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Che fai tu, luna, in ciel?

La guerra dei topi e delle rane © Zani-Casadio

 

 

Prodotta dal Teatro Alighieri di Ravenna una fiaba musicale tratta dal poemetto Paralipomeni della Batraconiomachia di Giacomo Leopardi

RAVENNA, 18 dicembre 2017 – L’Italia non ha una grande tradizione di opere dedicate ai ragazzi: da noi non hanno mai avuto luogo esperimenti come quelli di Orff a Monaco negli anni trenta del novecento, né sono esistiti quei presupposti che in Inghilterra fornirono ispirazione a Britten a metà del secolo scorso. Eppure ogni tanto qualcosa si muove: dopo il successo ottenuto con Il viaggio di Roberto tre anni fa, il Teatro Alighieri di Ravenna ha commissionato una nuova opera – o meglio, una “fiaba musicale in un atto” – incentrata sui Paralipomeni della Batraconiomachia, il poemetto satirico scritto da Giacomo Leopardi durante gli anni trascorsi a Napoli e portato a termine, poco prima di morire, nel 1837.

Il grandissimo poeta, dietro alla contesa fra Topi e Rane (dove s’inseriscono anche i Granchi), disegna un’allegoria del velleitarismo dei napoletani (rappresentati come topi) e dei loro tentativi d’insurrezione, costretti a misurarsi con il potere borbonico e del papato (le rane), chiamando in causa anche l’assolutismo asburgico (i granchi). La riscrittura del testo e l’adattamento librettistico è di un navigato uomo di teatro – attore, regista e drammaturgo – come Giampiero Pizzol, che nello spettacolo si è ritagliato anche il ruolo di narratore, mentre le musiche, concepite per orchestra di fiati, sono del compositore forlivese Alessandro Spazzoli, che non ha paura di lasciare trasparire citazioni del grande repertorio operistico e di musica da film, o addirittura leggera, mixandole con echi jazzistici.

Dura poco più di un’ora La guerra dei topi e delle rane: un tempo che scorre in modo piacevole anche per gli adulti, grazie al contributo di tutte le componenti coinvolte. In primo luogo i quattro giovanissimi interpreti (Julie Cassanelli, Elena Faggi, Francesco Faggi, Giovanni Petrini), sempre disinvolti, sicuri nel canto e in scena, poi il Coro dell’Istituto Verdi di Ravenna (diretto da Antonio Greco), cui si sono aggiunti episodicamente i bambini seduti nelle prime tre file dell’Alighieri, così come l’Orchestra dei Giovani di Ravenna, che comprendeva gli allievi del Liceo Musicale Statale e dell’Istituto Musicale Masini, entrambi di Forlì, ben coordinati – davvero lodevole l’intonazione degli ottoni – dal sassofonista Stefano Pecci.

La guerra dei topi e delle rane ©Zani-Casadio

Molto bello lo spettacolo di Daniela Piccari, realizzato con pochi elementi scenici di notevole suggestione: efficacissima, ad esempio, la trovata di rappresentare le ali dei pipistrelli con ombrellini neri pieghevoli che si aprono e si chiudono. Determinante il contributo dei video di Stefano Bisulli: non forniscono sono lo scenario in sostituzione dei consueti fondali dipinti, ma realizzano animazioni fra il cartone animato e la graphic art, parlando un linguaggio immediatamente riconoscibile dai giovanissimi spettatori. Inutile dire che, data l’età, il pubblico non avrà forse colto tutte le sfumature del sottotesto leopardiano: seguiva però con il fiato sospeso, affascinato da immagini colorate e bellissime. Su tutte occhieggiava la Luna, perché Leopardi, che aveva cominciato la sua attività letteraria proprio con uno scritto di astronomia, torna in più occasioni al primo amore, come nel Canto notturno di un pastore errante, evocato dall’adattamento di Pizzol.

Successo pieno. Fa un curioso effetto vedere un pubblico di soli bambini (ce ne sono alcuni talmente piccoli che quasi scompaiono entro le poltrone dell’Alighieri) o dover interagire con i vicini di posto, vivaci scolaretti di terza elementare, ma la vista induce al buon umore e all’ottimismo, aprendo qualche speranza per il futuro. Del resto, saranno loro il pubblico di domani.

Giulia Vannoni