Home Sociale & welfare Di smog si muore. Anche a Rimini

Di smog si muore. Anche a Rimini

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha stimato che, nel 2022, in Europa, causa l’inquinamento atmosferico, ci sono state 389.000 morti premature, di cui 293.000 attribuibili, cioè tre su quattro, all’inquinamento

Nel 2023, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, le emissioni di Co2 (anidride carbonica) derivanti dalla produzione di energia nel mondo hanno raggiunto la cifra record di 37.4 miliardi di tonnellate (1t=1000 kg). Gli eetti sui cambiamenti climatici e le condizioni di vita di tante regioni e città sono evidenti. Il ritorno preoccupante, nella seconda metà di febbraio scorso, dell’inquinamento atmosferico da polveri sottili (pulviscolo) in tutta la Val Padana, Pm10 e soprattutto Pm2.5, quelle che penetrano, perché sono micro, più facilmente nei polmoni, mettendo a rischio la salute di tutti, ma in modo particolare delle persone fragili come anziani e bimbi, ci costringe, nel caso l’avessimo dimenticato, che con lo smog non solo si respira male, ma si muore anche. L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha stimato che, nel 2022, in Europa, causa l’inquinamento atmosferico, ci sono state 389.000 morti premature, di cui 293.000 attribuibili, cioè tre su quattro, alle Pm2.5. Per l’Italia il totale dei decessi prematuri, cioè che non ci sarebbero stati senza inquinamento, sono stati 63.000. Attribuibili alla Pm2.5: 47.000.

Letti un po’ distrattamente, questi numeri sicuramente non fanno gioire, ma possono lasciare spazio ad una larvata indierenza. Forse l’atteggiamento cambia quando scopriamo che ci riguarda da vicino. Perché a Rimini, solo a causa delle Pm2.5, non considerando quindi gli altri inquinanti, le morti premature stimate nel 2021, che non è l’anno peggiore per via del semi-fermo di tante attività causa Covid, sono state 230, cioè 69 ogni 100.000 residenti. Milano, Ferrara e Ravenna, per scegliere tre province immerse nella Val Padana, in quanto a morti premature, sono messe peggio, ma questo non è per niente rassicurante. Intanto perché i valori delle concentrazioni delle polveri sottili per gli anni 2022 e 2023 di Rimini, quando tutte le attività sono tornate alla quasi normalità, non sono troppo distanture, s t R p ti da quelle di Ferrara e Ravenna. In secondo luogo perché Rimini si posiziona, in quanto a morti premature e inquinamento, su tu valori ben superiori a quelli di città tedesche da cui cerchiamo di attrarre turisti e a quelli di alcune città balneari spagnole concorrenti.

Se, come si dice, nessuno, in vacanza, sceglie un alloggio per stare peggio di casa sua, a maggior ragione questo vale per l’ambiente e l’aria che si respira. Un milanese, ma anche un tedesco, a cui, turisticamente parlando, teniamo molto, vorrà sicuramente andare in un luogo dove si respira un’aria migliore della sua città. E qui, guardando le tabelle allegate, è evidente che non ci siamo. È giusto rifare i lungomare e innovare gli hotel, ma se non si comprende che l’aria pulita è anch’essa un fattore di competitività turistica, oltre ad orire una miglio re qualità di vita anche ai residenti, il rischio è che questi investimenti niscano avvolti nella nebbia dello smog e rendano meno di quello che potrebbero. Questo per dire che la qualità dell’aria non è una questione secondaria. È vero, non dipende solo dal comportamento locale, perché molti inquinanti ci arrivano dalla Val Padana più profonda, ma una politica di competitività territoriale deve comunque orire misure di contrasto (ridurre l’inquinamento) e di adattamento ai cambiamenti climatici. Per esempio aumentando, anche in città, gli spazi verdi e la piantumazione degli alberi (eetto arescamento e assorbi mento Co2). L’ultimo report 2024 Mal’Aria di città, di Legambiente, ci informa che Rimini per rientrare nei limiti più stringenti previsti dalla nuova direttiva europea sulla Qualità dell’aria, che entrerà in vigore nel 2030, la media annuale delle concentrazioni di Pm10 e Pm2.5 devono scendere rispettivamente del 22 e del 36 per cento. Mancano solo sei anni. Purtroppo il 2024 non è cominciato bene, se dal primo gennaio a ne febbraio i valori limite giornalieri per le Pm10, che sono 50 μg/m3, sono già stati superati 22 volte, a fronte di un numero massimo annuo che dovrebbe rimanere sotto i 35 giorni.