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Gioiosi, gratuiti, radicali, fraterni

Raccontare la GMG di Madrid in quattromila battute è come mettere il mare in una buca. E poi mi piacerebbe che lo facessero i ragazzi che vi hanno partecipato. Io che ho vissuto le ultime quattro non riesco a fare confronti. La grande spianata di Cuatro Vientos era simile a quella di Tor Vergata con i suoi due milioni di pellegrini. Il temporale di vento e pioggia della notte della Veglia, certo molto più breve, ci ha ricordato quello che ci aveva accompagnato tutta la notte di Toronto. Allora fu l’inizio della messa e le parole di Giovanni Paolo II che ne segnarono la fine, questa volta le danze e i canti dei giovani, con papa Benedetto ammirato da tanta vitalità francescana. Ma Madrid è stata molto diversa, soprattutto per le condizioni davvero difficili che hanno segnato il pellegrinaggio di questi giovani (caldo, resse insopportabili ed anche paurose, lunghi trasferimenti, programma tanto intenso senza nessuna “siesta“, fino alla pioggia beffarda nell’unica notte in cui tutti dormivano all’aperto). Eppure, e lo testimoniano le interviste in pagina, il risultato è stato eccezionale.
Una marea di gente, sciami di ragazzi dai mille colori e bandiere, chiassosi, ma educati hanno invaso una Madrid ancora vuota dei suoi abitanti per il ferragosto appena passato. Gli italiani sono la maggioranza, oltre 90mila, ma tanti sono gli usa, i brasiliani, i messicani, gli argentini, i canadesi, gli australiani. Per l’Europa a parte spagnoli e italiani, i gruppi più numerosi sono tedeschi, polacchi e portoghesi, ma ci sono anche russi (2.500). L’Africa è ben rappresentata. Nigeriani, congolesi, sudafricani sono i gruppi più numerosi. Ognuno ha le sue bandiere, i colori della nazione, ma presto lo scambio di ogni simbolo (una bandiera australiana per un cappello italiano) cancellerà ogni nazionalismo nell’unico popolo della Gmg, con gli spagnoli che gridano ”Italiano batti le mani” e gli italiani che salutano con un ”hola”.
In questa marea c’è anche un bel gruppo di riminesi: 150 sono con la Pastorale giovanile diocesana, una cinquantina con la comunità papa Giovanni XXIII, altrettanti con i Neocatecumeni, una quarantina (maturati ed universitari) con Comunione e Liberazione. Madrid vive una relativa pace al mattino, quando la gran parte è impegnata negli oltre 500 gruppi di catechesi e nella Messa. Per i riminesi i catechisti sono di prestigio e molto bravi: mons. Rino Fisichella, mons. Bruno Forte e mons. Francesco Lambiasi.
Il gruppo della Pastorale Giovanile è accampato (difficile dire meglio) in una grande palestra a Collado Mediano, a 50 Km dal centro Madrid (un’ora di treno). Con loro il grande gruppo di Cesena ed altri ancora. 500 persone coi sacchi a pelo a terra e zaini e valigie nello stanzone accanto, perché lì non c’è posto. 8 bagni, 20 docce. Eppure di fronte ad un disagio così evidente i ragazzi non si lamentano e si organizzano, tanto da rendere la convivenza accettabile.
A Madrid d’estate è sempre caldo, ma in questi giorni lo è particolamente in tutt’Europa. L’organizzazione invita continuamente a bere in abbondanza, anche se poi ci lascerà tutti al sole torrido per alcune ore nell’entrata a Cuatro Vientos, che a causa dei controlli di Polizia e dei pochi ingressi si trasformerà in una sorta di bolgia infernale facendo precipitare, fra i pellegrini, il gradimento degli organizzatori al livello di quello dei tedeschi di Colonia, che volevano infilare un milione di persone, una ad una, negli autobus da loro predisposti per il ritorno, sfidando l’evangelico detto del cammello nella cruna di un ago.
Ma poi arriva il Papa (vedi anche <+nero>pagina 13<+testo_band>) e per tutti è gran festa. Benedetto non è Giovanni Paolo II, ma è pur vero che questa non è più la generazione di Tor Vergata. Molti sono giovanissimi, la gran parte fra i 18 e 25 anni. Giovanni Paolo con la sua personalità aveva attirato i giovani, Benedetto non ha voluto perdere il patrimonio che gli era stato consegnato, ma lo ha indirizzato verso la catechesi e l’approfondimento dell’esperienza. Questi giovani paiono avere forte la coscienza del compito loro affidato dal Papa di essere testimoni, nuovi evangelizzatori fra gli amici e i coetanei. Madrid forse segna l’inizio di una Gmg più personale ed interiore di quelle che l’hanno preceduta. I frutti confermeranno se ciò è vero.
Giovanni Tonelli