Cosa devo fare per essere felice?

    “Ho fatto di tutto (per cercare di essere felice)”. Questo il tema della XXV Giornata Mondiale della Gioventù che si è svolta a livello diocesano nella serata di sabato 27 marzo al Duomo di Rimini. Parole significative e simboliche, prese come spunto da un passo del Vangelo di Marco, che hanno invitato fin da subito i tantissimi giovani presenti a capire quale sia la vera fonte della felicità da ricercare nella propria vita, cercando di andare decisamente oltre i modelli proposti dalla società moderna, solitamente caratterizzati da un effimero e poco sensato successo. La GMG di quest’anno, arrivata al termine dell’iniziativa quaresimale di “Luce nella notte”, è stata resa ancor più coinvolgente e appassionante soprattutto alla luce delle tre testimonianze di giovani che sono state proposte come punti di riferimento. Si tratta infatti di tre testimoni riminesi: il Beato Alberto Marvelli, la Venerabile Carla Ronci e la Serva di Dio Sandra Sabattini.

    Almeno 600 giovani alla GMG diocesana
    La serata è iniziata con le centinaia di ragazzi presenti radunati nel piazzale di fronte all’ingresso del Duomo, tutti in semicerchio intorno alla croce. Il canto introduttivo, uno degli inni delle GMG svolte gli anni precedenti, ha alzato il sipario sul dialogo iniziale tra un giovane ed il vescovo Francesco. Un breve scambio di pensieri, che introduce la figura del giovane ricco (icona evangelica della veglia), nel quale il ragazzo afferma: “Ho fatto di tutto per essere felice, cosa devo fare ancora?”. La risposta è chiara: “Vieni e seguimi”. E così tutti i giovani, seguendo la Croce dei Giovani (simbolo della GMG), sono entrati all’interno della Cattedrale dove hanno ascoltato proprio il passo del Vangelo di Marco nel quale Gesù, sollecitato da un ragazzo benestante affinché gli indicasse la via per la vita eterna, afferma: “Una cosa sola ti manca: va, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!”. Ma l’uomo, che possedeva molti beni se ne andò rattristato.
    Proprio questo è stato il primo motivo sul quale i giovani sono stati subito invitati a riflettere su cosa manca loro per essere felici.

    Tre testimoni: Carla, Alberto e Sandra
    Sono stati poi proposti alcuni pensieri di Carla Ronci. “Nel baluginio della fantasia, scorsi la sagoma di un volto e il sorriso di uno sguardo mai visto. Nel cuore sentii allora una voce ed un invito: ebbi orrore di me stessa: voltandomi indietro, vidi i miei quattordici anni al di fuori della gioia e il mio avvenire sospeso sul baratro di un abisso. […]Al mattino corsi in chiesa e la trovai vuota. Non so se pregai. Pensai molto e nel pensiero rividi quel volto della sera innanzi: Gesù! Fu la prima volta che piansi senza sapere il perché del mio pianto”. Ecco la risposta a tanta ricerca: è Cristo la vera ed unica fonte della vita felice, della vita eterna. Una preghiera scritta da Carla ha introdotto la lettura di alcuni pensieri di Sandra Sabattini, la seconda affascinante testimone proposta. “Cosa sto cercando? Può sembrare un’eresia ma sto cercando ancora qualcosa in cui credere. Non sono ancora arrivata al punto di prendere Dio come unica verità. L’uomo è come un bambino che cerca la pace ma la cerca in altri posti, al di fuori di Lui, e allora rimane deluso. […]Ora basta, devo decidermi”. Anche Alberto Marvelli sapeva bene dove cercare la vera felicità: “Non aspetterò neanche un altro po’. Voglio viverlo, voglio metterlo nella pratica, nel concreto di tutti i giorni miei: voglio esser Santo”.

    La fonte della vera felicità
    Dopo la lettura delle testimonianze il Vescovo ha preso parola iniziando l’omelia con una riflessione di Madre Teresa di Calcutta. “Veniamo al mondo con qualcosa che ci portiamo dentro e che può chiamarsi in diversi modi: voglia di infinito, di bellezza, senso si amore. Fondamentalmente possiamo definirlo come voglia di Dio, voglia di felicità. Cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna? Oggi sembra che sia bravo e felice chi ha successo. Ma è proprio vero?”. “Don” Francesco lancia poi un avvertimento: “Anche se veniamo a messa, preghiamo, frequentiamo la comunità parrocchiale, qualche volta la pensiamo come gli altri. Da questa GMG avviamo un’igiene dell’anima che ci serve per liberarci dalle tossine che respiriamo senza neanche accorgercene”. La vera felicità va ricercata proprio in uno dei simboli che caratterizzano la Pasqua: quella croce che rappresenta una condanna tremenda, esagerata, scandalosa; ma la risposta alla domanda di felicità è il grido che Gesù lancia proprio dalla croce. “Se Cristo fosse sceso dalla croce salvandosi, come molti gli dicevano, sarebbe stato come noi. Invece lui è rimasto lì per dirci com’è Dio: non è un Padre-padrone, ma è un Padre-papà. Ci sono due prove che Dio ci vuole felici: la prima è che ci ha donato la vita per amore; la seconda è che ha rinunciato al suo unico figlio per salvare la nostra vita”. Il Vescovo ha poi letto la testimonianza di Rita, una 24enne di Reggio Emilia colpita da tetra paresi e da 6 anni costretta a vivere su una sedia a rotelle che durante un viaggio a Lourdes ha ritrovato la fede e la felicità, laureandosi anche in Lettere e specializzandosi in giornalismo. “Voglio restare sulla carrozzina – scrive Rita – Se un giorno il Signore venisse da me dicendomi: “Se camminerai diventerai un’altra persona dato che un individuo è quello che è per le scelte che fa e per le esperienze che vive. Cambieresti completamente. Ora che sai questo vuoi camminare?”. Se il prezzo è questo la mia risposta è “no”. Resto con la mia sofferenza ma faccio ciò che mi rende felice”.
    In conclusione Don Francesco ha fatto gli auguri di Pasqua a tutti i presenti: “Se la Pasqua non è nuova non è vera. Chiedo a Maria, la fonte della nostra felicità, di portarvi una buona Pasqua”.

    L’incenso e la lettera del Vescovo
    La veglia di preghiera è poi proseguita con l’ultimo significativo gesto della raccolta dell’ incenso durante la quale ogni giovane ne ha impugnato un pezzetto che ha posto all’interno di un’unica urna. Successivamente l’incenso è stato bruciato davanti alla Croce come disponibilità dei ragazzi a vivere insieme a Cristo, sorgente di felicità, in tutti gli ambiti della loro vita. Dopo i canti finali, proposti come tutti gli altri dai Megales Phones (“A gran voce”, così si chiama il coro diocesano della Pastorale Giovanile), i giovani recandosi all’uscita hanno ricevuto in dono la “Lettera sulla felicità” scritta dal Vescovo (la trovi a pagina 2) ed una spilla come ricordo della serata trascorsa. L’entusiasmo che ha portato tutti i giovani a riempire il Duomo era tangibile anche all’esterno della Cattedrale al termine della veglia. La GMG diocesana è stata una bellissima tappa di avvicinamento alla Pasqua ma, a sentire i discorsi, in molti col pensiero volavano già alla prossima GMG: la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolgerà a Madrid dal 16 al 21 agosto del 2011, non è poi così lontana.

    Matteo Petrucci