Il 2025 è l’anno del Giubileo della Speranza. Speranza di cui c’è un grande bisogno, anche per quanto riguarda le nuove generazioni, spesso sperdute e senza fiducia nei confronti del futuro.
Ma cosa sanno realmente i giovani del Giubileo? Qual è il loro approccio e la loro opinione in merito? Le riflessioni di alcuni giovani riminesi
È appena cominciato il Giubileo 2025 e Roma è già pronta ad accogliere milioni di pellegrini da tutto il mondo. Strade brulicanti di fedeli, chiese aperte a ogni ora, ma non solo. Anche tanti eventi culturali e un’atmosfera carica di attesa. Si tratta di un’occasione per immergersi in un clima di preghiera, incontro e riflessione. Con il nome Pellegrini di Speranza, quest’anno giubilare non è solo rappresentazione di un’antica tradizione religiosa, ma anche una chance per riscoprire il valore della comunità e della spiritualità in un mondo sempre più frenetico. Che tu sia un credente, un appassionato di storia o semplicemente curioso di vivere un’esperienza unica, questo evento ha qualcosa da offrire a tutti. Prepariamoci a scoprire il significato, la storia e gli aneddoti dietro un appuntamento che da secoli segna la vita della Chiesa e della città di Roma.
Anzitutto, di cosa stiamo parlando?
Il termine ‘Giubileo’ deriva dal lalino ‘iubilaeum’, che a sua volta proviene dall’ebraico ‘yovel’, che significa ‘anno del giubilo’ o ‘anno di liberazione’. Nell’Antico Testamento, il Giubileo era un anno speciale che si celebrava ogni mezzo secolo, durante il quale venivano annullati i debiti, restituiti i terreni ai loro proprietari originali e liberati gli schiavi. Nella tradizione cristiana, il Giubileo è un anno di perdono e di riconciliazione, in cui i fedeli sono invitati a compiere atti di penitenza, partecipare ai sacramenti, fare pellegrinaggi e ricevere l’indulgenza plenaria (una remissione totale delle pene temporali per i peccati già perdonati). Attualmente il Giubileo ordinario viene celebrato ogni 25 anni, ma il Papa può proclamare anche Giubilei straordinari, come è avvenuto in vari anni recenti, come nel 2015/2016 (Giubileo della Misericordia).
Qualche curiosità
La sua istituzione risale al 1300, quando Papa Bonifacio VII lo proclamò per la prima volta. All’epoca nessuno si aspettava un’affluenza così massiccia! Si racconta infatti che il Ponte Sant’Angelo fosse così affollato che diverse persone finirono dritte nel Tevere! Un altro Giubileo rilevante è stato quello del 1525, il cosiddetto ‘Giubileo del Sacco di Roma’: Papa Clemente VII indisse un Giubileo grandioso, ma solo due anni più tardi Roma fu brutalmente saccheggiata dalle truppe imperiali di Carlo V. Questo evento, noto come ‘Sacco di Roma’, fu uno dei momenti più drammatici della storia della città: la Basilica di San Pietro venne profanata, molti cardinali furono imprigionati e il Papa stesso dovette rifugiarsi a Castel Sant’Angelo. Nel 1800, invece, Roma si trovava sotto l’occupazione francese e Papa Pio VII non poté proclamare il Giubileo. Fu un periodo complesso: Napoleone aveva catturato il precedente Papa, Pio VI, che morì in prigionia in Francia. La celebrazione fu dunque rinviata, dimostrando come la storia politica spesso interferisse con le celebrazioni religiose.
Un aneddoto più recente riguarda l’attuale Papa Francesco, che nel 2016 proclamò un Giubileo Straordinario della Misericordia. Per la prima volta nella storia, una Porta Santa venne aperta fuori la città eterna: fu inaugurata nella cattedrale Notre-Dame di Bangui, nella Repubblica Centraficana, come simbolo di speranza in una nazione segnata da conflitti.
Cosa ne pensano i giovani?
I ragazzi di oggi percepiscono nell’aria quest’aria celebrativa e importante? Ne sono incuriositi oppure no? Ne abbiamo parlato con degli adolescenti e giovani riminesi. “Difficile non averne sentito parlare, – ironizza Nicholas, 19 anni – in tv è da oltre un mese che lo citano. Inoltre, mia nonna, una fedele devota, me lo ha raccontato. In sostanza è una sorta di ‘reset’ spirituale, un’occasione per chi ci crede di concentrarsi sul migliorarsi e ottenere il perdono per quello che ha fatto. Penso sia, a livello concettuale, un bel monito. Ma se dovessi dare la mia opinione personale… beh, non percepisco alcuna aria di cambiamento. Non è necessario aspettare l’anno giubilare per poter migliorare se stessi. Se lo si desidera davvero, lo si fa a prescindere. Rispetto naturalmente tutti i pellegrini che sono partiti o partiranno alla volta della città eterna. Ma io non ci vedo nulla di così speciale”.
Di un parere simile e forse anche più inquisitorio è Alice, 25 anni. “Il Giubileo dovrebbe essere un momento di raccoglimento e fede. In realtà cos’è? La verità, secondo me, è che diventa un’enorme macchina commerciale. È sufficiente dare uno sguardo ai pellegrinaggi: alberghi pieni, prezzi alle stelle, negozi di souvenir che vendono oggetti ‘religiosi’ più per business che per vera devozione. Senza contare che, mentre si investono enormi risorse per organizzare questo evento, ci sono problemi sociali che restano irrisolti. Certo, il messaggio del Giubileo è positivo e porta con sé un patrimonio considerevole di storia, ma il rischio è che tutto si riduca ad una grande festa che lascia ben poco spazio alla vera riflessione”.
Silvia, 23 anni, invece cambia registro: “È molto più che un mero evento religioso: è un’esperienza che unisce milioni di persone in un viaggio di fede, speranza e cultura. Il fatto che persone di lingue, storie ed esperienze diverse possano ritrovarsi insieme per un obiettivo comune è qualcosa di straordinario. Si possono riscoprire valori come quello della comunità e del dialogo. Oltre a questo, Roma offre anche ben altro: incontri, eventi e scambi di idee. E anche per chi non è particolarmente religioso, il Giubileo resta un’esperienza da vivere almeno una volta nella vita. È una celebrazione che parla di speranza e di unioni: oggi più che mai abbiamo bisogno di messaggi del genere”.