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Dogmi

Nessun dubbio sulla validità dell’iniziativa. Come già scritto in tempi non sospetti, il problema del bike sharing libero sarebbe stato proprio il suo avanzato livello culturale che si sarebbe scontrato col livello deculturato di quei trogloditi che hanno danneggiato in vari modi le bici e la cui esistenza su questo pianeta, grazie alle foto delle loro gesta circolate per un giorno sul web, ora si può dire senz’altro realizzata. E non è che dessero troppo fastidio o intralcio: qualcuna magari si poteva spostare un po’ più in là o evitare che occupasse preziosi stalli per i ciclomotori, ma chi ha la sventura di passare all’esterno di una scuola all’orario di uscita sa che c’è di ben peggio. Al servizio delle bici gialle e nere concediamo il beneficio del debutto, fiduciosi che la prima estate in Riviera sia servita a testare i meccanismi in vista di correttivi futuri. È stata però una questione di assetto mentale: quello delle generazioni, compresa la mia, ancora cresciute con l’incontestabile dogma materno che “se una cosa la tiri fuori, poi la devi rimettere nel suo posto”. Non siamo eroi, per carità, ma sappiate che in questi mesi per il bene cittadino abbiamo scelto di voltarci dall’altra parte e soffrire in silenzio.