Home Storia e Storie Iano Planco e “l’Anatomia cartacea”

Iano Planco e “l’Anatomia cartacea”

Nel 1741 il medico riminese Giovanni Bianchi (Iano Planco) ricoprì l’incarico di Lettore alla Notomia di Siena. A raccomandare Bianchi fu Tommaso Perelli che – da Pisa il 20 Aprile 1741- scrisse: “L’amicizia contratta fra noi quando in compagnia di Pier Antonio Micheli [botanico] fui vostro ospite costì in Rimini, e l’oppinione che giustamente l’ho sempre avuta del vostro merito mi muovono a scrivervi la presente coll’occasione che adesso intenderete”. Bianchi si era laureato a Bologna 22 anni prima. Una città scientificamente vivace, basti pensare che tra Bologna e Padova il metodo sperimentale della “filosofia naturale” galileiana nello studio della medicina, trovò ampio impulso scientifico con Malpighi, Valsalva, Beccari, Morgagni. Planco a Siena non perseguì la “reiterata esperienza” galileiana e neanche l’insegnamento morale dell’Università bolognese. I fondamenti di Marcello Malpighi per la morale e la modestia perseguiti in medicina sin dal secolo precedente, non ebbero sèguito nel suo operato.

Bianchi alle lezioni lesse, invece, il testo Tabulae Anatomicae di Adam Kulm, unico suo riferimento per le lezioni di anatomia. Inspiegabilmente Planco ignorò l’insegnamento di Malpighi “Ne’ moderni che hanno auto grido io osservo una morale singolare, stante che vedo le cose loro portate con grandissima modestia; e maneggiando materie controverse, le trattano con tanto decoro e rispetto … ciò si vede nell’opere di Galileo” (Risposta apologetica, 1689). Morale, modestia, decoro e rispetto non trovarono equilibrio equanime in Planco. Anche Ludovico Antonio Muratori in una lettera datata 12 novembre 1741 scrivendo all’Abate Giuseppe Pecci rese palese che considerava il Bianchi “un eccellente medico e filosofo”, ma pervenute le notizie da Siena, Muratori cambiò opinione di Bianchi e pochi mesi dopo (6 giugno 1742) nello riscrivere a Pecci affermava: “Quel solo c’hio non saprei approvare in lui, sarebbe s’egli troppo stimasse se stesso e troppo poco gli altri; perchè avrebbe fallito un gran punto”.

Un nuovo punto di vista,
dai documenti
Bianchi non lesinò irriverenza ed eccesso “perciochè niuno di questi giovani sanesi, benché molti d’essi la spacciano da letterati, e dai maestri si vuole addestrare nella notomia per non sporcarsi le mani, e quello che è peggio molti d’essi che hanno da essere medici invece di venire alla notomia pratica, e attiva che si fa sui corpi umani amano meglio d’andare a udire una seccaggine privata, e puramente cartacea piena d’errori, e mancante di tutte le più recenti scoperte, che loro spiega un certo dottor Pagliai, che per soprannome chiamano dottor correggia, perciocché in una solenne Accademia dé Fisiocritici che fecero per onorare certi signori forestieri e per far vedere il bel talento dé filosofi sanesi, e accioche gustassero del loro profondo sapere, egli fece un lungo discorso sopra le corregge e così nella medesima accademia quel pazzo di Valentini trattò dé sogni per cui venne a parlar molto delle polluzioni… ora dappoi che io sono venuto (a Siena) questa famosa Accademia de Fisiocritici dove si facevano così belli, e così propri discorsi, e dove si mostravano budelle di gallina per arteria e per vene del corpo comanco in una d’esse si discorreva come fossero veramente tali”.
Dalla “seccaggine privata, e puramente cartacea” di Planco deriva l’equivoco della “anatomia cartacea”. A Siena per regio decreto dal 1706 il Lettore di Anatomia teneva lezioni e dimostrazioni anatomiche pubbliche e private. Planco, per sua stessa ammissione in Ioannes Blanco seu Ianus Plancus, Auctore Anonjmo scrisse dei contrasti con gli studenti per la dettatura “Ma nel corso dei professori anatomisti di Siena, Planco praticò esercizi in modo che tutti i cospiratori contrari e le loro manifestazioni furono molto rare, o mai frequentarono le sue lezioni, gli adolescenti malvagi interessati a sentire lezioni da Planco, udite le dissuasive minacce, si volgevano a guarire, eppure alcuni di loro hanno osato apertamente offendere Planco. Ma Planco, sprezzante per i giovani dal cattivo comportamento e l’arroganza, seguitò la sua funzione per un periodo di sei o sette mesi assistendo al sezionamento di più di duecento cadaveri, sia lui e poi i suoi assistenti tagliavano in ospedale […] le discussioni pubbliche, in istituto, di questioni anatomiche con dissertazione letta ai suoi ascoltatori, partecipe al dibattito, Francesco Pasinus un patrizio di Rimini. Pagliaius [Pagliai] un professore di filosofia […] che veramente costa due oboli”. Alluse alla differenza dei due oboli con i 300 scudi a lui assegnati. Per la Reggenza, l’Università e la cittadinanza di Siena, Bianchi, superò il limite nel pubblicare in Ioannes Blanco seu Ianus Plancus delle parole irriverenti e oltraggiose. Impropria e di scarsa accortezza la successiva attribuzione della anatomia cartacea.

