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Il Cielo nella Rete

Internet e Vangelo. Don Davide Banzato è stato ospite (diretta su Youtube) della rassegna “Testimoni di Speranza” a cura di Pregaudio e Punto Giovane

I social sono i nuovi pulpiti.

Quanto è importante evangelizzare attraverso questi canali? Come usarli e come evitare l’assuefazione?

A queste e ad altre domande di recente ha risposto don Davide Banzato, ospite del ciclo d’incontri online “ Il Cielo nella Rete, internet e Vangelo”, inserito nella rassegna “ Testimoni di speranza a cura di Pregaudio e Punto Giovane di Riccione, che dal 2022 ha già visto ospiti numerosi personaggi, come il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, il teologo Paolo Curtaz e padre Enzo Bianchi.

Sacerdote padovano , oggi della diocesi di Frosinone, nonché noto scrittore, giornalista e conduttore radiotelevisivo, Banzato è attivissimo sul fronte sociale e su quello del disagio giovanile (svolge il suo ministero nella comunità Nuovi Orizzonti, insieme a Chiara Amirante) come pure sui social e in tv, quale protagonista di diverse trasmissioni come I viaggi del Cuore su Canale5.

Nominato dal Papa missionario della misericordia, prima della pandemia ha partecipato all’Evangelizzazione di strada e di spiaggia, tenutasi a Riccione in più stagioni. Tema dell’incontro online, tuttora disponibile sul canale Youtube di Pregaudio, app nata in seno al Punto Giovane: “ La necessità della missione nella periferia del contesto digitale”.

Anticipa la seconda serata di venerdì 7 febbraio con don Alberto Ravegnani che sullo stesso canale interverrà su: “ La sfida dei social come opportunità di evangelizzazione”.

Perché usare i media nell’evangelizzare?

“I media erano e sono i nuovi pulpiti. Gesù quelli dell’epoca li ha usati tutti e in modo strategico sceglieva i luoghi dove andare. Non a caso ha scelto Cafarnao, nella Galilea crocevia delle genti. Un messaggio lanciato nella Sinagoga di Cafarnao arrivava ai quattro venti in tutta la Galilea. La chiesa stessa parla di questi nuovi pulpiti, in modo magisteriale. Nel Concilio ecumenico Vaticano II c’è un documento specifico che invita a utilizzarli chiaramente come pulpiti di evangelizzazione”.

Tanto agognati, quanto discussi?

“Non ritengo i media negativi, oltretutto i giovani, le persone in generale si abbeverano da questi. Non sono per demonizzarli, sono strumenti come tutti gli altri, dobbiamo solo imparare a usarli, perche da lì i contenuti vengono veicolati in modo molto più potente.

Sono strumenti, non sono come i forni a microonde che al massimo come danno bruciano qualcosa. I media sono strumenti molto invasivi e pervasivi per cui poter andare in questi atenei, in queste piazze, poterli usare per portare un messaggio positivo di speranza diventa una missione”.

Don Davide Banzato, scrittore, giornalista e conduttore televisivo, usa i media per raccontare il Vangelo

Lei fa pure tv, come si è avvicinato a questo mondo?

“È stato del tutto casuale, una Dio-incidenza. Tutto è cominciato con un’improvvisazione via radio. E ho così scoperto un talento che non sapevo di avere, perché non avevo mai fatto comunicazione. Oltretutto Chiara in comunità ci aveva detto di aver sentito in preghiera che noi dovevamo provare a evangelizzare anche con i nuovi media, dandoci il mandato di inventarci tutti i modi possibili per usare, oltre all’evangelizzazione di strada, i nuovi media. Fatalità, pochi giorni dopo è venuto a incontrarci il vicedirettore di Rai 2, creando una diretta geniale, copiata dal format del Grande Fratello, ma cambiando i contenuti per cui la casa è diventata la comunità di Nuovi Orizzonti con tutti i ragazzi accolti, il confessionale dove si raccontavano in modo intimo”.

È così andato oltre?

“Ho fatto diversi format, creazioni e collaborazioni con più reti come Telepace, TV2000, Rai1, Mediaset L’ultima in corso con Canale 5 per “I viaggi del cuore”, nata con un produttore, diventato amico, che mi aveva contattano per creare un nuovo format. Mi avevano già invitato per alcune di queste idee, ma le avevo sempre scartate per tanti motivi, anche perché magari la squadra non era idonea o avrei dovuto dire cose decise da altri dentro meccanismi televisivi che non ti lasciano libertà di essere veramente te stesso. Ero reticente, poi durante la riunione con Mediaset e questo produttore ho dettato condizioni impossibili, fare si il conduttore, ma anche l’autore decidere chi fossero i collaboratori e il regista, libertà totale e autonomia. Mi hanno detto si. Questo amico col quale collaboro fa tanti programmi, ma sentiva nel cuore di farne uno per Dio e per comunicare messaggi di speranza e Vangelo attraverso l’arte, la bellezza e la storia.

Vedete il Signore crea proprio dei link!”.

Prima di ogni trasmissione che fa?

“Mi isolo, mi fermo a pregare e invoco lo Spirito Santo. Mi sono convertito leggendo il Vangelo e provando a viverlo, cosa che mi ha sconvolto la vita. La frase di Gesù che amo ripetere è: “ Non preoccupatevi di ciò che dovete dire, sarà lo Spirito Santo a parlare in voi”.

Non mi preoccupo di quello che devo dire, chiedo solo di essere strumento e di darmi le parole giuste”.

Come usa i social?

