Fuga di massa dal “paradiso”

    L’interesse è alto perché la sensazione è che un’occasione così ghiotta per “scudare” i propri “peccati” rispetto al Fisco, potrebbe non ripetersi. Ma soprattutto perché il destino dei “paradisi fiscali” è quello di diventare sempre più trasparenti in base alle regole portate avanti a livello internazionale. Segnali arrivano anche dal Dipartimento alle Finanze di San Marino, la Repubblica che nonostante gli ultimi passi effettuati sulla strada della cooperazione finanziaria, nella norma dello Scudo Fiscale è a tutti gli effetti inserita tra i paesi “non collaborativi”, quindi soggetti esclusivamente al rimpatrio dei capitali italiani lì depositati illecitamente.
    Torniamo a parlare della manovra varata dal governo per far rientrare nel BelPaese le ricchezze trasferite illegalmente all’estero con effetti benefici sia per le casse pubbliche che per l’economia nostrana.

    Alta adesione
    Un provvedimento che ha suscitato perplessità e polemiche, anche per l’estensione della sanatoria a reati tributari e violazioni contabili, compreso il falso in bilancio, ma che stando alle voci di consulenti e istituti di credito, a due mesi dall’entrata in vigore (il 15 settembre) ha già superato i numeri delle precedenti edizioni (2001 e 2003) messe insieme. “Era ovvio – commenta Guglielmo Mazzarino, capo divisione business di Banca Carim, intervenuto al talk show Tutto Rimini Economia -. Oggi c’è un inasprimento della lotta ai paradisi fiscali, condotta non solo dai singoli stati ma a livello mondiale. Nella testa del contribuente infedele c’è la certezza che questa possa essere una delle ultime occasioni per sanare la propria posizione”. Come spiega il dirigente di Banca Carim, “il 60% dei capitali rientrati fino ad oggi proviene dal Titano, ma c’è anche un buon 40% dalla Svizzera”.
    “Oggi il contribuente sa che i paradisi fiscali non sono più così blindati” aggiunge il presidente della Fondazione dei commercialisti ed esperti contabili di Rimini, Giuseppe Savioli, che spiega come il provvedimento stia interessando “non solo imprenditori e liberi professionisti. Ho assistito – continua – anche a rimpatri di capitali formati lecitamente ma depositati all’estero negli anni Ottanta, per una maggiore tutela ai tempi del comunismo. Ma lo Scudo può interessare anche immigrati che essendo residenti fiscalmente in Italia, devono dichiarare le somme tenute nei paesi di origine”.

    Conti segreti, fino a quando?
    Non solo evasori, dunque. Eppure tra le domande che consulenti e intermediari (banche e fiduciarie) si sentono più di frequente rivolgere, c’è quella relativa alle possibili implicazioni giudiziarie. Sulla carta il provvedimento tutela i contribuenti scudati, che al Fisco restano anonimi. Ma fino a che punto?
    “Il titolare dei capitali illeciti apre con la banca delle dichiarazioni riservate e titoli o liquidità vengono locati in un conto secretato, invisibile al Fisco. Questo vuol dire – illustra Massimo Manduchi, dirigente di Eticredito, nello spiegare il motivo per cui Eticredito ha scelto di non aderire allo Scudo – che se il Fisco chiede un accertamento fiscale sul nominativo, la banca ha il titolo per non fornire le informazioni”.
    Aspetto che secondo Manduchi contrasta con i principi di trasparenza e tracciabilità delle operazioni sui quali Eticredito si fonda. “Le informazioni infatti possono essere fornite al Fisco solo in presenza di indagini penali”.
    Non la vede così Mazzarino della Carim: “La banca identifica sempre il cliente che viene censito nell’archivio unico di anti-riciclaggio. La tracciabilità del cliente c’è, anche perché altrimenti non sarebbe possibile arrivare al nominativo in caso di reati non coperti dallo Scudo. Come banca abbiamo precisato tramite una norma interna che non devono venire meno tutti gli obblighi che la banca e i suoi dipendenti hanno nel segnalare casi sospetti ogni volta che nasce il dubbio di reati penali. Per fare un esempio, non accettiamo il trasferimento di contanti con valigie al seguito, né da clienti nuovi né da quelli già conosciuti. E in ogni caso il 90% della nostra clientela non è nuova: questo ci permette di capire se le operazioni sono coerenti con il passato dei contribuenti”.
    “Lo Scudo – aggiunge Savioli – tutela il contribuente anche di fronte a violazioni tributarie precedenti (dichiarazioni infedeli, fraudolente o utilizzo di fatture false), ma scudarsi non ripara da verifiche già in corso”.

    I tempi
    Il termine per il rimpatrio o la regolarizzazione è fissato al 15 dicembre 2009 ma la sensazione è che in alcuni casi si potrà andare anche oltre. “Ad oggi sono stati rimpatriati soprattutto titoli e bonifici di liquidità – spiega il dirigente della Carim – ma per alcune operazioni una proroga potrebbe esserci. Nel modello di dichiarazione riservata è già previsto che il contribuente pagando il 5% entro il 15 dicembre, dichiari di non aver ancora fatto rientrare i capitali per cause ostative, ma di aver già avviato le procedure”. Titoli che scadono i primi mesi del 2010 e che non è possibile vendere prima, strumenti finanziari complicati da “smontare” : sono solo alcuni esempi.
    Per gli immobili tenuti in paesi dove il rimpatrio è obbligatorio (come San Marino) è già stata chiesta una proroga al 30 giugno 2010. Sarà estesa a tutti i casi?

    Alessandra Leardini