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Consumo alcol giovanile – non è una bollicina…

consumo-alcol-giovanileAbbassa la percezione del rischio, è pericoloso, è la prima causa di morte tra i giovani, anche per colpa di chi si mette alla guida in stato di ebrezza. L’alcol non è una frizzante bollicina. “Macché bevi responsabilmente, l’imperativo dovrebbe essere non bere”.

Quando Emanuele Scafato pronuncia queste parole, sull’aula magna del Liceo Scientifico Einstein di Rimini scende il silenzio. Il direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol incalza: “L’alcol può provocare 14 tipi di cancro, blocca lo sviluppo del cervello fino ai 25 anni, solo per elencare alcuni danni che può provocare”. In platea, seduti gli uni vicini agli altri, ragazzi del liceo e di altre scuole riminesi, e diversi genitori. L’occasione è l’incontro “Alcol e giovani tra vecchi e nuovi comportamenti a rischio: e gli adulti cosa fanno?”, organizzato dai Rotary Club riminesi in occasione dell’anniversario della fondazione del Club.

Scafato è anche componente del Cnesp dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma, ed è impegnato nell’attività di sensibilizzazione nei confronti della popolazione sul tema alcol. Monitora in campo nazionale il fenomeno della diffusione di alcol nei giovani. In particolare svolge la sua attività anche all’interno delle scuole, fornendo anche una sorta di decalogo ai genitori, per renderli più consapevoli di fronte al fenomeno e per fornire loro strumenti corretti per approcciarsi ai figli. “Nei giovani fino ai 29 anni la causa maggiore di morte è l’alcol e gli incidenti legati all’assunzione di questa sostanza. – rilancia Scafato – Oltre ad essere una sostanza psicotropa e una sostanza ipercalorica è anche un elemento cancerogeno. Tutti questi fattori vanno ad influire sullo sviluppo del corpo e del cervello a livello cellulare e creano danni irreversibili”.
Ci sono quindi delle relazioni tra l’età e l’assunzione di alcol. Scafato le illustra. “Dai 12 ai 21 anni si sviluppa nell’individuo la corteccia prefrontale e quindi si inizia a rendere attiva la parte del giudizio e del raziocinio”. Poi a 25 anni matura il sistema limbico del cervello, che dà la capacità di orientarsi, ma è anche il momento nel quale “siamo più scoperti nei confronti dell’alcol, perché con l’assunzione della sostanza si rende difficoltoso – e in alcuni casi impossibile – il collegamento tra corteccia prefrontale e sistema limbico”. Fino a 25 anni quindi non si deve bere, “perché si blocca lo sviluppo del cervello e la parte razionale non comunica con la capacità di orientamento”. Di conseguenza la persona si cristallizza e non cresce. “Per questo motivo ci sono adulti che sembrano rimanere perennemente adolescenti”. Peter Pan senza età.

C’è anche un elemento cancerogeno che non va sottovalutato. Scafato non si risparmia. “Oltre al cancro al fegato e allo stomaco, è stata notata una incidenza nel cancro alla mammella nella donna. Si è notato uno sviluppo di noduli benigni e maligni al seno a qualsiasi età. Questo perché la donna biologicamente ha una capacità molto inferiore dell’uomo nel distruggere le sostanze alcoliche assunte, e il cancro alla mammella è il problema più diffuso nelle donne”.

L’alcol provoca 3,3 milioni di morti all’anno nel mondo e 17.000 in Italia, “è come se in dieci anni sparisse una città come Rimini”. Feste alcoliche, minori che si accostano al bere nei locali infrangendo le leggi, gomito alzato perché fa moda. Per Scafato il bere è da mettere sullo stesso piano delle droghe. “Fino ai 25 anni, sarebbe bene che una persona, maschio o femmina, non bevesse assolutamente. Un uomo dai 25 anni in poi, può permettersi anche di bere uno o due bicchieri di vino al giorno o di birra. La donna mantenga invece il livello di non più di un bicchiere al giorno, perché fisicamente non è in grado di smaltire alcol come un maschio”.
Ci sono consigli utili da offrire ad un genitore per informare il proprio figlio? Il direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol è molto impegnato su questo versante. E ha le idee chiare. “È impossibile aspettarsi che il problema dell’alcol venga risolto per noi dall’esterno, dalle autorità mediante le leggi. Noi adulti dobbiamo preoccuparci di educare i figli all’approccio migliore all’alcol”. E ai ragazzi: “siate consapevoli e responsabili di ciò che fate”.

Sara Ceccarelli