Il centro dei palazzi cadenti

    Si dice spesso, con una bella immagine, che il centro storico di una città sia il salotto buono, la parte che volentieri si mostra agli ospiti con orgoglio e un po’ di autocompiacimento. Ma cosa vedrà un turista, che di Rimini conosce solo il mare, quando arriva per la prima volta nel centro città?
    Partendo da monte, si troverà di fronte a porta Montanara, bella, in pietra chiara, e ideale per parcheggiarci la macchina davanti, come accade quotidianamente. Poi comincerà a scendere via Garibaldi, e, passato l’incrocio con via Bonsi, noterà un numero sempre crescente di palazzi cadenti, alcuni quasi pericolanti. Il primo proprio a lato della chiesa di Sant’Agnese. Ha le imposte chiuse e sigillate. La facciata presenta anche un bel glifo. Ma la situazione peggiora poco oltre, col palazzo di Damerini, quello in cui si trova la storica rosticceria di via Garibaldi, che al primo piano, disabitato, ha un terrazzo diventato un orribile rifugio di piccioni. Tutto è coperto da uno strato di guano e piume, sporco e maleodorante, oltre ad essere pericoloso per la salute, come conferma l’avvocato Stefano Monti che da anni segue il comitato d’area di via Garibaldi.
    “Il comitato d’area di via Garibaldi – ci dice l’avvocato Monti – è attivo dal 1995 e da sempre si batte per la qualificazione della via di Rimini. Insieme al presidente Arnaldo Cappelli ogni due anni ci facciamo vivi a Palazzo Garampi per portare sotto gli occhi della giunta lo stato di degrado in cui versano larghe zone della via”.
    Anche se negli anni la situazione è migliorata, molti palazzi sono stati restaurati e quasi ovunque sono stati installati i dissuasori per i piccioni, ci sono sacche che rasentano l’incredibile. A parte il terrazzino ricoperto di guano, lo stesso avvocato Monti parla di palazzi dal tetto sfondato, pieni di ratti e piccioni morti che, oltre ad essere un orribile cartolina della città, pongono un problema di salute per chi abita e lavora in zona. “In alcuni punti lo stato di degrado è tale – assicura Monti – da presentare un problema sanitario di non poco conto”.
    Continuando lungo la via si incontrano altri due palazzi che versano in stato pietoso, e che sono rifugio per piccioni, sporcizia e altri animali. Oltre a questo si aggiunge un traffico da superstrada. Durante tutto il giorno è un continuo passaggio di furgoni, automobili e motorini. E la telecamera per la ZTL posta all’inizio della via? Si supera tranquillamente prendendo i Bastioni meridionali, poi via Molini, via Fratelli Bandiera e infine via Santa Chiara. In poche mosse si è con l’auto proprio nel centro di Rimini, evitando telecamere e multe. Geniale!
    Come fare, allora, per rendere appetibile per i turisti e per chi vuole fare la spesa nelle belle botteghe del centro una via trafficata e abbruttita dai palazzi cadenti come questa? Qualcuno ha pensato bene di posizionare lungo la strada delle casse che per metà mattina e metà pomeriggio trasmettono musica da una radio, dando di Rimini proprio quell’immagine da baraccone di festa che tanto ci vorremmo scrollare di dosso.
    Anche se forse via Garibaldi è la più problematica del centro storico, ci sono però altre zone che soffrono di abbandono, soprattutto architettonico. Ad esempio il cosiddetto Giardino degli Aromi, che, nel cercare di creare uno spazio da un palazzo distrutto dalle bombe della guerra, il palazzo Lettimi, ha invece dato vita ad una discarica a cielo aperto. Solo da un paio d’anni, nella vicina Via Mentana, un altro palazzo semidistrutto è in fase di ristrutturazione.
    Evitiamo, poi, di parlare del teatro Galli. La guerra è finita nel 1945, e da 65 anni versa nelle condizioni pietose in cui si trova oggi.
    Ma il Comune non può intervenire in queste situazioni?
    “Secondo l’articolo 35 del codice municipale il Sindaco può invitare il proprietario di uno stabile fatiscente, che presenta un pericolo per la salute dei cittadini, a ristrutturarlo. – aggiunge l’avvocato Monti – E, qualora questo non accolga l’invito, anche chiedere l’intervento dei lavori e poi addebitare l’importo al proprietario. In alcuni casi, in via Garibaldi, è stato fatto”.
    Perché allora, nel caso del civico 63/65, forse quello più degradato, questo non è stato fatto? Il proprietario, Damerini, è la stessa persona in trattative col Comune per la nuova Questura.

