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Corrotti e contenti

Dove nasce la corruzione? Per il giurista Guido Rossi è colpa della legge elettorale pensata nel 2005 dal ministro Roberto Calderoli. Essa ha premiato una classe politica di incompetenti ed “appartenenti”, ovvero scelti dai vertici dei partiti. Dalla crisi del sistema parlamentare per quella legge che il suo stesso ideatore ha definito una porcata, è derivata la crisi politica che ha licenziato Berlusconi e mandato i Tecnici al governo.
Ai Tecnici si è rivolto con l’abituale, intelligente passione Stefano Vitali, un cittadino prestato alla Politica, parlando dell’abolizione delle Province. In Emilia Romagna, ha osservato, noi abbiamo fatto i primi della classe, perciò sparisce quella di Rimini (di cui è attuale presidente), mentre altre si salveranno. Ha aggiunto una bella battuta da condividere: alle elementari i primi della classe erano i cocchi della maestra, ma essi alla lunga non hanno fatto nulla di buono. Mi permetto un’aggiunta. Se invece dei cocchi della maestra, parliamo di quelli della Politica, a cui lui non appartiene, la conclusione di Vitali resta valida.
Lo dimostra una vicenda che ha per protagonista il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, che il 22.9 ha detto un’amara verità da cui ha ricevuto grattacapi ed attacchi pure di colleghi a lui affini in Magistratura Democratica: “Se non cambia anche la politica, la Magistratura non potrà arrivare alla verità nelle aule giudiziarie”. Fu facile per i titolisti dei quotidiani parlare di “politica collusa”. Due settimane dopo, il 6.10, alla denuncia subentra la triste confessione, visti gli attacchi degli amici di Magistratura Democratica: mi sento estraneo rispetto ai colleghi a cui sono stato vicino, la Politica degli ultimi vent’anni li ha cambiati. In sintonia con Ingroia, il presidente Napolitano ad Assisi (5.10) ha detto che il Paese è caduto in un deserto morale dal quale occorre uscire con uno slancio ideale di cui come nel Dopoguerra abbiamo acuto bisogno, ricorrendo al dialogo ed al reciproco ascolto.
Rimini non è Assisi, ma pure noi abbiamo ascoltato qualcosa di molto interessante proprio nel giorno di San Francesco, un inedito di don Oreste Benzi, rivolto ai giovani, contenente l’invito a non scendere a compromessi ed a riappropriarsi della gestione della società, con una lotta non violenta ma decisa alle ingiustizie economiche e sociali. Un grazie commosso, don Oreste. Anche dagli studenti manganellati nei cortei del 5 ottobre.

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Antonio Montanari