“Andate a scoprire il mondo!”

    Il “Carisma” della notorietà più della parola e dei mezzi tecnologici. Così don Antonio Mazzi, Paolo Crepet e Marco Castoldi, alias Morgan, hanno saputo affascinare i giovani presenti alla XXXV edizione delle Giornate internazionali di studio, organizzate dal Centro Pio Manzù, nel corso del Convegno La potenza nomade. Valori, illusioni, speranze della gioventù errante.
    Il sacerdote don Antonio Mazzi, fondatore della Comunità Exodus, lo psichiatra Paolo Crepet e il musicista Morgan, invitati a confrontarsi sui linguaggi giovanili, hanno sfoderato tutta la loro “autorevolezza” per lanciare “suggerimenti” al pubblico giovanile presente nella sala del Teatro Novelli di Rimini.
    Sul banco degli imputati il mondo degli adulti e ai giovani un invito ad allargare gli orizzonti.
    “I modelli con cui si confrontano i giovani non sono tutti positivi, soprattutto quelli politici. – denuncia l’eclettico Morgan – Che colpe hanno i giovani se vedono programmi realizzati da persone che hanno tutt’altro fuorché dei buoni intenti? La televisione è fatta da gente che ama il dio denaro, il mondo è controllato da persone che amano il dio denaro e le guerre vengono fatte per questo. Essi subiscono questa realtà”.
    E rivolgendosi direttamente ai presenti, Morgan così li sprona:
    “Siate, invece, liberi e creativi, non cercate il potere che vuol dire controllare gli altri, ma valorizzate la potenza che è in voi. Questo significa usare bene le proprie facoltà, avere delle idee. La morte di cui ho paura è la morte delle idee, quella che vediamo quando accendiamo la televisione, quella che ascoltiamo quando accendiamo la radio”.

    “Andate a scoprire il mondo. – urla a gran voce don Mazzi – L’adolescenza è il tempo della libertà, dell’irruenza, dell’indipendenza. Uscite dalle logiche del consumismo e andate a conoscere il mondo per avere quelle sensibilità straordinarie che ha solo chi gira il mondo. Non abbiate il complesso dello stipendio. Perché dovete dipendere dai soldi?
    Sono triste quando vedo che siete castrati da questa società, che girate avanti e indietro per le vie principali del vostro paese o città, perché non avete un progetto
    ”.
    Cosa vuol dire oggi girare il mondo?
    “Stare 7-8 anni in Africa a vedere cosa significa povertà e non avere diritti. – sottolinea don Mazzi – Tornate ad essere «nomadi», fate della «strada» l’abitazione per riscoprire le capacità di emozionarvi e soddisfare il vostro bisogno di amore, di amicizia e di giustizia. Il popolo ebraico è diventato popolo nel momento in cui è uscito dalla sua dipendenza, ha attraversato il deserto ed è andato verso la liberazione. Noi non siamo più figli dell’esodo, ma figli dei due bagni, dei tre telefonini, di Miami d’estate e della pizza d’inverno. Tutto questo mi rende triste perché questa società non ha grandi sogni. Le istituzioni sono vuote perché non c’è più dentro la potenza del carisma, ma è rimasto il potere. Tocca a voi giovani sostituire il potere con la potenza”.
    Chi ha saputo fare della “strada” la sua università è Emerson Gattafoni, autore e regista di numerosi documentari di viaggio; relatore e testimone di una vita spesa diversamente dalle solite logiche che la società propone. Egli, attraverso la professione, è stato capace di promozione sociale nei confronti delle popolazioni del Terzo mondo, ha realizzato progetti umanitari come “Roadway for Africa”, un ospedale viaggiante per il continente africano, ed è stato un aiuto concreto per i bambini tibetani.

    Essere nomadi non è facile perché significa uscire dal rassicurante provincialismo.
    “C’è una sorta di accordo tra genitori e figli, tra adulti e giovani. – evidenzia Paolo Crepet – Nel senso che noi adulti-genitori abbiamo offerto di comprarli, loro ci sono stati e in cambio di un po’ di soldi e un po’ di sicurezza hanno rinunciato alla libertà. Per essere nomadi bisogna faticare mentre i giovani, complici i genitori, si sono «accomodati sul divano». Nomadismo significa passione. Inevitabilmente, per avere delle passioni ci vuole desiderio. Noi abbiamo pensato una cosa terrificante che si chiama «come uccidere il desiderio». È facile basta dare tutto ad un bambino. Se dai tutto ad un bambino gli togli il desiderio, cioè la sua macchina fantastica, lo accechi. Sono quei genitori che quando un bambino chiede dieci cose a Babbo Natale gliene danno dodici”.
    Questo cosa vuol dire?
    “Che il desiderio non produce passione e la passione non produce libertà. Ricordate: tutto quello che è comodo è stupido. Le passioni costano perché sono tagliate su di te e rimangono tutta la vita. Le passioni non si quotano a Wall Street, non le prendi, non le acquisti e non le perdi, o ce le hai o non ce le hai”.
    Non si può essere nomadi se si ha paura. Il coraggio te lo deve insegnare il maestro.
    “Egli non è uno che si fa dare del «tu» dai ragazzi perché conosce la giusta distanza nell’educare, quell’autorevolezza che si conquista con uno sguardo. Il grande maestro è quello che non fai fesso, quello che ti aiuta nei momenti difficili, ma non ti coccola in quelli facili”.

    Francesco Perez