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Giovani al voto…

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A pochi giorni dal voto c’è un dato che più di altri dovrebbe attirare le attenzioni dei media e dei politici. Parlo della previsione che riguarda i giovani al primo voto: circa il 50% di loro non si recherà alle urne. Nonostante i leader politici non ne parlino, e i media si limitino a darci questi dati come se fosse la normalità, abbiamo deciso di sentire cosa ne pensano loro, i giovani riminesi, delle elezioni, della politica e dell’atteggiamento degli “adulti” nei loro riguardi. Abbiamo intervistato tre ragazze, che studiano al Liceo Classico, Giulio Cesare Valgimigli di Rimini, una chiacchierata informale davanti a un caffè, dove oltre a rispondere alle domande si sono confrontate tra di loro, permettendo quindi uno sguardo più approfondito sul loro mondo.

Cosa pensi della politica?
La prima domanda che poniamo loro è “Cosa pensi della politica?”. Una domanda che può sembrare inutile ma che sorprende per le risposte date. “Le persone la descrivono come qualcosa di cattivo e sinistro, ma è sicuramente qualcosa di più. – la prima a parlare è Aurora, la più intraprendente delle tre – Fa parte della vita di tutti i giorni, è una nostra responsabilità”.
Risposte che ai più possono sembrare fin troppo mature, rispetto al quadro dato dai grandi media ma che non finiscono di stupire. Sempre Aurora confessa: “Ho cominciato ad interessarmi adesso perché sento questi 18 anni come una grande responsabilità, dobbiamo fare la nostra parte, prima forse ero un po’ più pigra”.
Nonostante questa ammissione, non teme di rispondere alla mia domanda:“Per il Referendum del 2016, anche se non eravate chiamate al voto…vi siete informate?”. Aurora non si nasconde dietro a un dito: “Non mi ero troppo informata, alcune cose non le capivo, ma sono andata ad alcuni incontri che spiegavano la riforma”, detto da una ragazza che all’epoca aveva 16/ 17 anni, ci dice che non è vero che i giovani sono disinteressati a prescindere.

Perché i vostri coetanei non vanno a votare?
È su questa domanda: “Perché i vostri coetanei non vanno a votare”  che si scioglie il ghiaccio e tutte le intervistate si lanciano in una risposta… infatti è un interrogativo a cui tutti vorremo una risposta.
Diverse le motivazioni: alcune citano la confusione elettorale, altre la mancanza di ideali e infine l’assenza totale di contenuti.
Due risposte penso, però, sia interessante approfondire.
La prima che colpisce per profondità è un’accusa ai genitori. A parlare questa volta è Rosa, oramai giunta all’ultimo sorso di caffè: “Molti dei genitori disertano le urne. Come può un ragazzo capire l’importanza del voto visto che poi anche a scuola c’è un disinteresse totale?”. Parole forti che vanno al punto del problema. Infatti, le studentesse ammettono che a casa fanno fatica a parlare di politica con la famiglia, un po’ perché i genitori tendono a non influenzare le decisioni delle figlie, un po’ perché scelgono, secondo le ragazze, un’approccio sbagliato.
“Alla fine parlano male di tutti, ma non vengono fatte critiche costruttive”, confessa Laura, che in linea con le sue colleghe conferma su tutta la linea.

La critica alla scuola
La cosa dovrebbe farci riflettere. Infatti quando ci chiediamo perché i giovani non votano, dovremmo interrogarci su cosa abbiamo fatto per creare una situazione del genere.
È la scuola comunque ad essere la più criticata dalle ragazze che vorrebbero vedere i politici un po’ più interessati. Tutte e tre ammettono di non sopportare il politically-correct perché non permette un confronto serio e ragionato su questioni che invece riguardano tutti, anche degli studenti appena maggiorenni.
Su questo punto poi le giovani studentesse, hanno iniziato una lunga critica sulla scuola. Molti dei loro coetanei pensano che questa istituzione non faccia abbastanza per far capire la politica e gli scenari ad essi collegati, nonostante ciò, tutte loro dicono di capire le esigenze dei politici di parlare di lavoro e immigrazione.
Vorrebbero, inoltre, vedere l’istruzione inserita in questi grandi programmi. Rosa è lapidaria: <+cors>“I professori non ci parlano mai di politica, ma una volta che si avvicinano le elezioni ci dicono di votare ponderando bene la scelta…ma come facciamo se nessuna ci aiuta?”. Aurora poi rincara la dose “Il problema è che i politici e la società parlano di scuola mettendo al centro solo gli insegnanti, ma ci siamo anche noi studenti!”.
In effeti se la famiglia non parla di politica e la scuola non forma i ragazzi, come potranno mai imparare a informarsi adeguatamente?

Confusione e non voto…
Le giovani studentesse affermano poi, che il problema maggiore che hanno i loro coetanei che stanno decidendo di non votare, è la confusione e l’eccessiva responsabilità. “Gli adulti dicono che tutti i politici sono pessime persone, molti dei nostri amici hanno paura che il loro voto possa avere cattive conseguenze”. La confusione sta, appunto, nella mancata presa di posizione dei vari politici, genitori, insegnanti. Insomma il politically-correct entrato in voga negli anni ’90 ha prodotto frustrazione fra i giovani studenti che invece vorrebbero confronti costruttivi. “Penso che sia fondamentale ascoltare le opinioni, d’altronde le opinioni diverse sono importantissime per comprendere meglio il panorama politico”. Alla mia domanda riguardo la possibilità che educazione civica (materia bisfrattata e cancellata dal ministero dell’istruzione) rientri nelle scuole, tutte e tre all’unisono hanno risposto: “Magari, sarebbe molto utile per capire”. Il problema, mi confessano le studentesse, è che oltre a non parlarne a scuola e a casa, manca anche il confronto tra coetanei. “Molti di loro non sanno neanche i nomi dei partiti, è impossibile instaurare una conversazione”.

Il disegno che viene fuori da quest’intervista è molto diverso da quello raccontatoci in televisione. I giovani non sono distaccati dalla società, è la società che si è dimenticata di loro. A partire dai genitori, stanchi di anni di lotte politiche che non hanno prodotto risultati, passando per la scuola, il fulcro delle coscienze future e presenti, arrivando agli amici, confusi e preoccupati di una responsabilità che nessuno gli ha insegnato a gestire. Ovviamente il nostro è un piccolo particolare di un dipinto più ampio: esistono i giovani disinteressati e distaccati dalla società, ma bisognerebbe chiedersi come li abbiamo educati. Parlando e discutendo con queste giovani ragazze che si stanno avvicinando al loro primo vero gesto dell’essere adulti, mi rendo conto che hanno bene in mente cosa non funzioni nella società e, nel loro piccolo, hanno ben chiari alcuni problemi della scuola.
“L’alternanza scuola lavoro dovrebbe essere abolita!”, sentenzia Rosa. “Io penso dovrebbe essere riformulata, alcune cose sono positive, altre molto molto meno” rispondono invece in coro Aurora e Laura. E questo era solo uno degli esempi che le ragazze hanno messo sul tavolo. A chi critica i giovani, le loro passioni e i loro sogni, consiglio di andare a farci una chiacchierata, capirete che sono proprio loro a percepire per primi i cambiamenti del nostro mondo e per questo il loro voto non solo è importante…ma fondamentale.

Andrea Filippi