Home Attualita Crescere, tra affettività e sessualità

Crescere, tra affettività e sessualità

Nel flusso di cambiamenti che caratterizzano l’adolescenza, un elemento prende la scena e diventa protagonista di grandi cambiamenti: il corpo. Impossibile non affrontare questo tema, quindi, in uno degli appuntamenti del percorso per genitori, educatori e insegnanti di ragazzi adolescenti promosso dal Centro per le famiglie del Comune di Rimini con Chiara Casadei e Caterina Rivola, psicologhe e psicoterapeute.

La dottoressa Casadei racconta così i principali cambiamenti che avvengono nel corpo dei ragazzi e delle ragazze in questa fase: “I preadolescenti subiscono grandi cambiamenti nel loro corpo, che spesso è difficile governare. Non è più il corpo rassicurante di un bambino, sperimentano i primi confusi segnali di interesse per la sessualità. Provano al tempo stesso imbarazzo e desiderio, sensazioni forti ma che ancora non riescono a mentalizzare e che fanno sentire vulnerabili e mancanti. Per questo sono avidi di narrazioni e cercano di ‘domare’ questa nuova situazione riprendendo potere sul proprio corpo. Devono, ad esempio, imparare a gestire la loro forza, confrontarsi con i pari e con un mondo esterno che impone spesso modelli di perfezione irraggiungibili. Il corpo non è più dei genitori, ma loro a tutti gli effetti. Si tratta di un lungo percorso di accettazione e consapevolezza che i ragazzi devono fare e che potrà concludersi solo nella tarda adolescenza”. “L’identità è un vestitino che dev’essere cucito su misura, – aggiunge la dottoressa Casadei – si compone di tanti ingredienti: identità sessuale, espressione, orientamento sessuale e sesso biologico. Gli adolescenti devono conciliare la nuova idea di sé con i tanti impulsi che ricevono dall’esterno e sperimentandosi nella relazione con gli altri. È un percorso difficile e diverso per maschi e femmine, che si pongono domande differenti e hanno aspettative diverse, influenzate anche da componenti sociali e culturali”.

Che ruolo hanno i dispositivi digitali in questi cambiamenti?

“Il web può essere un luogo più protetto e rassicurante, soprattutto per ragazzi maggiormente fragili o spaventati. Dobbiamo incuriosirci anche a questo mondo, rispettare la privacy dei ragazzi ma essere loro interlocutori. Mi piace pensare che si possa immaginare anche un ‘galateo’ comune per l’utilizzo corretto dei social”.

Aggiunge, sempre a proposito del rapporto con i social network e il web, la dottoressa Rivola. “La nostra identità – spiega – si definisce anche sulla base di quello che l’altro pensa di noi e dall’essere o sentirsi parte di un gruppo.

I social network offrono proprio questa opportunità: fanno sperimentare appartenenza e attraverso un ‘like’ i ragazzi ricevono conferme e rassicurazioni. In questo periodo i social network si sono rivelati importantissimi per gli adolescenti, non possiamo più pensare a quella dimensione solo come virtuale perché in realtà ha anche un aspetto reale. Certo, non mancano i rischi (come sexting, pornografia o cyberbullismo), per questo dobbiamo riflettere con i ragazzi sulle opportunità e i pericoli di questi strumenti e aiutarli a sviluppare un senso critico”.

I genitori come dovrebbero porsi di fronte a questi cambiamenti?

“Occorre mettersi in una condizione di dialogo, ascolto e fiducia, consapevoli che i ragazzi stanno vivendo una fase che ha un tempo definito. È importante osservare i ragazzi, i loro cambiamenti, e comprendere che sono in uno stato in cui la componente cognitiva è in pausa e invece lo sviluppo istintivo e ormonale è rapidissimo. I ragazzi vanno compresi con tanta pazienza. I genitori non devono pensare che le reazioni dei ragazzi siano contro di loro, si tratta invece di un bisogno di trasformazione necessario a quell’età per crescere. Un passaggio faticoso, che è anche un combattimento in sé stessi. È importante fare rete con altri genitori, con la scuola e altre figure di riferimento. Gli occhi degli adolescenti sono gli occhi del cambiamento: devo guardarli e ascoltarli consapevole che anche loro hanno qualcosa da insegnarmi, in un nuovo rapporto alla pari”.

Silvia Sanchini