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Due faentini uccisi a Rimini…

Continuiamo il racconto di Daniele Celli, a “caccia” della storia di due ragazzi faentini fucilati a Rimini nel 1944. Vi abbiamo già raccontato la prima parte di questa vicenda nel numero de ilPonte del 1 dicembre 2013, Due faentini fucilati a Rimini, adesso la riprendiamo là dove l’avevamo lasciata, al momento in cui Celli individuò la provenienza dei due sventurati ragazzi…

Anni fa, il mio amico Giuseppe Fabbri mi aveva raccontato di avere visto una cosa che gli era rimasta impressa nella mente. Ecco il suo racconto: “Da bambino, durante la guerra, abitavo te Ghett dal redi, un gruppo di case presenti sul lato destro della via Flaminia di fronte a Marebello. Un giorno ricordo di avere visto passare una lunga colonna di automezzi tedeschi diretti verso sud. Sul retro dei camion erano legate delle corde alle quali si erano attaccati una ventina di soldati in bicicletta, con bici tutte dello stesso modello”.
Un episodio analogo era sicuramente avvenuto il 16 febbraio del 1944, ne ho trovato riscontro nel libro di Mambelli (Diario degli avvenimenti in Forlì e Romagna dal 1939 al 1945). “Continua la requisizione delle biciclette e si sviluppa in modo preoccupante. Fra i tedeschi transitanti per ogni senso a cavallo, in auto, sui biroccini etc., ne trovi che usano servirsi della bicicletta per lunghi viaggi. A gruppi fino di venticinque si reggono ad un canapo teso fra due autocarri e corrono a ruota libera abbastanza forte, per quanto l’esercizio si presenti pericoloso da sembrare un’acrobazia”.

La svolta
Ero quindi molto stimolato nella lettura, alla ricerca di nuove informazioni e precisi dettagli. Mentre leggevo i libri, alla pagina relativa alla data del 27 febbraio 1944, ho trovato scritta una notizia che mi ha fatto letteralmente saltare sul divano quando l’ho letta. Vi era scritto: “Il giovane faentino Franco Tassinari (nella foto) di 19 anni, detto Garibaldi, ed un suo coetaneo e concittadino, fuggiti dalla caserma per unirsi ai partigiani, sono catturati e fucilati dai tedeschi in Rimini”.
Finalmente avevo trovato una conferma, ma soprattutto un nome, una città e una data. Tonino aveva ragione, i ragazzi purtroppo erano due, ma nel libro non era stato riportato il nome del secondo.
Non avrei mai pensato di poter reperire su un libro che narrava fatti avvenuti soprattutto a Forlì, la traccia che stavo cercando da anni e che ormai non speravo più di trovare. Ora finalmente potevo riprendere le ricerche.
Come prima cosa ho coinvolto Massimo Valli, un mio amico che abita a Faenza, anche lui con la passione per le ricerche storiche. Ci siamo conosciuti grazie alla segnalazione fattami dal direttore della locale biblioteca, che avevo contattato per una ricerca precedente. Con Valli è nata subito un’amicizia ed una proficua collaborazione anche se non ci siamo mai incontrati di persona sino a questo momento, ma unicamente rimasti in contatto attraverso la posta elettronica.
Questa è la mail che gli ho inviato l’11 dicembre 2012: “Ciao Massimo Sono Daniele Celli, rimiense. Ho bisogno del tuo aiuto sulla zona di Faenza. Nel primo libro di Mambelli a pag 510 (27 febbraio 1944) è riportata una notizia di una fucilazione (Franco Tassinari) avvenuta a Rimini, dato che cercavo da alcuni anni ma non ne avevo mai trovato conferma. Mi puoi aiutare? Cosa puoi dirmi di quel ragazzo? Eri al corrente di questo fatto? Chi era il secondo fucilato? È mai stato scritto qualcosa su di loro? È possibile mettersi in contatto con un loro parente? Si rimedia la loro fotografia. Grazie per qualsiasi cosa tu possa fare”.

Continuano le ricerche….
Dopo qualche giorno Valli mi rispondeva che si sarebbe attivato per vedere di trovare ulteriori notizie: “Ciao Daniele vedo cosa posso fare per Tassinari Franco”. E finalmente una settimana dopo sono arrivati i primi dati che era riuscito a reperire, unitamente alla foto di Tassinari. Ora ad un nome, grazie a lui, potevo associare un volto. Questa è la mail di Valli:
“Ciao Daniele ho fatto un poco di ricerche, questo è il risultato: nella lapide posta sotto il palazzo comunale col titolo «Caduti per la Libertà», nell’elenco dei 60 uccisi compare anche il nome di Franco Tassinari. Nel registro dei decessi presente all’anagrafe, la dicitura è questa: «Tassinari Franco (civile) nato a Faenza il 12/12/25 celibe via Commenda 99, professione venditore ambulante, morto il 03/03/44 a Rimini, fucilato da tedeschi e fascisti». Mi sono recato nella sede dell’Anpi, ma a loro non risulta come partigiano, la foto l’ho trovata sempre all’Anpi in un poster con tutti i caduti stampato tanti anni fa. Io credo che Tassinari lavorasse in modo coercitivo con l’organizzazione Todt nella costruzione dei bunker lungo il litorale riminese. Ho conosciuto altri faentini erano stati rastrellati, io penso che Tassinari abbia tentato una fuga andata male, oppure era di leva ed aveva disertato. Ti allego la foto. Se troverò altre notizie ti farò sapere”.
Quindi la data dell’esecuzione citata da Mambelli non era quella giusta, ma il nome sì.
Il sabato successivo mi sono recato negli uffici del cimitero di Rimini. Se erano stati fucilati in zona, molto probabilmente vi erano stati sepolti, anche se in via provvisoria, quindi doveva essere sicuramente rimasta traccia della loro tumulazione.
Ho chiesto di poter consultare il registro ed alla data del 03 marzo 1944 vi era scritto <+cors>«Tassinari Franco di Giuseppe 19 anni deceduto il 03 marzo 1944»<+testo_band>.

