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Educare alla vita buona del Vangelo

L’annuncio è stato dato il 13 ottobre scorso durante l’assemblea per il lancio dell’anno pastorale, ma la macchina organizzativa era già partita da tempo.
L’evento diocesano di questo anno pastorale sarà il Convegno sull’educazione “Educare alla vita buona del Vangelo”, momento di studio per “scrivere insieme l’agenda pastorale del prossimo decennio”, come ha sottolineato il Vescovo in occasione della festa di san Gaudenzo.
Abbiamo chiesto a don Andrea Turchini – che coordina la segreteria organizzativa – di aiutarci a fare il punto della situazione.

Quali sono le modalità secondo cui è stato pensato questo convegno?
“Il convegno sull’educazione desidera essere un momento ecclesiale e, in tutte le fasi, sia quella preparatoria che nello svolgimento, dovrà custodire una dimensione corale. La strutturazione del convegno è stata condivisa nelle sue linee fondamentali sia con il Consiglio presbiterale che con il Consiglio pastorale diocesano. Definite le linee di fondo si è costituita una segreteria di circa venti persone che da tre mesi sta organizzando il convegno nei dettagli”.

Un momento di studio e non una grande convocazione: qual è la differenza?
“Abbiamo vissuto nell’ottobre del 2008 la grande assemblea diocesana al 105 Stadium; in quell’assemblea c’è stata una grande convocazione con testimonianze e un intervento programmatico del Vescovo. Il convegno di quest’anno si pone più come un’occasione che la Diocesi si dà per approfondire le questioni di fondo e verificare insieme lo stato dell’impegno educativo. Siamo all’inizio di un decennio dedicato dai vescovi italiani all’educazione: è sembrato opportuno iniziare fermandosi a riflettere su come siamo messi e su quali siano le priorità del nostro futuro impegno”.

Il convegno prevede due momenti preparatori distinti: ce li puoi illustrare?
“Essendo stato proposto un convegno di studio, proiettato sull’approfondimento delle questioni fondative e sulla prospettiva futura, si è pensato di coinvolgere le comunità in un momento di ascolto reciproco ove ci si testimonia vicendevolmente l’impegno educativo che stiamo portando avanti. Non partiamo da zero, ma da una grande tradizione! Il primo momento del 12 febbraio è pensato proprio come un tempo di ascolto per condividere ciò che c’è nelle nostre comunità ecclesiali.
Il seminario del 24 febbraio invece coinvolgerà, accanto alla comunità ecclesiale, anche le varie istituzioni che operano nel mondo dell’educazione come la scuola, l’università, le amministrazioni locali, esperti del mondo della comunicazione …”

Perché questo secondo momento? Cosa c’entra con il Convegno diocesano?
“Negli Orientamenti pastorali dei vescovi, che costituiscono la nostra carta di navigazione per il prossimo decennio, quando si inizia a parlare del compito della Chiesa come comunità educante si dice: «La complessità dell’azione educativa sollecita i cristiani ad adoperarsi in ogni modo affinché si realizzi un’alleanza educativa tra tutti coloro che hanno responsabilità in questo delicato ambito della vita sociale ed ecclesiale… La separazione e la reciproca estraneità dei cammini formativi, sia all’interno della comunità cristiana sia in rapporto alle istituzioni civili, indebolisce l’efficacia dell’azione educativa fino a renderla sterile. Se si vuole che essa ottenga il suo scopo, è necessario che tutti i soggetti coinvolti operino armonicamente verso lo stesso fine».
Oggi non si può educare efficacemente al di fuori di questa alleanza educativa. Invitando le istituzioni civili ad un confronto, dichiariamo – come Diocesi – la nostra disponibilità ad iniziare o continuare un lavoro insieme”.

Come sono state coinvolte le parrocchie e le comunità ecclesiali per prepararsi al Convegno?
“Prima di Natale è stato inviato a tutte le realtà ecclesiali (parrocchie, aggregazioni laicali, comunità religiose, scuole cattoliche) uno strumento di lavoro che permettesse loro di prepararsi al Convegno. In questo strumento si chiedeva di ricuperare la coscienza dell’impegno educativo attuale della loro realtà e di iniziare un primo discernimento sui cammini educativi e formativi che stanno sostenendo. Questo lavoro confluisce alla segreteria e permetterà a chi partecipa al convegno di conoscere meglio la realtà educativa rappresentata dalla comunità ecclesiale”.

Quali sono gli obiettivi del convegno e cosa ci si propone?
“Il convegno si propone come momento di studio e di lavoro; l’auspicio è quello di individuare alcune priorità su cui orientare l’impegno educativo nei prossimi anni. Un momento molto importante saranno i laboratori del 1 aprile, quando, divisi per settori (non per fasce di età) si cercherà di lavorare insieme ricuperando le provocazioni dei relatori (ben quattro interventi) e le esigenze emerse dal lavoro preparatorio”.

Qual è il clima che avverti a livello ecclesiale?
“Mi sembra che sia stata colta l’intenzione di fare un lavoro serio. C’è abbastanza aspettativa. Da qualche parte forse emerge un po’ di smarrimento, lo stesso che oggi molte realtà istituzionali condividono quando – parlando di educazione – si sottolineano soprattutto gli elementi di difficoltà o le problematiche. Lavorare insieme può aiutarci a ricuperare il senso di responsabilità non delegabile e la speranza”.

Perché sono stati scelti dei giorni feriali per il convegno?
“È una domanda che ci hanno rivolto in diversi. Quando ci si è confrontati negli consigli consultivi, si è pensato che un convegno di questo genere non si potesse svolgere nei ritagli di tempo di un week-end o di un paio di serate. Essendo un momento di lavoro si è pensato che valesse la pena chiedere ai partecipanti di scegliere di coinvolgersi anche (dove è necessario e possibile) prendendo dei giorni di ferie. Mi sembra che sia una prospettiva diffusa per chi lavora in educazione: chiediamo le ferie quando dobbiamo partecipare ad un campo scuola o a qualche momento importante della vita ecclesiale. È una mentalità in cui dobbiamo crescere: speriamo che questa scelta non risulti troppo selettiva”.

Per chi volesse in qualche modo partecipare, pur non essendo delegato?
“Stiamo predisponendo la possibilità di poter seguire le relazioni in diretta grazie alla trasmissione in streaming.
Ci saranno poi due appuntamenti pubblici aperti a tutti nelle due serate: giovedì 31 marzo una tavola rotonda con esperienze positive di educazione; l’1 aprile un cineforum con un bel film dedicato alle tematiche educative”.