Home Sport Addio Carasso, storico dirigente della pallacanestro riminese

Addio Carasso, storico dirigente della pallacanestro riminese

Ha fatto la storia del Basket Rimini, per 40 anni come dirigente del sodalizio biancorosso. Domenica scorsa se n’è andato all’età di 81 anni Gianmaria Carasso, uno dei volti più noti della palla a spicchi di queste latitudini.
Bancario di professione, ha dato il meglio di sé dietro alla scrivania in qualità di dirigente, dopo un breve – e nemmeno troppo significativo – passato in campo da giocatore nelle fila della Victoria San Giuliano.
Nei panni del general manager, fu attento ai bilanci e ai colpi di mercato: tra i tanti, la cessione di Roberto Terenzi a Brescia (650 milioni più il prestito di Coppari), Zampolini acquistato a 350 milioni e rivenduto a Pesaro per una cifra nettamente superiore, la cessione fantasmagorica di Myers alla Fortitudo Bologna.
Medaglia d’oro del Coni come dirigente sportivo, con Carasso Rimini volò in A1 e perfino in Coppa Korac. fece in tempo ad applaudire il figlio (minore) Paolino nel ruolo di head coach capace di portare in salvo Rimini nella massima serie, poi nell’estate del 2000 Carasso senior si chiamò fuori, per divergenza di vedute con la proprietà Capicchioni. Lasciò il basket da dirigente e lasciò anche il Flaminio, per ritornare negli ultimi tempi a seguire le sorti biancorosse del nuovo progetto Rinascita, del quale l’artefice principale è il figlio Paolino.
Alla famiglia – la moglie, i figli Antonio e Paolo, nuore e nipoti – le più sentite condoglianze di tutta la redazione de ilPonte e del periodico di pallacanestro riminese Tap in.

 

Anche il sindaco di Rimini ha inteso commentare la scomparsa di Carasso.
“Una città non è fatta solo di muri, monumenti, strade, ostacoli fisici che ogni giorno invadono il nostro sguardo. – ha scritto Andrea Gnassi – Una città è costruita sui sentimenti e sule emozioni, sulle storie delle persone, su ciò che sappiamo di noi e degli altri. Può rovinarsi un muro, può invecchiare un monumento ma la ricchezza dell’uomo, quello che ha fatto e dato per la sua comunità, rimane sempre intatto e luccicante.
La vita di Gianmaria Carasso – prosegue il ricordo del dirigente, il primo cittadino riminese – ha intersecato da protagonista l’epopea dello sport e della pallacanestro riminese. Caratterialmente sanguigno, burbero ma capace di enormi slanci di affetto e umanità, dal punto di vista strettamente tecnico è stato uno dei dirigenti che più hanno contribuito a fare grande il basket italico dagli anni Settanta in poi. Anche quella di Gianmaria è stata la storia di un ‘provinciale’ che, in forza di passione e competenza, ha saputo parlare un linguaggio universale . E non capita di rado da queste parti. Proprio la provincia è stata la linfa vitale del boom della pallacanestro tra gli anni Settanta e Ottanta, con veri e propri miracoli sportivi che si chiamavano Rimini, Cantù, Varese, Mestre, la stessa Bologna che tracciarono il percorso per campioni, grandi vittorie, il successo di questo meraviglioso sport, la passione popolare che riempiva e incendiava ognuna di queste piazze. Carasso ne fu interprete perfetto, con il gusto di un carattere allo stesso tempo spigoloso e rotondo e l’occhio competente per scoprire fuoriclasse e generazioni indimenticabili di atleti locali, usciti da un vivaio leggendario.
Oggi, che non c’è più, – la chiosa di Gnassi – di Gianmaria Carasso resta intatta e luccicante l’energia, che non è solo quella dei ricordi. E’ presente con la stessa forza irridente nel palazzetto, nelle palestre, nei playground in spiaggia o al parco. E di lì non si muoverà mai”.