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Gli anni ruggenti della riviera

Uno zibaldone di pensieri, quasi un diario personale che raccoglie ricordi d’infanzia, esperienze giovanili, ritratti di personaggi incrociati lungo le vie della vita. Sottotraccia, mai dichiarato ma intuitivo, il grande amore per la Riviera romagnola e per i suoi abitanti: geniali e fantasiosi, pragmatici e lunatici, sanguigni e generosi, eccentrici e sregolati. È un po’ il senso di questa ultima fatica letteraria di Romano Bedetti. Seguito ideale di Riminesi per bene, il lettore troverà in questo libro un Bedetti più nascosto, a tratti più narrativo nello scandagliare la memoria, dalla quale riaffiorano i ricordi del dopoguerra come la ’Mille Miglia’ del 1947 quando i “punti importanti della corsa erano tre; sotto la tettoia di Terenzi, dove c’è ora la Coop, la terrazza della Chiesa del Borgo che dava su via Tiberio e da Sartini che, per tutta la notte, faceva la radiocronaca dei passaggi” o le mille avventurose imprese dei “ragazzi del campo di Cirulin”. Coi turni di guardia a difesa della grande fogheraccia di San Giuseppe e le gare di ping pong e boccette nella parrocchia della Madonna della Scala.

L’enfasi sui locali
Con qualche concessione all’enfasi, Bedetti poi ripercorre attraverso la storia dei locali che hanno reso famosa la Riviera in Italia e non solo, gli anni del boom economico e degli alberghi cresciuti a sudore e cambiali. “Rimini era una grande insegna – sottolinea Ivo Del Bianco, inventore dello «spettacolo della notte» insieme a Bepi Savioli – Paradiso, Grand Hotel, Cinema, Vitelloni. E poi un’insegna luminosa che si vedeva come quella di Hollywood ma con su scritto «Paradiso Club», un locale che ti faceva sentire diverso ed esclusivo. Ma tutta questa folla di vip, di giovani, di turismo come si spiegava allora? Furono illusioni? Fu un mondo effimero?”

Nasce la tv locale
Gli anni settanta a Rimini hanno portato la Babelis Tv, dalle iniziali dei fondatori (Bagnolini, Bedetti, Liuzzi e Soci). Unendo due grandi passioni: lo sport e il cinema (l’originale compagnia si era formata nelle serate dell’allora vivace cinefotoclub Rimini) catalizzarono in breve l’interesse prima della città e poi dei media nazionali.
Seconda Tv libera a livello nazionale, dopo Telebiella, fu la prima a registrare e far vedere le partite della Rimini Calcio. Era la stagione dello Spadoni supercannoniere e lo stadio si riempiva in ogni suo gradino. E poi arrivò a Rimini pure il mago Helenio Herrera e Rimini visse un secondo Rinascimento, dopo quello dei Malatesta.

Niente nostalgia canaglia
Nascosto, ricompare il fantasma di Federico Fellini. Nei ricordi dell’eterno amico Titta Benzi che rivela particolari inediti: “Federico ha dormito in stazione, perché la madre aveva fatto divieto ai parenti a Roma di accogliere in casa loro un tale Federico, perché lui doveva ritornare a Rimini a fare l’avvocato con il suo amico Titta Benzi”. Fortunatamente, abbiamo avuto un avvocato in meno ed un grande regista in più.
Ma l’autore, mi pare, con questo lavoro, non vuole rientrare nel catalogo “nostalgia”.
Né nostalgico è Elio Tosi, splendido ottantenne già padre dell’Embassy, luogo di incubazione di mille amori, reso mitico dal grande Fred Buscaglione. “Rimini è una città dove si vive bene ed è a misura d’uomo – afferma Tosi – la nostra Fiera è la più bella che ci sia in Europa. L’aeroporto internazionale. Potremmo avere, con la nostra pista lunga 4 chilometri, il Rimini-San Marino-New York diretto. E poi il Palazzo dei Congressi. Rimini lavorerà per dodici mesi. E ancora il Castello di Sigismondo Malatesta rivivrà la grande stagione con una mostra fantastica a livello mondiale e Eutyches sarà il più famoso chirurgo al mondo. Insomma una città da leccarsi le dita come si fa con il cioccolato.” E non sarà un caso se tutti i dipendenti statali spediti a lavorare a Rimini, restano anche dopo essere andati in pensione. Evidentemente tanto male poi non si sta! E poi Rimini è magica. Come magico è il suo porto. Lo ricorda anche l’avvocato Giuliano Bonizzato, amico da una vita di Bedetti che definisce “il porto, un simbolo, un punto di riferimento, un luogi dell’anima” rispetto al quale i “riminesi sono attratti come da una calamita nei momenti più tragici ma anche più gioiosi della vita.”
Non nostalgia dunque, ma consapevolezza dell’importanza delle proprie radici e della propria storia. Perché solo con radici solide e profonde si possono avere rami alti e robusti, capaci di toccare il cielo.

Giorgio Tonelli