Celiachia, nel Riminese sono in 400 a soffrirne

    Sono sempre di più le persone affette da celiachia. Persone che non possono mangiare nessun alimento che contenga glutine anche in traccia. Un fenomeno che, dunque, ha anche risvolti psicologici e sociali specialmente per i giovani. Basti pensare alla ristorazione fuori dalle mura domestiche. Per fortuna sempre più locali si stanno organizzando per fornire manicaretti senza glutine, e preparati in modo che anche persone celiache possano mangiarli.
    “La malattia celiaca – spiegano dall’Ausl riminese – è un’intolleranza permanente al glutine, sostanza proteica presente nel frumento, avena, farro, kamut, orzo, segale, spelta e tricale. L’incidenza in Italia è stimata in un soggetto ogni 100/150 persone, ne sono diagnosticati solo 45mila ma i malati potenziali sono molti di più. Si calcola, infatti, che i diagnosticati siano 1 su 8, questo a causa di una vastità di sintomi tra loro non collegati. Ad esempio il basso accrescimento, anemia sideropenica, stipsi, la dissenteria, l’emicrania, la tiroidite per le donne. In provincia di Rimini le persone con diagnosi accertata di celiachia sono circa 400”.
    L’unica cura attualmente è la dieta: l’esclusione dai cibi di cui ci si nutre, di tutti gli alimenti contenenti il glutine anche in forma minimale o tracce. Questo comporta un forte impegno di educazione ed è solo in questo modo che si garantisce al celiaco un perfetto stato di salute.
    “È evidente come la possibilità di recarsi in una struttura vuoi alberghiera vuoi di ristorazione tranquillamente e sapere di poter mangiare correttamente, possa permettere al celiaco una buona qualità di vita sociale”.
    Proprio per questo l’Azienda Sanitaria Locale, insieme all’Associazione Italiana Celiachi ha organizzato appositi corsi, completamente gratuiti, mirati a personale che lavora alla produzione e somministrazione di cibi: ristoratori, albergatori, panificatori, gelatai, titolari di rosticcerie e così via.
    “Perché anche la creazione di una rete di locali in cui sia possibile mangiare anche per i celiaci, migliora notevolmente l’immagine turistica di un territorio”.

    Francesco Barone