Due lapidi, due uomini
Nella riga successiva a quella di Tassinari, compariva anche il nome del suo compagno di sventura, Galegati Domenico, 19 anni, deceduto il 3 marzo 1944.
Erano giovanissimi ed entrambi di Faenza. Nel registro, in fondo alla riga relativa alle due annotazioni, figurava un appunto: “Le due salme erano state riesumate e trasportate a Faenza in data 13/08/45”Il giorno successivo ho voluto subito inviare a Valli i dati che avevo trovato:
Guarda le due righe relative alla data 3/3/44. Hai visto il nome che compare dopo quello di Tassinari, Galeati anche lui di Faenza, è stato seppellito lo stesso giorno. Di lui sai nulla?”. La risposta di Valli ha tardato poco. “Daniele su Gallegati ho trovato questi dati ma non la foto; Gallegati Domenico (Militare) nato l’11/06/25 a Faenza, celibe, abitante in via S. Maria dell’Angelo 13, studente morto il 03/03/1944 a Rimini, fucilato da militari tedeschi. Un mio amico ha conosciuto molto tempo fa un parente di Tassinari che gli avrebbe raccontato che prima della fucilazione avrebbe dovuto scavare la fossa. Ti allego le foto del monumento ai Caduti per la Libertà nel viale della stazione ferroviaria di Faenza”.
Nella foto del monumento che ricorda tutti i caduti in guerra della città di Faenza, inviatami da Valli, si possono leggere i nomi dei due giovani.

La pista riminese
Contemporaneamente alle ricerche “fuori campo” (esterne al circondario riminese), procedevo alla ricerca di eventuali testimoni tra la gente che nel 1944 abitava a Bellariva. Ho telefonato a Sanzio Zangheri, “Zuclein”, classe 1937. Su quei due ragazzi mi ha riferito: “Nel 1944 abitavo a Bellariva. Io non ho visto nulla personalmente, la mia famiglia era sfollata da Rimini, però ricordo quanto mi aveva raccontato Giuseppe Casadei, che molti anni dopo la guerra aveva lavorato nella mia impresa edile. Nel 1950 abitava anche lui a Bellariva in una casa vicina all’attuale Hotel dell’Angelo, in viale Torino. Giuseppe aveva lavorato nella Todt. Agli operai quel giorno era stato ordinato di smettere di lavorare ed erano stati mandati via dalla Colonia Murri, mi sembra di ricordare mi avesse detto. Solo in seguito aveva saputo che lì erano stati fucilati due ragazzi. Sul tronco di alcuni alberi, aveva visto i fori delle pallottole”.
Zangheri mi consigliava inoltre di parlare con Gastone Della Chiesa e Luciano Muratori, entrambi più grandi di lui. La mia ricerca ha stuzzicato la curiosità di Zangheri perché poco dopo mi ha telefonato per dirmi che aveva parlato con sua cugina Liliana Della Rosa (Belvird) classe 1929. Lei mi poteva aiutare. Il giorno dopo ci siamo sentiti per telefono e mi ha riferito che “Nel 1944, e come ancora oggi, abito in via Siena a Bellariva. Le due ragazze citate nel libro di Enzo Corbelli (che accenna alla storia dei faentini, ndr), detto Frofla, erano, una mia sorella Lina, classe 1921, l’altra la mia cugina Iole Botteghi, classe 1919. Quella mattina erano andate in riva al mare per vedere di raccogliere un po’ di poveracce. Tornando a casa un militare tedesco le aveva fermate e fatte deviare verso monte nei pressi del tiro a volo. Tra la gente si diceva che i due ragazzi fossero dei pesaresi”. Liliana non ricorda di avere mai visto militari italiani alla Colonia Comasca prima che la sua famiglia si allontanasse da Rimini per via dei bombardamenti.
Sanzio Zangheri continua ad aiutarmi. Presto mi dice di aver parlato con Gino Muratori classe 1929. Lui, sebbene molto giovane, in quel periodo aveva lavorato alla Todt. Di ciò che era accaduto ai due ragazzi lo aveva saputo solo dopo il rientro dallo sfollamento, da un anziano del luogo (non ricorda chi, forse Paponi) che gli ha fatto vedere dove erano stati fucilati “i lè i ha mazè du ragazz”, indicando un luogo tra la colonia ed i servizi igienici indicatimi da Tonino.
Durante le ricerche, l’unica persona con la quale ho parlato, che abitava nella zona prossima alla Colonia Comasca, che mi ha riferito di avere saputo in modo indiretto della fucilazione dei due giovani, è stato Sauro Poni, classe 1925. Allora abitava nel Ghetto Turco.
Il passo successivo nelle mie ricerche “fuori campo”, è stato quello di contattare l’ufficio anagrafe di Faenza per vedere se era possibile mettersi in contatto con i parenti dei due ragazzi, con i quali sarebbe stato interessante parlare per conoscere più dettagli sulla loro storia.

Daniele Celli

E qui ci fermiamo. La ricerca di Daniele Celli continua interessante. Tutti coloro che volessero approfondire possono rivolgersi a noi de ilPonte: vi metteremo direttamente in contatto con il ricercatore che, sempre attento e appassionato, vi farà sapere come proseguire il resto della storia.