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Arnie in allarme: arriva la vespa killer

Gli apicoltori riminesi in trincea: c’è da difendersi da un killer che fa stragi ovunque e rischia di compromettere arnie e raccolti. Non bastava il meteo umbratile che a macchia di leopardo ha bersagliato una provincia e una vallata, la Valmarecchia, con una produzione di miele colata a picco. L’allarme ora viene dal cielo e nonostante le piccole dimensioni (circa 30 cm) e l’aspetto innocuo da calabrone, ha l’istinto del predatore. Scientificamente conosciuta come vespa velutina, la vespa killer è asiatica d’origine, ma nel BelPaese sbarca dopo aver già messo a ferro e fuoco la Francia, dov’è sbarcata nel 2004 tramite un bonsai.
“Secondo gli esperti, queste vespe non erano ancora entrate nei nostri confini, purtroppo la loro presenza è già stata registrata sul nostro territorio” assicura Luciano Martelli, apicoltore di San Lorenzo in Correggiano. Nelle sue tre arnie sulla collina a cavallo tra Rimini e Riccione, Martelli ha già catturato e ucciso alcuni esemplari del terribile killer con le ali che rischia di mettere in ginocchio un intero settore.
Grandi all’incirca come un calabrone, i terribili imenotteri non sono molto aggressivi nei confronti dell’uomo (anche se in Francia hanno causato la morte di un uomo), mentre sono letali per le api. La vespa asiatica attende la varco l’ape comune, la blocca e la trascina sul ramo di un albero: qui la uccide, la fa a pezzi, e infine, ne divora il torace o la porta al nido per nutrire la propria progenie. “Non bastava il maltempo, le piogge abbondanti e il vento – prosegue Martelli – ora ci si mette anche la vespa predatrice”. Dai cugini d’Oltralpe ha già fatto una strage di api operai, mettendo in crisi le regine che, senze operaie, non hanno né nutrimento né acqua. In Oriente le api hanno preso le contromisure e il problema non è più così grave: quando le api avvistano una vespa killer, si buttano tutte addosso al nemico, formando un gomitolo che lo soffoca. Questa tattica chiamata “palla di fuoco” purtroppo è sconosciuta all’ecosistema italiano.
Di fronte ad una tale piaga, gli apicoltori non stanno con le mani in mano. Alcuni di loro hanno messo a punto una trappola per catturare le vespe killer. Una strategia semplice: basta una bottiglia di plastica da 1.500 cl vuota riciclata, tagliata in due parti e riempita di birra oppure con una miscela di acqua, zucchero e aceto. Altri apicoltori consigliano per catturare, vespe e calabroni che sono carnivori, di inserire nelle trappole il pesce avariato. La trappola va appesa al lato sud-est degli alberi a circa 2 mt da terra, una ogni 500 mt quadrati circa. “Ne ho già catturate alcune – assicura Martelli che ha già sperimentato la trappola – , alcune morte altre vive. Svolazzano su tigli e meli, pedinano le api operaie davanti all’arnia e poi le attaccano”.
Lo spauracchio della vespa cinese si assomma a quello della varroa, il parassita con il più pronunciato impatto economico nell’industria dell’apicoltura. Varroa destructor è un acaro parassita esterno, che attacca le api Apis mellifera e Apis cerana. Una grande infestazione di acari porterà alla morte della colonia, di solito tra la fine di autunno e l’inizio della primavera. Per evitare questo disastro, gli apicoltori sottopongono le api ad un trattamento diverse volte l’anno. Un nuovo pericolo è segnalato sulle coste della Calabria. Un dannoso scarabeo è attraccato al porto di Gioia Tauro “e se dovesse risalire la penisola – mette in guardia Angelo Dettori, presidente dell’associazione Apicoltori RN MF (riminese e del Montefeltro) – metterebbe a serio rischio gli alveri nella prossima primavera”.

Paolo Guiducci