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I 50 anni del primo Scudetto

BASEBALL. I ‘ragazzi’ del 1975 si sono ritrovati a cena per ricordare quella fantastica stagione

Tanti abbracci, tanti sorrisi e, soprattutto, tanti aneddoti nel ripercorrere quel campionato targato Cercosti. La dimenticanza delle istituzioni

1975, l’anno dello scudetto

I ‘vecchi ragazzi’ sono tornati. Non sul diamante, d’altronde non è più tempo di lanci e battute, ma con le gambe sotto il tavolo per celebrare – più che doverosamente, visto che a livello istituzionale qualcuno se ne è dimenticato – il primo, storico scudetto del baseball riminese, impresa che risale al 1975, giusto mezzo secolo fa. Un’annata memorabile, che favorì il boom del ‘batti e corri’ dalle nostre parti, con lo stadio – allora ancora dotato di tribune in tubi innocenti, solo nel ‘78, in occasione dei mondiali, si sarebbe dotato di una struttura in cemento armato – che si riempiva sempre di più, settimana dopo settimana, questo grazie ai risultati di quegli splendidi Pirati. I ‘vecchi ragazzi’, appunto, che proprio in prossimità della ricorrenza hanno pensato bene di ricordare quei momenti.

I cinquant’anni dal trionfo della Cercosti – questo era lo sponsor – cadono infatti il 2 novembre, data piuttosto insolita in uno sport che si nutre di sole, di caldo. Ma in quel lontano ‘75 il meteo fu davvero inclemente, con la squadra riminese che si trovò a posticipare di continuo quel recupero contro la Derbigum Bologna, seconda realtà della città felsinea dopo l’allora Canonier Fortitudo.

Quel 2 novembre sotto la pioggia

E anche in quel remoto 2 novembre, tanto per cambiare, il cielo perennemente grigio rovesciava pioggia. Ma gli arbitri avevano un imperativo, quello di far disputare a tutti i costi l’incontro, almeno fino al termine della quinta ripresa, così che il match si potesse ritenere omologato. E tra uno scroscio e l’altro, sul diamante ‘Gianni Falchi’ di Bologna la gara si concluse con un 4-0 a favore dei riminesi, che segnarono 4 punti al primo assalto, dopo di che fecero veramente di tutto per velocizzare il più possibile la partita, compreso andare volutamente strike-out dal secondo inning in poi. Si vedevano così Orrizzi e compagni girare senza troppo criterio la mazza, per evitare magari che un acquazzone più robusto non trasformasse il campo in un inagibile pantano, provocando un altro, insostenibile rinvio. E l’impresa riuscì, con gli arbitri che decretarono immediatamente la fine della contesa non appena, alla ripresa numero 5, si materializzò la terza eliminazione sull’attacco bolognese. Poi, bagnati fradici, i giocatori srotolarono una bandiera tricolore per il rituale giro di campo tutti assieme, mentre dagli spalti tanti aficionados di fede riminese festeggiavano il titolo appena conquistato dai propri beniamini.

Una vittoria che non era certo scritta, prevista alla vigilia, anche perché solamente la stagione prima la Cercosti aveva chiuso le proprie fatiche al quinto posto. Ma in quel magico 1975 tutti i tasselli andarono al loro posto, con i Pirati che si resero protagonisti di un’irresistibile cavalcata: 46-13 il record finale – già, ci sarebbe stata anche un’altra gara da recuperare nella remota eventualità di una sconfitta quel 2 novembre –, con Parma, Fortitudo Bologna e Nettuno lasciate alle spalle.

I nostri campioni

Un gruppo, quello riminese, peraltro molto giovane, sia per quel che riguarda i rinforzi d’oltre oceano (22 anni Mike Romano, 23 Eddy Orrizzi, 25 James Mansilla, 26 Tony Russo, solo per citarne alcuni), sia per lo zoccolo duro ‘indigeno’ (20 anni Franco Vandi e ‘Wally’ Zangheri, 21 Claudio Di Raffaele, ben 13 vittorie sul monte di lancio in quella stagione; e ancora 22 Riccardo Berlini e ‘Mimmo’ Ricciotti, 23 Gilberto Grassi e Paolo Janni), per non parlare del gruppo under 19, visto che in quel campionato – articolato su tre partite in ogni fine settimana contro la stessa squadra – nel terzo incontro era obbligatorio schierare quattro baby, compreso il lanciatore (e qui a spartirsi la ‘collinetta’ c’erano Angelo Martinini e Sergio Schirripa). E tanti di quei giovani hanno potuto riabbracciarsi qualche sera fa, in un nostalgico – e al tempo stesso divertente – amarcord, tra aneddoti (Romano ha raccontato la sua personale odissea per approdare la prima volta a Rimini in treno, Mansilla si è trovato a sua volta leggermente sperduto quando ha dovuto raggiungere la per lui sconosciuta San Marino), ricordi di trasferte, con quei ‘gioiosi’ assalti agli autogrill, e naturalmente brindisi. I ‘vecchi ragazzi’ con le tempie ingrigite hanno potuto fare un tuffo in un passato meraviglioso, in quell’annata che aprì poi un periodo d’oro del ‘batti e corri’ cittadino, movimento che avrebbe portato in bacheca altri 12 scudetti e 3 Coppe dei Campioni. E qualcuno, come Tony Russo e James Peretti dagli States, si è fatto ugualmente vivo attraverso una video chiamata. Per rivedere quelle facce ancora una volta, per rinsaldare ulteriormente legami che hanno resistito benissimo all’usura del tempo. In alto i calici, dunque, per questi eterni Pirati.

Alberto Crescentini