Home Vita della chiesa Il dono e il mistero di una chiamata

Il dono e il mistero di una chiamata

Sabato 23 giugno alle ore 11 presso il santuario di Valdragone ordinazione sacerdotale di fra Pierpaolo Fabbri. Presiederà la celebrazione il card. Angelo Comastri. Insieme a fra Pierpaolo sarà consacrato sacerdote anche fra Luca Gabrielli, originario della diocesi di Urbino. Domenica 24 giugno prima Messa solenne di fra Pierpaolo nella sua parrocchia d’origine, Santa Maria in Cerreto, alle ore 11,15. Abbiamo chiesto a fra Pierpaolo di raccontarci la sua vocazione.

i può dire con precisione in quale anno, in quale giorno e in quale ora è iniziato il cammino di conversione di una persona che ha deciso di rispondere alla chiamata del Signore? In alcuni casi la risposta può essere affermativa, ma, in ogni caso, per ognuno di noi, è possibile fare memoria di un evento accaduto, di una situazione vissuta, di un volto, insomma, di un particolare “incontro” che ha segnato per sempre la nostra vita e la nostra personalità.
Nel mio caso tutto è cominciato nel novembre del 1996, quando per la prima volta mi accostai alla realtà del Cammino Neocatecumenale, partecipando alle catechesi presso la parrocchia di San Paolo di Corpolò, dove allora era parroco don Valentino Barilari (oggi padre Pietro, monaco cistercense dell’Abbadia di Fiastra a Tolentino). Mi trovavo in un periodo particolare della mia vita, nel bel mezzo di un vortice di contraddizioni affettive e spirituali; fu allora che la mia carissima amica Claudia si prese a cuore la mia situazione e m’invitò alle catechesi. Devo dire che per me non fu difficile accogliere il messaggio di salvezza, che passava attraverso l’annuncio di quei catechisti che ogni settimana incontravamo a San Paolo, proprio perché il terreno era già stato preparato da quel seme di infelicità e aridità che aveva seccato da tempo il terreno della mia esistenza. Erano bastate solo poche gocce di “acqua viva” per far rifiorire in me la voglia di cambiare, di dare una svolta alla mia esistenza, in una parola, di accogliere l’invito del Signore che mi stava offrendo l’opportunità di mettermi in “cammino” insieme ad altri fratelli in una comunità, un corpo fatto di tante membra. La comunità è stato per me il grembo che mi ha fatto rinascere a vita nuova, che mi ha fatto maturare nelle relazioni interpersonali con i fratelli, con la mia parrocchia di residenza e il mio parroco don Marino, nel rapporto privilegiato e insostituibile con la Parola e con il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo attraverso la celebrazione eucaristica e il sacramento della confessione. Per sette anni ho percorso questa strada con la mia comunità fino a quando non mi è stato chiesto di cominciare a fare discernimento sulla chiamata del Signore per la mia vita: avevo 32 anni e i tempi erano già più che maturi. Proprio in quell’occasione il Signore mi manifestò la sua volontà facendomi entrare in contatto con il mondo francescano, che per me non era del tutto sconosciuto, poiché da tempo frequentavo il Monastero delle Sorelle Povere di S. Chiara di Valdragone nella Repubblica di S. Marino, attraverso le quali potei entrare in contatto con i frati minori dell’adiacente santuario del Cuore Immacolato di Maria, proprio quello in cui il prossimo 23 giugno verrò ordinato sacerdote. Ecco allora che si chiude il classico “cerchio” nel luogo in cui la mia vocazione francescana ha preso forma e oggi si compie per mezzo di quest’ultimo traguardo raggiunto.
Ma la certezza della mia chiamata si è manifestata solamente dopo che, con l’aiuto del padre spirituale, ho saputo dire il fatidico “si” a Colui che da sempre mi desiderava; un “si” legato a tanti “no” pronunciati nei confronti del mondo, che ugualmente mi desiderava offrendomi un lavoro, una vita affettiva, una famiglia, il successo, ecc.. A questo primo “si” ne sono seguiti tanti altri nel periodo in cui ho cominciato l’accoglienza in convento a Treia (MC), dove attualmente sono di comunità.
Oggi davvero posso dire: «quanti eventi, quanti volti, quanti incontri hanno segnato la mia esperienza di discepolo!». E ancora con S. Francesco posso affermare: «Il Signore mi diede dei fratelli» e tanta fede nella Chiesa e nei suoi ministri. Diventare sacerdote non è come vincere la coppa del mondo allo stadio: per me invece è come stare accanto a Gesù inginocchiato nel Getsemani; è come portare con lui la croce sulla Via Dolorosa; è come stare con lui sulla croce! Io e il mio confratello Fr. Luca, che sarà ordinato con me dal cardinal Comastri, abbiamo scelto come copertina dell’invito e del manifesto l’immagine del Buon Pastore con la frase “Io sono il buon pastore e dono la mia vita per le pecore”.
Il sacerdote non è uno che ha fatto carriera, ma è servo dei servi ed è dono di tutti e per tutti, nella Chiesa e per la Chiesa”, tutta la Chiesa, chiamato com’è a offrire tutto se stesso per il gregge di Gesù Cristo, Capo e Pastore. Tutto questo esprime un mistero esaltante ma al tempo stesso sconvolgente e, quando qualcuno mi chiede: «Allora, sei pronto per questa ordinazione?», io rispondo: «E chi mai potrebbe dire di essere pronto per ricevere un simile dono!». Giovanni Paolo II parlava di “dono e mistero” riflettendo sul suo sacerdozio, che per lui rappresentava il mistero più grande dell’elezione divina. Egli amava ripetere: «Il Signore vuole che io diventi sacerdote […]. E questa consapevolezza mi riempì di una grande pace interiore».
Questa è in sintesi la mia storia, che è solo una piccola porzione di quella grande “storia della salvezza” che il Signore sta tracciando fin da quando ha creato l’uomo. A tutti coloro che la leggeranno chiedo di pregare con forza la Vergine Maria e il suo Cuore Immacolato, affinchè intercedano per noi e ci accompagnino all’altare, che è suo Figlio, per offrirci in sacrificio gradito a Dio Padre.

Fr. Pierpaolo Fabbri