Home Cultura Canta che ti unisci. I dieci anni della corale

Canta che ti unisci. I dieci anni della corale

Amore per la musica, desiderio di lodare Dio attraverso il canto. E un’intonata amicizia capace di legare generazioni diverse. Sono i tre elementi che – opportunamente mixati – sono all’origine della Corale “Nostra Signora di Fatima”, che festeggia i primi dieci anni di attività. Due lustri caratterizzati da tante iniziative.
Nata nel 2001 per curare l’animazione musicale liturgica nella chiesa di Rivabella di Rimini, la formazione conta oggi una cinquantina di elementi (dai 16 agli 80 anni) e un repertorio che spazia dalla polifonia classica alle melodie più moderne. Loris Tamburini, classe 1964, insegnante di economia aziendale e grande appassionato di musica, da sempre dirige la Corale.
Com’è scaturita l’idea di una corale polifonica nella realtà parrocchiale?
“A tredici anni iniziai ad accompagnare con la chitarra qualche brano della liturgia. Da quel momento sono sempre rimasto affascinato ed entusiasta di poter lodare Dio con questo ruolo privilegiato. I diversi tentativi di dar vita ad un coro polifonico in parrocchia davano risultati solo per brevi periodi.
Nel 2001 la svolta: in parrocchia avevo un coro di una quindicina di bimbi con cui animavo la liturgia delle 9.30. Ogni domenica si aggiungeva qualche mamma o qualche giovane fino a che, provando per l’intera estate, esordimmo con il primo concerto, a Natale. Un ricordo indimenticabile, mi emoziono ancora riguardando le foto”.
Tamburini, cos’è un coro?
“Una famiglia composta da persone giovanissime e non, che hanno voglia di condividere dei momenti. Animiamo tutte le liturgie domenicali, proviamo il giovedì sera, facciamo concerti, partecipiamo a rassegne e condividiamo gite, passeggiate in montagna, cene. Centotrenta appuntamenti l’anno, in pratica ci vediamo mediamente ogni tre giorni”.
Perché cantare in coro?
“Cantare in coro educa al rispetto degli altri, è esercizio di pazienza e umiltà. Cantare in coro vuol dire fondere in armonia le diverse individualità, armonizzarsi con il gruppo, acquisire senso di responsabilità, rispetto e collaborazione. Cantare in coro significa pregare insieme. Logica conseguenza è il servizio alla comunità, in primo luogo liturgico: per questo accompagniamo la S. Messa domenicale delle 10.30 a Rivabella.
Parlando di coro non si può fare a meno di parlare di vocalità, di tecnica, di repertorio, ma tutto è funzionale al nostro stare insieme e al lodare Dio”.
Attraverso un repertorio.
“Il nostro repertorio spazia dalla polifonia classica del ’500 a melodie più moderne e ritmi che come gli spirituals. Linguaggi musicali diversi tra loro che hanno la lode a Dio come comune denominatore”<+testo_band>.
Il vostro curriculum è chilometrico.
“La presenza del coro per l’animazione liturgica, con i suoi alti e bassi, c’è sempre stata. L’attività concertistica iniziata nel 2005 conta un centinaio di concerti. Tra l’altro abbiamo animato liturgie nelle Basiliche di S. Francesco d’Assisi, del Santo di Padova e nel Duomo di Rimini, nella chiesa del S.S. Sudario a Torino in occasione dell’ostensione della Sacra Sindone, nella Basilica di Santa Rita da Cascia, e nella Basilica di Venezia. Organizziamo la Rassegna «Il canto come preghiera» a Rivabella (otto edizioni) e partecipiamo a «Voci nei Chiostri». Dal 2007 proponiamo il suggestivo concerto in riva al mare all’alba di Ferragosto. E abbiamo cantato perfino a Stoccolma (Svezia) e a Wroclaw (Polonia). In occasione del decimo anniversario, la corale si è esibita sul Monte Bianco sui passi di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI”.
C’è un sogno nel cassetto?
“Veder crescere il coro di bambini «Bianche armonie”: lo ritengo importante sia da un punto di vista sociale che religioso”.
I prossimi appuntamenti?
“Il 18 dicembre saremo a Monza, il 22 dicembre a Rivabella per il concerto di Natale, con la soprano danese Lykke Anholm. Infine, il 21 gennaio a Massalombarda per una rassegna”.

a cura di Tommaso Cevoli