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Gli anticorpi della solidarietà

In questo periodo di incertezza e di chiusure, Caritas Italiana ha pubblicato un Rapporto da un titolo incoraggiante: Gli anticorpi della Solidarietà. In una Italia dove molte attività si sono fermate o stanno nuovamente rallentando, la Caritas e la solidarietà hanno ingranato la marcia per offrire risposte ai più fragili e vulnerabili.

Oltre 62 mila volontari, di cui più di 5mila sotto i 34 anni, si sono adoperati in questi mesi per rendere possibili azioni di solidarietà e prossimità nei confronti di coloro che vivono ai margini o che si sono trovati improvvisamente poveri. Numerosissime le collaborazioni fiorite in questo 2020 così turbolento: amministrazioni locali, parrocchie, associazioni ed enti ecclesiali e non, Protezione Civile hanno creato una fitta rete di solidarietà che si è intessuta in un Italia sempre più colpita e fragile da un miserabile esserino chiamato Coronavirus.

Se consideriamo i dati della statistica pubblica lo scenario entro il quale ci muoviamo non è altrettanto incoraggiante come la solidarietà: il nostro Paese registra nel secondo trimestre del 2020 una marcata flessione del Pil, la più preoccupante dall’avvio delle serie storiche (-12,8%); l’occupazione subisce un duro scossone, registrando un calo di 841mila occupati rispetto al 2019.

Diminuisce, inoltre, il tasso di disoccupazione a favore di una vistosa impennata degli inattivi (in questo tempo, dunque, si smette di cercare un lavoro). L’Istat individua tra le categorie più vulnerabili: le famiglie del Mezzogiorno, le famiglie numerose con 5 o più componenti, le famiglie con figli minori, i nuclei di stranieri (tra loro l’incidenza è pari al 24,4% a fronte del 4,9% tra le famiglie di soli italiani) e le persone meno istruite. Inoltre i nuclei degli under 34 risultano come i più svantaggiati (l’incidenza della povertà nei nuclei 18-34 anni è pari all’8,9%, tra gli over 65 pari al 5,1%).

Ed è ancora molto alto il peso della povertà tra i minori (oltre 1,1 milioni bambini e ragazzi in stato di povertà). C’è poi il nodo lavoro: a pagare il prezzo più alto sono le persone in cerca di un’occupazione (19,7%); ma anche tra chi un lavoro lo possiede, seppur sottopagato o a bassa intensità: tra le famiglie di operai in particolare l’incidenza della povertà si attesta al 10,2%.

I dati Istat confermano poi la criticità delle persone che non possono permettersi una casa di proprietà; infatti le oltre 726mila famiglie povere in affitto rappresentano il 43,4% di tutte le povere, a fronte di una quota di famiglie in affitto del 18,4% sul totale delle famiglie residenti.

I dati raccolti da Caritas Italiana mostrano un incremento del 12,7% del numero di persone seguite nel 2020 rispetto allo scorso anno. I Centri di Ascolto testimoniano un incremento della povertà rispetto ai tempi pre-Covid. Un incremento che è sicuramente sottostimato se si pensa alle difficoltà sperimentate in questo tempo nella registrazione e/o aggiornamento delle schede.

Inoltre, dopo diversi anni nei quali i nostri studi documentavano una povertà sempre più cronica, multidimensionale, legata a vissuti complessi che richiedevano percorsi di accompagnamento molto lunghi, i dati di oggi fotografano una situazione nella quale i “nuovi poveri” rappresentano quasi la metà degli assistiti.

Rispetto ai profili socio-anagrafici, i dati dei CdA testimoniano un incremento dell’incidenza delle donne, più fragili e svantaggiate sul piano occupazionale e spesso portavoci dei bisogni dell’intero nucleo familiare. Aumenta in modo molto evidente il peso degli italiani; cresce l’incidenza dei giovani tra i 18 e i 34 anni, molto deboli sul “fronte lavoro”.

Si registra poi un innalzamento della quota di coniugati, delle famiglie con figli e delle famiglie con minori. Diminuisce la percentuale di persone senza dimora, di stranieri (anche in seguito alla diminuzione degli ingressi) e delle persone sole.

Il rapporto di Caritas Italiana termina con alcune ipotesi sulla povertà che ci aspetta. ll primo punto riguarda il reddito di cittadinanza che protegge chi è incluso, ma gli esclusi vedranno peggiorare la loro situazione in un contesto in cui le possibilità di ripresa economica hanno prospettive lunghe.

Anche i lavoratori autonomi sono a rischio, in caso di perdita di lavoro, considerata l’assenza di un regime di tutela stabili in loro favore.

Caritas italiana evidenzia poi come le oscillazioni “dentro-fuori” la condizione di povertà per coloro che si collocano a ridosso della soglia di povertà stessa tendano a portare dentro, cioè diventerà sempre più difficile uscire da una condizione di povertà, anche le persone, quelle che in passato erano riusciti a superare tante difficoltà.

Pesante, infine, il doppio colpo inferto ai minori: caratterizzato dalle difficoltà del presente (minori in famiglie povere e intermittenza dei percorsi di istruzione) e da un futuro pregiudicato (difficoltà di uscire dalla condizione di povertà attraverso il superamento della povertà familiare e l’incertezza di percorsi di istruzione, solidi, stabili e duraturi).