Al via un lungo anno scolastico

    “Instabilità de l momento. Tempi duri. Futuro imprevedibile. Ci aspettano momenti ardui”. Alla giornata che città, istituzioni e dirigenti scolastici della provincia hanno organizzato per introdurre al nuovo anno scolastico i toni sono stati questi. Dal presidente della Provincia Stefano Vitali, passando per gli assessori alla scuola, e i dirigenti gli umori sono al ribasso e la descrizione dei problemi al rialzo. Dalle infrastrutture, al caro libri passando per le nomine dei professori e le classi sovraffollate. Unici imputati, loro: i tagli. Sullo sfondo rimane un atteggiamento che oscilla tra il propositivo e il rassegnato, per la serie: “La situazione è questa, rimbocchiamoci le maniche e vediamo cosa fare”.
    I numeri ci sono. Al 2 settembre si registrano 39.852 studenti nelle scuole statali suddivisi in 1745 classi; cui si aggiungono circa 8mila studenti alle paritarie. Numeri in crescita se si confrontano con quelli dell’anno scolastico 2010/2011 (37.728 studenti alle statali). Che le cose andassero verso questa direzione – per ogni ordine e grado – si era già compreso a febbraio, data ultima per iscriversi all’anno scolastico che si accinge ad iniziare. Già allora si parlò di 2900 nuovi alunni alle superiori (preferenza per i licei, 49% del totale, 1310 iscrizioni) e di classi che dal 2009 al 2010 passavano da 20 a 25 alunni (per le primarie non statali). Con un ulteriore problema, per le primarie, segnalato anche da Agostina Melucci, dirigente dell’Ufficio Scolastico provinciale, legato all’impossibilità di soddisfare tutte le richieste di “rientro” per le scuole d’infanzia. “Da anni non riusciamo a soddisfare tutte le richieste di tempo pieno. Quest’anno restano fuori 15 classi di scuola primaria. Nelle nostre scuole solo il 20% ha il tempo pieno (in regione, Rimini, è la provincia con il tasso di tempo pieno più basso, ndr)”. Colpa dei tagli, anche in questo caso, che ci ha fatto rinunciare a 76 insegnanti nell’ultimo anno (170 in due anni). Ma la vera bestia nera di questa prima campanella è la questione infrastrutture. Le scuole sono veri e propri cantieri a cielo aperto con questioni che non accennano ad essere risolte. L’ultima ad entrare nel club di “quelle da rifare” sono le Ferrari con un cornicione (lungo tutto l’edificio e che attraversa anche la rampa dei disabili) inesistente già dallo scorso anno e che ancora nessuno ha riparato. Mentre rimane invariata la situazione del liceo linguistico e delle scienze sociali Valgimigli a Viserba, con i lavori fermi da anni (investimento di 9milioni di euro) e gli studenti a fare lezione nei container in vicolo Santa Chiara e in altre zone della città (via del Pino, via Farini, via Brighenti e corso d’Augusto). Alle Panzini, poi, ci sono quelli della Borghese (chiusa alla fine dell’ultimo anno scolastico), non tutti però! Sei classi, infatti, sono state dislocate in via XX settembre nell’edificio delle scuole elementari. E varie altre questioni lasciate in sospeso. “Ma non si può dire che non ci impegniamo sugli investimenti alle infrastrutture”. A parlare è Meris Soldati, assessore alla Scuola della Provincia, forte delle classifiche nazionali. Infatti: “Nell’ultimo rapporto nazionale redatto dal Ministero sulla qualità della scuola, la provincia di Rimini risulta settima (seconda in regione). Mentre si attesta intorno ad un meritevole quindicesimo posto rispetto a investimenti fatti da province e comuni capoluogo”. Ottimi risultati, quindi. In definitiva c’è chi sta peggio di noi, ma questo nessuno lo ha mai messo in dubbio. Troppe questioni, però, rimangono ancora problematiche in un settore, come quello dell’istruzione, troppo importante. Questo lo sanno tutti. Questo lo hanno riconosciuto tutte le istituzioni al tavolo dei saluti, ma ritornando al già detto: “la situazione è questa, rimbocchiamoci le maniche e vediamo cosa fare”.

    Angela De Rubeis