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Gesù insolito, umano, vincente

ANTEPRIMA RIMINESE Al Cinema Tiberio molta attesa e tanto pubblico per The Chosen alla proiezione speciale della quinta stagione dedicata all’Ultima Cena

Franco Zeffirelli non c’entra, e nemmeno Mel Gibson. The Chosen, la serie americana che ha rivoluzionato la narrazione su Gesù, continua a camminare per una strada tutta sua, anche nella versione cinematografica.

L’Ultima Cena, anteprima della quinta stagione con due episodi da un’ora ciascuno, è arrivata al cinema durante la Settimana Santa. Un lancio strategico e audace, che ha riunito in sala fedelissimi e curiosi, tra emozioni forti, riflessioni teologiche e qualche perplessità.

In platea al cinema Tiberio si incontra un pubblico composito, ma attento. Fan della prima ora come Antonietta, che racconta con entusiasmo: “ Non mi sono persa una puntata. La cosa che mi piace di più è che Gesù è molto umano. Prima di fare un miracolo, si vede sempre che si commuove per quella persona. È questo che mi tocca nel profondo”.

Accanto a lei, spettatori che hanno scoperto la serie solo ora. Romina, ad esempio, fa parte della parrocchia di San Giuliano: “ Ho saputo della proiezione grazie al consiglio pastorale. Avevo visto anche un servizio al Tg1. Non conoscevo la serie, ma mi ha colpita subito. Mi è sembrato un bel modo per iniziare la Settimana Santa”.

Molti apprezzano l’approccio umano e realistico alla figura di Cristo.

Simone, seduto quasi in prima fila con la moglie e alcuni amici, lo dice chiaramente: “ È emozionante, coinvolgente, avvincente. Certo, qualche licenza poetica c’è, ma non guasta. Quello che mi ha colpito di più sono gli sguardi: parlano più delle parole. Ho trovato il film davvero ben fatto”.  Mi piace molto come Lui sta con i suoi amici,” continua Simone, “ gli aspetti comunitari, il clima familiare. La normalità che traspare. Anche se, lo ammetto, alcune scene sembrano un po’ da vecchio western…”.

Il “respiro americano” è un tratto evidente anche per Giovanna, spettatrice attenta: “ È un’operazione commerciale American style. Ti mostrano due episodi al cinema, ti appassioni e poi scarichi l’app… funziona. Ma devo dire che i dialoghi hanno una bella intensità. Ti mettono di fronte alla domanda vera: dove stai tu, di fronte a quell’uomo?”.

Secondo lei, l’immagine di Gesù è potente: “ Iconograficamente è perfetto: volto ebraico molto espressivo. Esprime con una drammaticità intensa la sua umanità davanti al Padre, e il suo amore per gli uomini. Bellissimi anche i tipi umani che incontra a Gerusalemme: entusiasti, scettici, ostili perché travolti dal potere. Erode? Magnifico. In fondo, siamo tutti noi”.

Qualche dubbio emerge, invece, sulla libertà narrativa della serie.

Antonietta si interroga: “ Non ho ancora capito perché hanno romanzato le storie di alcuni personaggi. Penso a Pietro, lo Zelota, Tommaso… forse lo sveleranno con il tempo. Comunque sono molto curiosa”.

Alessandro, che conosce la serie ma non la segue con costanza, si dice colpito soprattutto dal volto scelto per Gesù: “ Jonathan Roumie è perfetto, molto espressivo, moderno ma credibile. Certo, è un Gesù molto americano, ma anche molto umano. Mi è piaciuta moltissimo la scena in cui manda via i mercanti dal tempio: è vera, intensa, per nulla agiografica. Secondo me deve essere andata più o meno così”.

Apprezzata anche la rappresentazione dell’Ultima Cena: “ La scena è costruita con cura. Ci sono riferimenti iconografici, forse inevitabili, ma non invadenti. E poi mi piace come sono trattati certi personaggi: Giuda, ad esempio, viene guardato con grande attenzione. I dialoghi, anche se inventati, ti fanno entrare in quell’epoca. Ti fanno riflettere. Certo, ogni tanto spunta qualcosa di anacronistico… come lo zainetto di Gesù!”.

C’è chi ha trovato coraggiosa – forse troppo – la scelta di portare in sala solo i primi due episodi.

Michele, seminarista trentacinquenne, commenta: “ Mandarli al cinema in questo periodo così carico di simboli è stato rischioso. Il paragone con la cinematografi a classica sul tema è inevitabile. Forse non è stato il contesto ideale per far conoscere la serie a chi non l’ha mai vista. Personalmente, voglio guardare l’intera stagione prima di giudicare. Ma queste prime due puntate… mi sono sembrate introdotte male”.

In sala anche un gruppetto della parrocchia di Viserba. Commentano soddisfatti: “ Abbiamo molto apprezzato lo sguardo politico. Fa capire i giochi di potere in cui Gesù si è trovato coinvolto. E poi le parole tratte dal Vangelo di Giovanni, i dialoghi dell’Ultima Cena… commoventi. Si capisce quanto sia stato difficile, per i discepoli, sedere a quella tavola. Ma forse, prima di vedere il film, sarebbe bene rileggersi la storia nel testo evangelico”.

Anche don Paolo Donati, parroco di San Giuliano, offre il suo sguardo. “ Traspare una conoscenza biblica appropriata. Viene sottolineata con originalità l’umanità di Gesù. È vero, il racconto è diluito, ma questo fa parte dello stile delle serie. Mi sembra buona l’aderenza al Vangelo e apprezzo la figura di Gesù, così come viene proposta oggi. Forse non tutto rispecchia la nostra sensibilità più sacramentale ed ecclesiale, ma dopo duemila anni… mi sembra plausibile”.

E mentre la maggior parte del pubblico, esperta o meno, esce soddisfatta, c’è anche chi resta un po’ spiazzato. Come Maria, sessant’anni, che chiede al bigliettaio: “Ma questa è una storia vera?”.