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È ancora un grande Gastby?

Baz Luhrmann affronta Scott Fitzgerald e il romanzo Il grande Gatsby e il risultato è uno scintillio e un’esplosione di colori e suoni, con il 3D più attuale che ci sia, da far diventare ancora più piccola la formale versione di Jack Clayton con Robert Redford e Mia Farrow del 1974. Il regista di Moulin Rouge! del resto ama esagerare e in qualche passaggio il vortice della visione risulterà pure frastornante, però è indubbia la sua capacità di amplificare al massimo le potenzialità del grande schermo, con un film hollywoodiano come non mai.
Non pensiate però che questo Gatsby, interpretato da Leonardo Di Caprio che torna a lavorare con il regista dopo Romeo + Giulietta, sia solo una confezione lussuosa. Le idee non mancano, lo spirito risulta seducente e se qualche idea visiva risulta più convenzionale, non manca certo la carica travolgente che permette al regista, di mostrare un mondo – quello dei dorati anni ’20 – dove tutti accorrono alle sfrenate feste nella villa “impossibile” di Gatbsy che osserva silenzioso il rutilante mondo senza anima di cui si sente un “gran burattinaio”. Ma il misterioso Gatsby cerca la speranza, cerca di uscire dalla solitudine che lo avvolge, con l’amicizia del giovane scrittore vicino di casa (Tobey Maguire) e l’amore mai soffocato per la dolce Daisy (Carey Mulligan, la migliore del cast), sposata ad un giocatore di polo dalla scappatella facile (Joel Edgerton). Ma la vita del miliardario, avvolta nei segreti e nei misteri, è destinata anche a momenti più “neri”. Giocando sull’eccesso, sulla fantasia, sugli anacronismi curiosi della colonna sonora dove il rap si mescola al jazz d’epoca, Luhrmann confeziona uno “spettacolone” che acchiappa e mette in mostra un mondo edonistico privo di valori. Ieri come oggi.