Adam Kulm e Iano Planco
Girolamo Carli in Intorno a varie toscane e latine operette (p. 215) scrisse che Planco, nelle sue lezioni, si limitò a tradurre l’opera Tavolae Anatomicae (1732) del Prof. Accademico delle Scienze di Berlino, Johann Adam Kulm, verbo ad verbum. Le ricerche storiche evidenzano forti dubbi per l’attribuzione di “eclettico scienziato… galileiano a metà… filosofo”, sulla superiorità d’ingegno per “l’insegnamento [all’Università di Siena] soprattutto sulla dissezione dei cadaveri, metodo che lo mise in polemica coi sostenitori di una anatomia teorica”. Le qualità attribuite in passato sono messe in dubbio dai documenti. Svolse funzioni di Lettore non Tagliatore, lui stesso scrisse che osservò il lavoro dei suoi assistenti, inoltre, nella trascrizione delle lezioni è assente qualsiasi riferimento alla pratica anatomica di scuola bolognese. Il confronto tra le trascrizioni delle Lezioni d’Anatomia di Planco con le Tabulae Anatomicae di Adam Kulm (prima edizione 1732), evidenzia vistose similitudini. Il richiamo storico agli autori anatomici stranieri e gli argomenti trattati sono gli stessi, con lo stesso ordine. Al confronto, però, Tabulae Anatomicae è un trattato di anatomia, Lezioni d’Anatomia è una trascrizione sommaria. Il confronto fatto sull’indice dei due testi sorprende per la perfetta rispondenza, per altro ammessa da Planco in un secondo tempo. Bianchi nell’insegnamento nel Teatro Anatomico dell’ospedale di S. Maria della Scala praticò la vituperata anatomia cartacea dettando a pochi studenti del suo corso il testo di Kulm, che Francesco Naldini trascriveva sotto dettatura di Bianchi.
Le Lezioni di Planco vanno inquadrate in un contesto dove il concetto di diritto d’autore non esisteva e la prassi diffusa prevedeva lezioni con la lettura di testi. Come già detto, Pagliai dettava le lezioni del suo maestro Flaminio Pinelli. Planco dettava Kulm che fu una fonte di ispirazione, purtroppo, a suo discapito. Nelle Lezionimanca l’aspettato riferimento scientifico alla scuola medico anatomica dell’Università bolognese. Manca il legame che lo collega a Morgagni di cui affermò di essere stato allievo; c’è solo il testo di Kulm, neanche completo, ma niente più.

Loreto Giovannone