    Stefano Rossini

    Scritte sulla facciata, immondizia e degrado
    S. Agostino “assediata”
    I residenti: occhio ai rifiuti e liberare dalle auto

    L’ultimo sfregio è frutto di scritte con vernice, vergate in maniera inequivocabile sui capitelli d’ingresso. Il resto parla di sacchetti di immondizia abbandonati al loro destino, cassette di legno per la frutta gettate in terra, bisogni a cielo aperto (che emanano pure un odore facilmente immaginabile) e veicoli parcheggiati in maniera scriteriata e in barba ai segnali stradali. Regole infrante e spesso accompagnate persino da grida e insulti nei confronti di chi chiede semplicemente più rispetto.
    No, non siamo ai Padulli o in via Clodia (con tutto il rispetto per i residenti di quelle zone) e neppure in una parte degradata ai margini della città. È l’immagine di via Sigismondo e via Cairoli, pieno centro storico, così come si presenta quotidianamente. Al centro delle azioni vandaliche c’è la chiesa di Sant’Agostino e il suo esterno. Già il primo impatto non è dei più felici. Più che l’angolo di uno dei più importanti monumenti riminesi, sembra l’ingresso di un Centro Ambiente. Come battezzare altrimenti una zona “abitata” da tre cassonetti per l’immondizia (due per l’indifferenziato, uno per la carta) e tre bidoni per il lascito di vetro? Possibile che Hera non possa trovare lungo la via una zona più franca per il pattume? E così i cassonetti fanno da indecorosi piantoni a Sant’Agostino, sede delle spoglie mortali del beato Alberto Marvelli e di capolavori del Trecento riminese. Molti residenti magari non sono a conoscenza del valore artistico delle opere di S. Agostino, ma esprimono lamentele e meraviglia per la situazione che si è creata. Brunelli del civico 45, ad esempio. Anche per il sostare dei giovani alla notte sul sagrato della chiesa, con tutto quello che ne consegue. “Dopo il bivacco notturno, i due ingressi in via Sigismondo e in via Cairoli, sono da ripulire ogni giorno” ammette il parroco don Dino Paesani. La parrocchia non ha mai inoltrato protesta formale per gli “attacchi” subìti, ma ciò non impedisce un’amara contestazione. “Le auto parcheggiano in sfregio ai divieti di sosta, non c’è rispetto neppure in occasione dei funerali” aggiunge don Dino. Non è la prima volta che una vettura in sosta dove non dovrebbe impedisce al carro funebre di far scendere la bara del defunto in chiesa senza dover affrontare una gimcana. “Ci capita di transennare l’area fin dal mattino, ma a volte non è sufficiente” conclude il don. Le telefonate al comando della Polizia Municipale non hanno sortito effetto, tant’è che in occasione del Corpus Domini 2009 un’auto è rimasta ad “osservare” la processione da mattina a sera. “Non vogliamo invocare le multe come soluzione e neppure pensare a paletti e catene” assicura don Dino, ma la situazione non è sostenibile. “La situazione è leggermente migliorata da sei mesi a questa parte con l’operaio di Hera che all’alba pulisce – ammette Pier, titolare del negozio Space – ma le fioriere abitualmente sono scambiate per pattumiere, e l’asfalto di marciapede e strada è solo un ricordo”. E una panchina, per regalare un po’ di sollievo ai turisti che osservano la chiesa? Con un po’ di controllo in più e una maggiore attenzione ad uno dei monumenti cittadini più importanti, l’assedio di Sant’Agostino sarebbe sbaragliato in fretta. “Vigili non se ne vedono, controlli notturni neppure – assicura Marco – Il risultato è sotto gli occhi di tutti”. Dalla sua edicola purtroppo la visuale è perfetta.

    Paolo Guiducci