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“Dentista” per conto di Dio

“Il Signore ha operato un lungo, costante pedinamento nei miei confronti. Come il migliore dei segugi”. Visti i risultati, però, possiamo dire che alla fine l’investigazione ha portato i risultati sperati. Massimo Migani è fresco di mandato: in occasione della Giornata Missionaria, presso la chiesa di Viserba a mare ha ricevuto il crocifisso che lo accompagnerà nella sua missione in Zimbabwe. Nel Continente Nero, Massimo affiancherà il “leone che sa”, come la chiamano gli africani, ovvero la dottoressa Marilena Pesaresi, che da trentanni spende la sua vita tra le corse dell’ospedale di Mutoko, la cura dei bambini cardiopatici, delle mamme e dei papà in difficoltà.
Il biglietto aereo per Massimo, 33 anni, odontoiatra dal 2003 tra Rimini e Bologna, e riminese doc, è pronto: volerà in Africa il 4 novembre. Per lui si tratta di un ritorno a Mutoko: in quell’ospedale ha già operato, per la prima volta, per tre settimane nel 2005.
Un’esperienza che ti ha segnato.
“Da quel viaggio tornai cambiato. Iniziai a sperimentare la bellezza del servizio. Tornato a casa nacque la volontà di potermi rendere disponibile.
In fondo, sono stato costantemente alla ricerca. D’altra parte chi di noi non desidera essere felice, sereno, amato? Chi di noi non desidera essere compreso, consolato, sostenuto? Chi di noi non vorrebbe sapere concertezza quale strada percorrere e quali scelte fare, per raggiungere la pace e la gioia del cuore?
Per anni ho vagato alla ricerca di un porto sicuro dove trovare queste cose, Gesù mi ha lasciato navigare e naufragare, accompagnandomi come un amico e un fratello discreto.”
Come ha scritto il vescovo Francesco nella Lettera Pastorale, il cristianesimo non è una teoria o una costruzione morale, ma l’esperienza di un avvenimento, l’incontro con Cristo Gesù.
“Quell’incontro è iniziato tanti anni fa, su una collina dalle parti di Savignano, per poi rivelarsi in tutta la sua immensa bellezza in un luogo lontano nei pressi di Mutoko, in Zimbabwe.”
Cristo si manifesta sempre attraverso volti e storie concrete.
“Fondamentale per me è stato l’incontro con don Silvano Rughi, allora parroco a Castelvecchio di Savignano. Fu molto particolare. Attraverso don Silvano si è finalizzato l’incontro con Gesù. Da allora ho iniziato a frequentare la parrocchia sempre più assiduamente e alla fine del 2004 cominciai a pensare all’Africa.
Poi Gesù è passato per l’incontro con una donna strepitosa, un medico instancabile, un’amica e una maestra che raggiungerò per condividere con lei il servizio verso i fratelli, in nome di quell’amore immenso che gratuitamente il Signore ci dona. Quella donna è la dottoressa Marilena Pesaresi.”
Un vulcano. Insieme a lei, hai preso la decisione di allestire un reparto odontoiatrico presso l’ospedale che dirige.
“Con la benedizione di don Silvano e l’aiuto di tanti amici, dopo la prima esperienza africana, tornai in Zimbabwe nel 2006 e nel 2007 spendendo le mie ferie per completare l’avviamento del reparto e renderlo operativo per qualche settimana. Allora lo scopo era di sensibilizzare il maggior numero di colleghi così da garantire un servizio per almeno 3-5 mesi.”
Non avevi previsto che il servizio riguardasse te, e non solo per un periodo dell’anno ma per sempre, come ti accingi a fare oggi.
“La chiamata a tempo determinato: la pensavo così. Così nel 2008 seguì nuovamente Marilena per un anno di servizio e ritornai in Italia a fine giugno 2009. Più sperimentavo la bellezza del «servire», più rimanevo rapito e stupito dall’immenso amore e della pace che Gesù mi donava e che ripagava con il «cento per uno», le difficoltà e le fatiche. Nel seguire la strada che il Signore ci indica c’è la nostra gioia.”
E così ti sei incamminato definitavamente verso Mutoko, l’ospedale, i fratelli africani, il servire. Il pedinamento di Gesù è giunto al termine.
“Di fronte alla gratuità e all’amore che Dio ha per me, non si può rimanere in piedi e non possono che piegarsi le ginocchia. Come diceva don Oreste: «per stare in piedi bisogna stare in ginocchio».”
Massimo, perché un giovane di 33 anni lascia tutto e va in missione?
“È talmente tanto l’amore che il Signore mi ha fatto provare che non posso che dirgli «Eccomi!». Il mandato diocesano significa appartenenza alla Chiesa e rappresentarla. Sono nelle mani del Vescovo, a disposizione sua e della Chiesa”.
E la tua famiglia, come ha reagito alla notizia che Massimo invece di ingrandire lo studio odontoiatrico a Rimini e farsi una famiglia in città, condurrà un ambulatorio in Zimbabwe?
“Hanno capito, compreso e appoggiano questa scelta. Non hanno messo ostacoli al mio cammino di fede tanto è vero che quando sono rimasto a Mutoko per un anno sono venuti in Africa con me per due settimane condividendo con gioia la vita della missione.”
C’è chi parte per l’Africa e chi resta a Rimini.
“Preghiera e missione valgono qui e là. La preghiera, ad esempio, ha caratterizzato tutta l’esperienza vissuta in Africa. La giornata inizia in preghiera, il più delle volte recitata insieme alla Marilena. Affidarsi a Dio, dialogare con Lui all’inizio della giornata, dà un senso diverso a tutte le ore successive.
Ad ogni modo, non serve andare in Africa per fare missione. La nostra vita dev’essere missione, ovunque e in ogni modo essa sia spesa. L’importante è dare un senso a ciò che facciamo e ciò è tanto più possibile quanto più stiamo Gesù.”

Paolo Guiducci