Una cosa è certa, anzi due. I loro nomi non compariranno mai nei comunicati stampa, i loro volti non bucheranno gli schermi e le loro firme non appariranno mai nei credits. Ma senza la loro sana, umana passione la colomba non aprirebbe mai le ali. E non potrebbe spiccare il volo, per la 34ª edizione consecutiva, dal 18 al 24 agosto dai padiglioni di RiminiFiera.
Quelli del “pre Meeting”, nella classifica dei volontari che appaiono, scompaiono e fanno le cose per bene, sono al comando. Non ne vogliano gli altri tremila con la maglietta d’ordinanza, ma questi volontari che sono già sul treno o in auto per il ritorno a casa quando si accendono i riflettori sulla kermesse di Comunione e Liberazione e senza ricevere né un applauso né una pacca sulla spalla dal popolo della colomba, meritano almeno questo pubblico rinoscimento. “Al di là dell’aspetto mediatico e della riconoscenza che ci si può aspettare – assicura Sara, una volontaria universitaria – il Meeting è un’esperienza personale affascinante ed arricchente”. Sia che tu dipinga una parete o che avviti un bullone, ogni gesto è essenziale all’opera che Rimini accoglie e mette in piedi.
Ad allestire la “cittadella” Meeting anche quest’anno sono attesi centinaia di volontari, di cui la grandissima parte studenti universitari e il resto adulti che vivono le ferie alla Fiera di Rimini. La crisi incide in minima parte su questa appassionata ed appassionante forza lavoro. In totale i volontari che prima, durante e dopo la manifestazione faranno l’impresa supereranno le tremila unità.
Un esercito che non teme il confronto con i volontari delle feste Pd, in netta flessione. Questi del Meeting poi pagano per lavorare: un’assurdità. Ma dentro questo servizio, uomini, donne e ragazzi vivono un’esperienza unica. C’è chi dipinge impugnando il pennello come un fioretto e chi pianta il chiodo come se fosse il centro di gravità permanente della mostra su Chesterton. “L’importante è offrire il proprio contributo” è la realistica spiegazione di Franco Casalboni, l’ingegnere riminese che organizza il pre Meeting da una vita, in pratica da sempre.
I volontari del “pre” sono talmente volontari che non indossano neppure la maglietta d’ordinanza, quella con la colombina su sfondo colorato e il numero dell’edizione in volo. Però c’è un conto da pagare: qualcuno trova ospitalità da amici, da una famiglia accogliente, da qualche parrocchia aperta, il resto – cioè la gran parte – deve saldare da sé hotel, pranzo e cena. Il Meeting però non li lascia soli. “Facciamo di tutto per aiutarli a trovare le migliori condizioni, dall’alloggio alla ristorazione” assicura Donatella Magnani, da sette anni responsabile totale dei volontari. In media ciascuno “regala” cinque giorni di lavoro volontario. Il motore immobile che permette alla colomba di spiegare le ali.
Paolo Guiducci