“Come strumenti. La regola che mi do è che sia io a utilizzarli, non loro me. Poi uso il timer, mi do un po’ di tempo, perché voglio che la vita reale sia con le persone con cui vivo, con la comunità, gli incontri, da persona a persona. I social hanno caratteristiche diverse, anche come comunità, cerco di esserci e di raggiungere

i giovani. Cerco di abitare i social, perché sono un vero mondo, e far si che diventino un ponte tra il virtuale e il reale, per cui dopo c’è un percorso”.

Che messaggi arrivano?

“Messaggi privati, richieste d’aiuto, d’ascolto, di consigli.

C’è tantissima solitudine.

Cerco di rispondere a tutti. Anche i social di Nuovi Orizzonti sono centri di ascolto dove ci chiedono qualsiasi cosa, sono anche dei “confessionali”, possiamo indirizzare le persone passando dal virtuale al reale”.

I social comportano anche rischi?

“Possono esserci delle trappole, insidie o verificarsi situazioni spiacevoli, per esempio io ho subito tanti furti d’identità.

I social come l’intelligenza artificiale sono strumenti con grandi potenzialità, ma anche rischi che vanno regolamentati, studiati e capiti, ma non si possono bypassare, bisogna starci dentro, perché altrimenti vengono usati solo da chi li usa male”.

Sui social è facile imbattersi anche nelle fake news!

“Quello che si può falsificare mi preoccupa molto. Oggi c’è un tema pericolosissimo: il verosimile. Sono innamorato della Fratelli tutti di Papa Francesco, c’è un punto in cui spinge l’acceleratore sulla grande e importante situazione del mondo giovanile: la mancanza di formazione di coscienza critica, per cui si citano come fonti Google, Facebook, la scienza, prima ancora la tv, come se automaticamente fosse vero. Così la verosomiglianza diventa verità, che è poi quello che i nostri politici, sapendo ben parlare, fanno spesso. Battono su un punto che diventa vero, perché detto mille volte, ma non è vero. Anche il giornalismo sta mancando perché per la velocità della comunicazione, perdiamo la qualità, per cui non andiamo più a verificare la fonte”.

Come comportarsi con gli haters, odiatori, in rete?

“Non è facile difendersi. Forse dovremmo riuscire a fare un po’ più squadra e difenderci tra noi. Quando ci sono degli odiatori seriali che si scatenano, tutti noi dovremmo alzare gli scudi insieme e difendere chiunque venga attaccato, al di là dell’idea da condividere, perché le strutture di male si possono contrastare solo con strutture di bene. Più ci impegniamo, più possiamo fare la differenza”.

Mezzi di comunicazione sono pure le app. Don Franco col Punto Giovane di Riccione ha ideato Pregaudio, ne fa uso?

“È tra i migliori strumenti per poter pregare con uno smartphone a portata di mano. Io la uso soprattutto in viaggio, perché quando sono in comunità non ho bisogno di app.

Pregaudio è stata tra i primi a usare una preghiera fatta da voci reali. Secondo me è anche una vera scuola di preghiera, insegna a pregare. Ha un suo stile, creato da persone che si spendono e che hanno creato un metodo. È un valido strumento”.

Ha già fatto esperienza dell’evangelizzazione di strada e di spiaggia a Riccione, ci tornerà?

“Torneremo. La missione di Riccione ha avuto un pregio unico, la comunione dei carismi. Tante comunità diverse, Nuovi Orizzonti, Sentinelle del Mattino di Pasqua, Punto Giovane, Le Beatitudini e persone che fanno parte di tante altre realtà ecclesiali, hanno collaborato per portare ascolto e un messaggio di gioia con l’evangelizzazione di strada, di spiaggia, la messa “rock”, normale, ma animata con tanta allegria, così la Luce nella notte. È studiata anche per formare i giovani a evangelizzare in modo creativo con laboratori, work shop, atelier, per cui il primo beneficio lo fanno i giovani missionari che

Ora gli incontri di Pregaudio continuano il 7  febbraio ore 21 con l’intervento di don Alberto Ravegnani partecipano come evangelizzatori, per tutti noi accolti dalla chiesa diocesana è una grande esperienza di chiesa. Oltretutto porta tantissimi frutti: in questi anni abbiamo visto numerosi ragazzi incontrati nelle missioni cambiare vita, tanti missionari che hanno fatto scelte importanti, chi nel sacerdozio, chi sposandosi, chi in altre realtà come Rachele Consolini, moglie e madre, (frontman del gruppo di christian music RaDioLuce) che evangelizza in una importante realtà come quella di Verona. Riccione è una bellissima realtà di Chiesa, tra qualche mese metteremo le iscrizioni online per poter partecipare”.

Come evitare l’assuefazione e la dipendenza dai social?

“È un tema serio. Nei meccanismi e modalità valgono le regole di tutte le dipendenze. Il primo problema è riconoscere di essere dipendenti. Come fare? Da oggi prova a privarti di quella cosa per sette giorni, se riesci a farlo tranquillamente non sei dipendente. Altrimenti, se lo sei, adotta delle strategie, per esempio mettere agli smartphone un blocco temporale di un massimo di tempo al giorno, a settimana, da usare. Sposta poi le icone più usate dalla prima alla quinta schermata e consapevolizza quello che vedi e che posti, scrivendo un buon messaggio e non stupidaggini. Poi dopo cena, lo dicono anche gli studi, chiudere queste app, isolare il telefono per leggere un buon libro, guardare un tramonto, fare una passeggiata, ascoltare qualcuno in famiglia, pregare”.

Nives Concolino