qua c’è stato un calo di presenze del 20%. Quello di Rimini è il mercato che si è impoverito di più tra quelli in cui vado. Vanno bene Cesenatico e Cervia, dove c’è una clientela più d’élite. Anche Pesaro. Ora nemmeno i russi spendono più tanto”.

Mirco Paganelli