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Cristo e il lavandino

“Cristo e il lavandino” è uno dei temi del prossimo “Meeting per l’amicizia fra i popoli”. Un titolo suggestivo e quasi domestico, oltre che misterioso (“lavandino”?). Il “Meeting” si caratterizza da sempre (quest’anno è la 32ª edizione), come un grande happening con diversi contenuti: religione, storia, politica, cultura, arte, spiritualità, dialogo ecumenico, solidarietà, missioni. Così le vicende del “Cristo e il lavandino”, cioè la storia di un missionario che dal 1988 è impegnato in Paraguay diventa paradigma della fede cristiana che genera eventi capaci di cambiare la cultura e lo spirito.
“Visto con l’occhio satellitare di google maps, la chiesa, la scuola, un grumo di case, una clinica, un paio di capanne dello zio Tom agghindate come rifugi alpini, insomma gli edifici che formano il ’compound’ di don Aldo Trento”: così scrive Luigi Amicone nella prefazione al volume Cristo e il lavandino, a proposito della missione paraguaiana di don Aldo, che nel 1988 aveva accolto l’invito di don Luigi Giussani, fondatore di Cl, di “avere tanta fede e tanta intelligenza da rinnovare la più grande impresa sociale e politica del vostro passato, l’impresa delle Reducciones”. Don Aldo, il missionario impegnato tra malati e poveri, sostiene che il rapporto tra Cristo e “il lavandino” consiste nel fatto che laddove c’è la promozione e il sostegno ad una generale cultura dell’igiene personale e familiare, lì è possibile instaurare anche un rapporto forte e costruttivo tra l’uomo e Dio. Ogni atto di igiene personale – scrive – è una forma di riconoscimento della propria dignità di persona, così che la cura di se stessi, la pulizia, e anche la gestione pubblica dei servizi sanitari indicano un traguardo di civiltà.
“La cultura cristiana – prosegue – attraverso la consapevolezza che Cristo ha a che vedere con tutto, ha creato la civiltà, vale a dire la bellezza, quella bellezza di cui le Reducciones gesuitiche sono state testimoni. In questi paesi la cura dei bagni era una preoccupazione quotidiana da parte dei padri. Per tale ragione costruirono all’angolo di ogni isolato i bagni maschili e femminili, con acqua corrente e fogne sotterranee che portavano le acque reflue lontano dai paesi. Una rete fognaria che neppure Asuncion oggi possiede”. Questo il traguardo di civiltà di cui parla don Aldo, mentre la realtà che gli sta di fronte è ben diversa: “In verità il problema della sporcizia e del disordine, che rendono la capitale del Paraguay fra le peggiori dell’America Latina, è frutto del clima di paganesimo in cui viviamo. Paganesimo che a sua volta è frutto della divisione tra la fede e la vita, e di conseguenza di un’educazione spiritualista che aliena la mente della gente impedendole l’uso corretto della ragione come possibilità di conoscere e amare la realtà”.

Luigi Crimella