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Condivido ma non leggo

Facebook festeggia 10 anni. Nel bene e nel male, il social che dal nulla è diventato uno dei siti più visitati ogni giorno in Italia e nel mondo, ha modificato il nostro modo di fare comunicazione. O, forse, ha solo reso più evidenti alcune tendenze, quali la superficialità e la facilità con cui si cede a certe provocazioni. Noi non abbiamo la competenza di analizzare un argomento così complesso, però possiamo fare qualche considerazione a partire dalla nostra esperienza. I nuovi strumenti di analisi di facebook permettono di conoscere con precisione la portata e il coinvolgimento di un post, ovvero di sapere, per ogni notizia o foto pubblicata, quanti sono stati gli utenti che lo hanno visto, letto, condiviso e ripubblicato.
Prendiamone due dalla pagina di RiminiSocial. La prima notizia: “Lo scorso Natale il Centro Zavatta è stato scelto da Ikea per il progetto Give Twice”. Sulla pagina di facebook viene pubblicato il lancio della notizia, circa 3 righe, la foto e il link che rimanda all’articolo del sito. Dalle analisi si scopre che il post ha avuto un discreto successo: ha raggiunto più di 400 persone, ottenuto 42 mi piace, 8 condivisioni, 10 commenti e oltre 60 persone hanno aperto la foto del post. Non certo una diffusione da Pulitzer, ma comunque un buon risultato per una notizia locale. C’è un però. Il link è stato aperto una sola volta. Ciò significa che delle 400 persone che lo hanno visto, che hanno messo il mi piace, che l’hanno condiviso sulla loro bacheca per gli amici e addirittura l’hanno commentato, uno solo ha letto la notizia.
Uno dei post più letti nell’ultimo mese su facebook – sempre Social – è la recensione del libro di don Armando Matteo, su donne e fede, da parte di Silvia Sanchini. Anche qui siamo ad una portata di quasi 500 utenti, 20 commenti, condivisioni, mi piace, eppure due sole aperture del link.
Non si discostano molto i dati della pagina facebook de il Ponte. Grande risalto hanno i post fotografici (tra i più cliccati e condivisi quelli dei presepi), ma anche le notizie non generano molto approfondimento. Il rilancio della terza puntata dei viaggi in periferia (Miramare), ha avuto una portata di 70 persone, due condivisioni, 6 mi piace ma nessuna apertura di link!
Sfogliando gli altri post la proporzione rimane la stessa. Tutti parlano di tutto, ma spesso senza sapere cosa. O meglio, accontentandosi di qualche riga di descrizione. È un po’ il trucco delle locandine dei quotidiani: si spara grosso nel titolo, tanto poi sono pochi quelli che aprono il giornale per leggere il resto. Ma questo significa che la maggior parte delle nostre conoscenze della realtà è fatta di poche e brevi descrizioni. In pratica non è vero che si giudica un libro dalla copertina, il fatto è che si legge solo la copertina.
Da qui alla proliferazione di leggende metropolitane il passo è breve. La più clamorosa fu la bufala dei soldi regalati agli immigrati dopo i terribili avvenimenti dello scorso autunno, quando due barche cariche di persone in fuga dall’Africa affondarono nel Mediterraneo. Dopo gli appelli alla solidarietà e i pianti collettivi corredati di foto e frasi ad effetto cominciò a circolare un post con un volantino fotocopiato e fotografato in cui si mettevano nero su bianco i “guadagni” di un extracomunitario aiutato dallo stato italiano, accompagnato dal commento: “Un cittadino extracomunitario sposato con 4 figli, arriva a percepire dalla Provincia Autonoma di Trento 1.918 euro al mese più 1.350 euro una tantum”. Con tanto di commento finale: “Tutto questo senza lavorare!”. Il post rimbalzò di bacheca in bacheca, con aggiunte di commenti sempre più indignati. Fino a che i giornali (pochi in realtà) smontarono la bufala voce per voce. Ma il meccanismo funziona, e spesso si ripete. Un’immagine ad effetto, un testo indignato, un’accusa e la notizia parte come una valanga. Nessuno (spesso neppure i giornalisti) si cura di controllare le fonti o approfondire, o, semplicemente, aprire il link per controllare di cosa e come si parla.
Dato che gli argomenti del sociale sono spesso tra quelli più tartassati, la Regione Emilia Romagna ha rinnovato, lo scorso 17 febbraio il protocollo per contribuire a migliorare la qualità dell’informazione sul tema dell’immigrazione. Tra gli obiettivi il miglioramento della qualità dell’informazione prodotta dai media locali sui temi dell’immigrazione e dell’asilo. Il protocollo può essere un ottimo punto di partenza, se almeno chi è del mestiere cominciasse a fare bene e scrupolosamente il proprio lavoro, certe derive si potrebbero evitare.

>Stefano Rossini