Home Vita della chiesa Già nell’800 era copatrono di San Lorenzo in Correggiano

Già nell’800 era copatrono di San Lorenzo in Correggiano

Venerdì 8 maggio la Diocesi festeggia per la prima volta santo Amato Ronconi. Un’occasione per tante comunità di riscoprire i legami con questa bella e originale figura, capace di parlare alla nostra fede più di quel che si potrebbe supporre, pensando ad un personaggio del medioevo.
È così capitato alla comunità di San Lorenzo in Correggiano di… riscoprire che nell’800 il Beato Amato era copatrono della parrocchia. La vicinanza al santo è data da un fatto prodigioso lì accaduto che sarebbe avvenuto mentre lui percorreva la strada che doveva riportarlo da Rimini a Saludecio (vedi scheda storica a fianco). Per celebrare la festa la comunità ha murato nella facciata della chiesa copia di un bassorilievo raffigurante il santo pellegrino. L’immagine sarà benedetta dopo una processione in programma venerdì 8 maggio alle ore 20,30 dalla celletta che ricorda il fatto prodigioso alla chiesa di San Lorenzo. Abbiamo chiesto al prof. Pasini di presentare questa targa bronzea.

Il bassorilievo raffigurante sant’Amato, ora posto sulla chiesa di San Lorenzo in Correggiano, è una replica esatta, tratta da un calco, della targa bronzea già esistente sul muro dell’Ospizio del santo a Saludecio (ora casa protetta), costruito sui resti della casa del santo stesso, in cui egli ospitava e soccorreva i pellegrini. Ora è stata sostituita da una targa identica a quella, perché l’originale è stato messo al sicuro nel “Museo di Saludecio e del Beato Amato” attiguo alla chiesa parrocchiale.

Raffigura il beato Amato, ora santo, in piedi e con l’aureola, in atto di camminare; ha una veste lunga come un saio, stretta in vita dal cordone dei francescani, una mantellina ornata dalle conchiglie tipiche dei pellegrini che avevano fatto il viaggio fino a Compostela e un lungo bastone che serviva per sostenere il cammino e per allontanare le bestie moleste. Si tratta di una figura ideale, alta e slanciata, colta nella sua prima maturità, su uno sfondo d’alberi fra i quali si intravvede una costruzione, forse una allusione al suo ospizio.
Ma la raffigurazione non si limita a presentare il personaggio; ci racconta anche uno dei suoi miracoli più famosi. Infatti i piedi del santo poggiano su una stoffa che è al centro di un fiume. Il fatto è questo: al ritorno a Saludecio da un pellegrinaggio, mentre a piedi attraversava il greto sassoso del Conca (a quei tempi non esisteva ancora un ponte), il fiume si gonfiò per una delle sue frequenti e violentissime piene. Il santo formulò una preghiera e stese sull’acqua il suo mantello, che lo portò in salvo sull’altra sponda, fra lo stupore dei presenti che già lo vedevano travolto dalla piena.

Per quanto riguarda l’iconografia della targa, essa si rifà ad un piccolo bassorilievo d’argento che si trova sulla bellissima copertina di un messale, ora esposto nel Museo di Saludecio; è opera di un bravo e celebre orafo romano, Agostino Corandelli, che la eseguì nel 1781 su commissione di un priore della compagnia del beato Amato (Filippo Albini). Può darsi che questa raffigurazione derivi a sua volta da un’illustrazione più antica che non conosciamo; purtroppo l’iconografia di sant’Amato è scarsa e non molto antica.
Infine per quanto riguarda l’autore della targa bronzea (l’originale, va precisato, non è né firmato né datato), in base ai dati dello stile la si può attribuire con sufficiente sicurezza allo scultore riminese Enrico Panzini (1876-1944), autore del grande monumento ai Caduti di Saludecio in pietra e bronzo, inaugurato nel 1924. Probabilmente, trovandosi a Saludecio, lo scultore venne a conoscenza delle vicende del beato e della grande devozione che il paese nutriva per lui, e volle rendergli omaggio con questo piacevole bassorilievo.

Pier Giorgio Pasini