Home Cultura Il Fantautore che ama cantare la sua Riviera

Il Fantautore che ama cantare la sua Riviera

“Sono qui per aiutarti a capire dove siamo, ma tu prima devi essere disposta ad impazzire. Quei rettangoli di carta sono grandi grattacieli; quei coriandoli che volano nel cielo sono sogni”. Queste le parole del cantautore riminese Daniele Maggioli nella sua onirica “Origamiville”, la canzone che ha fatto da colonna sonora al progetto “Origami”, realizzato grazie all’incontro tra l’artista, il Premio Riccione Teatro e la classe VD del liceo riccionese “Volta-Fellini” (indirizzo artistico). Il culmine dell’esperienza è andato in scena domenica 31 maggio al Teatro del Mare con l’omaggio, in forma di concerto, a una metropoli un po’ vera e un po’ immaginaria, una fuga sulle circonvallazioni del sogno al principio del giorno.
Nella stessa occasione il “fantautore” riminese ha presentato anche dei brani inediti, frutto della sua nuova ricerca artistica, arricchita dallo scambio generazionale con gli studenti e accompagnato da Marco Mantovani (piano, synth, electronics). Come nell’arte dell’origami, le idee si lasciano piegare fino a comporre una città essenziale, fatta di grattacieli di carta, coriandoli di stelle e rondini incapaci di muovere le ali. Ma a guardarlo in controluce questo skyline di suoni e di parole non è poi così diverso da quello reale.

Maggioli, com’è nato questo progetto?
“Mi sono interrogato sul fatto che la riviera romagnola potesse essere considerata o meno una metropoli. Ho pensato che forse lo è ma noi non sappiamo guardarla. Quando il Premio Riccione Teatro ha creato questo rapporto con il liceo «Volta-Fellini», ho intrapreso insieme ai ragazzi della VD una riflessione denominata «Utopia urbana» e coordinata dalle docenti Simona Andruccioli e Daniela Baldassarri. Così ho indirizzato gli studenti a guardare alla riviera come spazio metropolitano e ho chiesto loro di filmarla evitando il mare e i monumenti distintivi della città, soffermandosi in particolare sulla statale adriatica. In un primo momento lo abbiamo presentato in autunno al TTV festival, poi il lavoro è proseguito fino alla realizzazione vera e propria di un video, montato dal Circolo Cinema Toby Dammit e accompagnato dalla mia canzone Origamiville, in cui il testo molto poetico, che evoca una città di carta, contrasta con le immagini livide e dure”.

Qual è stato il risultato di questo scambio generazionale?
“Ci tenevo molto che questa esperienza potesse essere per gli studenti un modo nuovo per andare oltre l’assetto didattico, sperimentare e magari scoprire una passione da coltivare anche come professione nella vita. I ragazzi hanno filmato con qualsiasi mezzo, dal telefonino alla Gopro, passando quindi dalla bassa all’alta fedeltà, e hanno avuto uno sguardo veramente diverso da quello che avrei avuto io. Probabilmente io avrei cercato di riprodurre nelle immagini la mia idea di metropoli e, condizionato da troppi pregiudizi, avrei cercato di farla assomigliare per esempio a Berlino. Invece il loro sguardo è più puro e ingenuo ed è stato molto interessante farlo emergere. In questo senso è stato molto significativo lo scambio avvenuto tra me e loro”.

La sua visione della riviera, già dai tempi dell’album Pro Loco del 2008, è sempre stata diversa dai cliché. O meglio, dietro all’immagine da cartolina stereotipata, ha voluto mostrare anche una Rimini invernale, più intima e personale. Oggi ci svela che la riviera è anche una metropoli?
“La riviera può essere una metropoli e ora abbiamo il coraggio di guardarla come tale”.

Irene Gulminelli