Home Vita della chiesa Ci vediamo a “Casa di Sandra”, per condividere insieme la vita

Ci vediamo a “Casa di Sandra”, per condividere insieme la vita

Una Casa. Dove far vivere agli adolescenti e ai giovani una bella esperienza di fraternità, dove creare occasioni d’incontro, dove educare alla responsabilità e all’attenzione reciproca anche nelle piccole cose di tutti i giorni, una Casa dove crescere nella Fede. Il tutto vivendo insieme, gomito a gomito. Per ore, giorni e perché no, settimane. Nasce con questi obiettivi il progetto della Casa di Sandra Sabattini ricavata nell’ex canonica di San Girolamo, lasciata libera dal parroco che si è trasferito in un’abitazione parrocchiale adiacente alla chiesa.
“Questa epoca in cui viviamo è segnata fortemente dalla perdita di relazioni vere e profonde, soprattutto tra gli adolescenti e nei giovani, causata principalmente da un aumento spropositato dei nuovi mezzi di comunicazione che da una parte rendono la comunicazione più agibile e dall’altra aumentano la distanza tra le persone – spiega don Raffaele Masi, responsabile del progetto – in un mondo di non luoghi, o luoghi semplicemente virtuali, sono necessarie nuove dimore per riscoprire il proprio volto, personale e comunitario, luoghi di accoglienza e di responsabilità, attraverso cui impostare il proprio futuro. Ci sembra necessario, quindi, riscoprire la bellezza della fraternità e del vivere insieme, «spalla a spalla» gli uni con gli altri. Tutta la comunità deve avere il coraggio di affidare ai giovani un luogo fisico e relazionale in cui elaborare e coltivare i desideri più veri”.
In questi anni, in alcune comunità parrocchiali, si è provato ad organizzare alcune “settimane di fraternità” con adolescenti e giovani dei gruppi giovanili e delle varie scuole presenti sul nostro territorio.
“Sono state esperienze che hanno aiutato questi gruppi a cementare le relazioni, a condividere i diversi cammini di fede e a intraprendere un percorso di conoscenza di sé.
Queste «settimane di fraternità» sono state giudicate, da chi le ha vissute, una forte esperienza, significativa a livello personale, di gruppo e, là dove le esperienze sono state fatte in parrocchia, dalla comunità parrocchiale. Purtroppo, un’analisi attenta del nostro territorio, ha messo in risalto come, soprattutto nel vicariato urbano, manchino strutture capaci di accogliere gruppi che vogliano vivere questa esperienza. Infatti le varie iniziative vissute dalle parrocchie del nostro vicariato sono state svolte o nei vari ambienti parrocchiali (o addirittura in canonica) oppure in strutture a pagamento (con affitti abbastanza elevati). Alcuni gruppi hanno dovuto rinunciare all’esperienza proprio perché non hanno trovato una struttura capace di accoglienza. In poche parole ci sembrava mancare uno spazio e un tempo diocesano per la nostra città riguardo la Pastorale Giovanile Vicariale”
.
Ad ogni gruppo di adolescenti e di giovani che aderiranno al progetto, viene affidata la Casa dove realizzeranno un’attività esperienziale residenziale (con pernottamento). Ogni gruppo di giovani diventa “padrone di casa” per il periodo in cui la vive.
“Questo fa si che i ragazzi sentano la libertà di esprimersi, ma allo stesso tempo anche la responsabilità del loro stare insieme – specifica don Raffaele – strumento privilegiato di questa esperienza è sicuramente la condivisione di quotidianità, che si realizza nel vivere insieme alcuni momenti tipici della vita comune. I ragazzi sono responsabili della gestione ordinaria dell’esperienza, si organizzano per la spesa alimentare, fanno i turni per le pulizie, cucinano e programmano la loro giornata. I lavori della gestione della casa e degli ambienti sono probabilmente la modalità più semplice, ma anche più efficace per accrescere una capacità di cooperazione, di fratellanza e di responsabilità collettiva: tutti aiutano e sono necessari per il buon andamento del gruppo”.
L’obiettivo è anche quello di educare i giovani ad uno sguardo propositivo verso la vita al fine di scegliere l’assunzione di responsabilità non come un peso da portare, ma come un contributo da donare agli altri e alla società.
“Le assunzioni di responsabilità sono comunque vigilate con discrezione dagli educatori e dal sacerdote che condividono l’intera esperienza: sono loro che diventano modelli credibili e affidabili con cui i giovani intrecciano relazioni positive e spesse volte confidenziali. I ragazzi crescono nella consapevolezza di essere custoditi dagli adulti e questo li rassicura e li rasserena”.
A chi partecipa all’esperienza è chiesto di continuare a vivere la propria vita, la propria quotidianità, così come farebbe normalmente (lavoro, scuola, studio, attività sportiva, etc.). Una quotidianità che non è solo un «sistemare l’agenda» ma un raccontare la propria vita attraverso le attività quotidiane.
“Il mantenimento della vita ordinaria, degli impegni presi, riesce a far capire agli adolescenti e ai giovani il valore aggiunto dell’esperienza che stanno facendo. Questo strumento fondamentale è illuminato e si alimenta attraverso un’intensa vita di preghiera che si concretizza in un ascolto profondo della Parola di Dio e nella recita comune della Liturgia delle Ore, momenti fissi nella flessibilità della gestione della giornata. Questa vita di preghiera deve essere coerente e continuativa con il cammino di fede personale e di gruppo. Questo comporta che l’educatore e il sacerdote sappiano costruire un percorso adeguato. La condivisione della vita spirituale e il confronto stretto con la Parola di Dio aiuta i ragazzi a compiere una seria “revisione di vita” in cui si cerca di calare il messaggio evangelico nella propria vita di tutti i giorni, condividendo con gli altri le proprie gioie e le proprie fatiche in un clima di ascolto reciproco e di preghiera comune”.
Naturalmente la “Casa di Sandra” non esaurisce la pastorale giovanile vicariale.
“Siamo aperti a nuove proposte. Questo vuole essere uno strumento per la diocesi, aiuto per le diverse comunità parrocchiali e aggregazioni e segno di speranza per tutti coloro che hanno cura dei giovani”.
Sull’esempio della prima comunità cristiana e invocando l’intercessione dei Santi Apostoli, ci si mette in cammino insieme ai giovani della città verso il Signore Gesù.

Francesco Barone