Home Vita della chiesa Il Lezionario, il “tabernacolo” della Parola

Il Lezionario, il “tabernacolo” della Parola

Era un pomeriggio afoso. Andò comunque in sinagoga, come era il suo solito. Tra i giovani era il migliore e, quando gli anziani lo videro entrare, non ci pensarono due volte a chiedergli di leggere l’haftarà, la lettura del libro profetico che interpretava la prima lettura, il brano della Toràh, come era previsto nel lezionario ebraico di quel sabato. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia. Apertolo, trovò il passo che gli avevano indicato. Da quel giorno, il mondo non fu più uguale a prima (Lc 4).
Eppure il Figlio di Dio non scelse né il libro né il brano da leggere, ma accolse ciò che la liturgia sinagogale prevedeva per quel sabato. Anche Lui, perciò, si “piegò” alla legge suprema della Liturgia della Parola: in essa la Parola non è disponibile all’arbitrio del singolo, ma è sempre donata, ricevuta dalla Chiesa, a cui Dio l’ha affidata per essere proclamata e interpretata.
Per i primi cristiani, che erano ebrei, ciò era chiarissimo. Fin da subito, quindi, optarono di leggere in maniera continua i testi del Nuovo e dell’Antico Testamento senza operare nessuna sorta di selezione delle pericopi (come fa ancora oggi la nostra Comunità di Montetauro, grazie a una speciale dispensa). Solo dal III secolo i vescovi iniziarono a scegliere brani specifici per la liturgia della Pasqua, gli scrutinii battesimali, la Pentecoste, ecc. (san Basilio, san Crisostomo, sant’Ambrogio e sant’Agostino), gettando così le basi dei primi Lezionari, che nasceranno intorno al IV-V sec., distinti dall’Evangeliario (libro del Vangelo), tenuto sempre in maggior onore sia in Oriente che in Occidente.
«Prima si leggano i profeti, poi l’Apostolo [Paolo] e infine il Vangelo» scriveva il vescovo Ambrogio ai fedeli di Milano (Commento ai salmi), evidenziando che le due letture domenicali (più il Vangelo) erano ormai una prassi consolidata (Giustino, Origene), anche se in alcune Chiese se ne facevano di più (Antiochia, Siria, Etiopia). La storia dei Sacramentari (libri liturgici) ci offre una quantità enorme di Lezionari usati dalle diverse Chiese cristiane.

Ma cosa sono questi Lezionari?
Si tratta dei libri liturgici che contengono le letture bibliche proclamate durante la Messa (i libroni verdi per intenderci) o qualche altra celebrazione liturgica. Il Lezionario (da lectio = lettura e – arium = suffisso che indica luogo) è il “luogo” in cui la Parola dimora, latente, prima di “esplodere” nella proclamazione e produrre i suoi effetti spirituali; è il segno della «presenza di Dio che parla al suo popolo» (Ordo Letture della Messa, 35). Esso non è quindi un mero oggetto d’uso, funzionale al lettore, ma «segno e simbolo delle realtà soprannaturali» che lo rendono degno di «particolare venerazione» (Ordo Generale Messale Romano, 349). Per questo il Concilio ha voluto che i libri liturgici fossero degni, decorosi e bellimancanza di rispetto alla dignità della Parola di Dio (OLM, 37).
Se un ebreo entrasse in chiesa e vedesse una cosa simile si straccerebbe le vesti: in sinagoga la Parola è infatti custodita nell’“armadio sacro” (Aròn ha Qòdesh), un armadietto decorato, spesso coperto da una tenda, di fronte a cui ardono lampade, molto simile al nostro tabernacolo. Un ebreo, inoltre, come fece anche Gesù, non porterebbe mai all’ambone dal proprio posto il Sefer Torà (rotolo della legge), perché lo riceve sempre da un ministro, così come nella Messa il Lezionario deve essere sempre già posto sull’ambone (OGMR, 118): la Parola deve già stare lì, perché è donata da Dio alla Chiesa; nessuno la porta e nessuno se la porta via, perché non è di chi legge.

Il Lezionario è tra i doni più preziosi che ci ha donato il Concilio, volendo che fossero «aperti più largamente i tesori della Bibbia» e che, in un certo numero di anni, fosse letta quasi tutta (SC, 51.35). Il Rito antico di Pio V – ricordiamo – non prevedeva alcuna lettura domenicale dell’Antico Testamento e quelle del Nuovo non lo facevano conoscere tutto, neppure nei suoi brani essenziali.
Per questo il Concilio istituì un’apposita Commissione per la redazione dei Lezionari, che lavorò anni per «portare i fedeli a rendersi conto gradualmente della fede che professano e ad approfondire la conoscenza della storia della salvezza» che si attualizza in ogni Eucaristia (OLM, 60). Composta da esegeti, liturgisti, esperti di catechetica e di pastorale, la Commissione esaminò i libri delle liturgie latine dal VI al XII sec., 15 Riti orientali e i Lezionari delle chiese riformate (protestanti). Il risultato fu che mai come oggi il popolo di Dio ebbe un nutrimento spirituale così ricco: cinque Lezionari racchiusi in ben nove volumi! (editio 2008).

Elisabetta Casadei
* Le catechesi liturgiche si tengono ogni domenica in Cattedrale alle 10.50 (prima della Messa).