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DISCERNIMENTO Il referendum delle due“Q”

Quorum e quesiti. Il voto referendario dell’8 e 9 giugno si gioca tra queste due Q che interpellano gli elettori sotto diversi punti di vista. Il quorum è quello fissato dall’articolo 75 della Costituzione che lega la validità della consultazione alla partecipazione della “ maggioranza degli aventi diritto”. E “ se la Costituzione prevede che la non partecipazione della maggioranza degli aventi diritto è causa di nullità, non andare a votare è un modo di esprimersi sull’inconsistenza dell’iniziativa referendaria”. Lo ha affermato con chiarezza un personaggio storicamente non sospettabile di simpatie per l’anti-politica, l’ex-presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel 2016, un anno dopo aver lasciato il Quirinale. Ma l’ex-capo dello Stato si riferiva esplicitamente a un’astensione motivata, non a un atto di rinuncia o di menefreghismo. Le tre opzioni previste dal referendum abrogativo – sì, no, non voto – non esimono dall’esercizio del discernimento, lo rendono anzi ancora più esigente, tanto più che in caso di consultazioni plurime come quella attuale le norme vigenti consentono di non ritirare obbligatoriamente tutte le schede e di praticare quindi un astensionismo selettivo.

Quando nel 2005 si tenne il referendum sulla legge 40, i votanti arrivarono appena al 25,63%.

Difficile non pensare che quella consultazione su una delicata questione antropologica fosse stata ritenuta inadeguata in radice da una gran parte degli italiani, anche perché all’epoca l’affluenza alle urne per le elezioni politiche era ancora superiore all’80%. La bassissima partecipazione al referendum sulla procreazione assistita non ebbe ripercussioni sulla tornata successiva per il Parlamento, quella dell’aprile 2006, che registrò un’affluenza dell’84,24%, addirittura più elevata di quella delle politiche di cinque anni prima. Da allora però la situazione è profondamente cambiata. La partecipazione elettorale è andata progressivamente calando e nelle elezioni del 2022 l’affluenza si è fermata al 63,91%. Con una base del genere diventa enormemente difficile raggiungere il quorum stabilito dai costituenti e fare propaganda per l’astensione tout court – pur restando legittimo – rischia di alimentare una pericolosa tendenza al disimpegno. Anche questo dev’essere valutato in un attento discernimento che trova comunque la sua applicazione più mirata nella valutazione dei quesiti. Sono cinque e, pur nella loro differente articolazione, riguardano materie significative: dai contratti di lavoro alla sicurezza negli appalti – i primi quattro – al riconoscimento della cittadinanza, quesito che ha dalla sua parte una particolare chiarezza nel contenuto e nelle conseguenze: ridotti da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana che, una volta ottenuta, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e figlie minorenni.

Stefano De Martis