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Friday for future: il virus non fermerà il nostro grido

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Fridays For Future era, solo l’anno scorso, sinonimo di piazze brulicanti di giovani attivisti, pronti a protestare – pacificamente – contro il cambiamento climatico e a rilanciare gli allarmi della comunità scientifica, denunciando le mancanze dei governi. “Voi non avete più scuse e noi non abbiamo più tempo. Siamo qui per dirvi che il cambiamento sta arrivando”.

Le parole di Greta Thunberg erano ribadite, scandite, assieme a tanti altri slogan, su cartelloni, striscioni, i quali venivano esibiti per le vie delle città di tutto il mondo. Ma ora, causa Covid-19, con le restrizioni che impongono il distanziamento sociale e vietano gli assembramenti, come si sono organizzati? Il movimento militante internazionale ha sempre sostenuto e incitato l’agire locale e il pensiero globale. Quindi, nel proprio piccolo, tutti possono fare la loro parte.

La situazione a Rimini

friday for futureIl movimento Fridays For Future Rimini, per esempio, non ha mai smesso di portare avanti la causa a favore della salvezza del mondo dalla catastrofe climatica. “La crisi ambientale si manifesta più forte in un sistema capitalistico e fondato sullo sfruttamento delle risorse naturali come il nostro (inteso dell’intera umanità)” affermano con sicurezza. Forti di questo e nonostante la crisi sanitaria, come movimento attivista, il gruppo di Rimini non si è mai tirato indietro: “Un virus non ci fermerà” scriveva infatti in un post del 28 febbraio sulla propria pagina Facebook. I giovani ecologisti riminesi non hanno abbandonato le loro battaglie, nonostante i divieti di assembramento. Si sono ‘semplicemente’ trasferiti sui social media e nei flashmob organizzati sui balconi, continuando a protestare con lo slogan ‘Quarantena For Future’. “La lotta ai cambiamenti climatici non si ferma in quarantena.

L’emergenza sanitaria che stiamo attraversando ci costringe a restare a casa ma Fridays For Future Rimini continuerà a tenere alta l’attenzione sulla crisi climatica. – scrivevano in un post del 28 marzo – Chi ha detto che non si può scioperare anche restando a casa? Possiamo realizzare un cartellone anche nelle nostre abitazioni, magari insieme ai nostri genitori, e postare una bella foto su internet per far vedere che l’impegno per il clima non si arrende neanche di fronte al virus”.

Lo confermano anche alcune dichiarazioni che hanno lasciato all’interno di un articolo da loro stessi pubblicato il 7 aprile: “Oggi bisogna chiedersi come ripartiremo una volta finita l’emergenza. In questo periodo anche noi ci siamo attrezzati per continuare a discutere della questione del futuro del nostro pianeta e dell’impatto che l’uomo ha sulla natura. Si sono moltiplicate le iniziative sui social network in modo da tenere sempre alta l’attenzione e per spingere verso un nuovo modello in cui le emissioni nette di gas climalteranti vengano ridotte a zero.

L’attivismo in questo periodo non può ovviamente esprimersi in manifestazioni di piazza, ma non per questo deve andare in vacanza. Cosi noi di FFF Rimini abbiamo cominciato con una campagna che ricordasse gli scioperi dell’anno scorso, invitando a condividere una foto di uno degli scioperi globali passati. Abbiamo anche aderito al #DigitalStrike, una campagna che ha coinvolto altri gruppi locali, a livello nazionale e internazionale. Un’altra iniziativa ha invece coinvolto i nostri follower su Instagram, dove abbiamo chiesto di condividere un’immagine di un animale in via di estinzione o di un habitat da proteggere”. E concludono: “Crediamo che adesso sia sempre più necessario pensare e discutere di come indirizzare le decisioni una volta passata la crisi sanitaria, perché se cercheremo di avere una ripresa economica senza attuare dei cambiamenti e senza riflettere, rischieremo di ritrovarci al punto in cui eravamo prima”.

L’appello: “Lettera all’Italia”

Il dibattito sul tema ambientale, dunque, non sembra essersi mai arrestato e si sono organizzate, settimanalmente, delle videoconferenze con webinar e discussioni con scienziati, giornalisti, attivisti. E non solo.

Il 23 Aprile, Fridays For Future Rimini pubblicava sulla propria pagina Facebook una lettera indirizzata all’Italia, un modo per riflettere, per far capire che, nonostante la grave crisi sanitaria nella quale versiamo, il problema climatico non può e non deve essere posto nel dimenticatoio: “Cara Italia, ascolta questo silenzio. La nostra normalità è stata stravolta e ci siamo svegliati in un incubo. – queste le parole – Molti studi sostengono che questa crisi sia connessa all’emergenza ecologica. (…) Sappiamo con certezza che questa sarà la prima di tante altre crisi dovute al cambiamento climatico e ai suoi frutti avvelenati. (…) Cara Italia, sei di fronte ad un bivio della tua storia, e non dovranno esserci miopi vincoli di bilancio e inique politiche di austerity che ti impediscano di realizzare questa svolta”.

La necessità di un ecologismo reale

“Come FFF Rimini, in particolare, – vuole sottolineare il gruppo riminese – crediamo molto nella conversione ecologica assoluta, in una green economy reale e quindi non condividiamo pienamente la fiera di Ecomondo, che spesso permette a tante aziende che praticano il greenwashing di partecipare come paladine dell’ambiente. È necessario tirare una linea ben evidente tra chi propone alternative sostenibili e di tutela dell’ambiente e chi ne usufruisce solo per accaparrarsi maggiori profitti. Come per esempio il caso del CCS di ENI a Ravenna contro il quale è iniziata una grande campagna da parte di moltissime associazioni e movimenti per l’ambiente che ha avuto ufficialmente inizio venerdì 11 dicembre con un presidio sotto la regione Emilia-Romagna e Bologna”.

Il Covid-19 ha sicuramente posto non pochi ostacoli alla lotta, pacifica ma efficiente, promossa da Fridays For Future. Ma bisogna fare di necessità virtù e questo, il movimento attivista generato da Greta Thunberg, lo ha ben compreso e portato a termine con gran successo finora, grazie al proprio ingegno e ai sistemi informatici. Il grido di ‘There’s no planet B’ non si fa, e non si farà, intimorire.

Martina Bacchetta