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Smog, i “cento giorni” grigi di Rimini

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Cento giorni di smog: anche a Rimini tira una brutta aria. Lo scorso dicembre è stato un incubo. Colpa di un tempo inusuale dove le piogge sono state scarsissime e i venti molto deboli. Gli sforamenti delle polveri sottili (PM10) sono stati, nel mese, 18 contro i 9 del dicembre  2014.
Ma come è andata nell’intero arco dell’anno? Solitamente Arpa, l’organo pubblico che monitora l’ambiente, esce in estate con un report sulla qualità dell’aria dell’anno precedente. ilPonte anticipa i tempi elaborando i dati dell’agenzia regionale e mettendo assieme i vari bollettini del 2015 (non solo relativi al PM10 ma a tutti i fattori inquinanti) per capire “che aria tira” in Riviera. Quello che vi stiamo per mostrare è dunque un resoconto in esclusiva.

I dati. Se la concentrazione media annuale di PM10 registrata dalla centralina Flaminia di Rimini è da un decennio in lieve e costante decrescita, a preoccupare gli esperti è il numero di superamenti annui della soglia giornaliera stabilita dalle normative europee. La quantità di giornate dell’anno con troppo smog, infatti, è tornata ad aumentare nel 2015 dopo un quadriennio di “felice” decrescita. Felice per modo di dire visto che il loro numero è sempre oltre il limite.
Nell’anno di questa inversione di tendenza abbiamo anche contato nel Comune capoluogo 97 giorni di indice della qualità dell’aria in zona rossa. Tale rilevazione comprende tutti i principali inquinanti della zona: polveri sottili, biossido di azoto e ozono. Per quasi un terzo dell’anno appena archiviato, l’aria di Rimini è stata tutt’altro che fresca brezza marina.

Luglio il mese peggiore; l’aria cattiva ha spirato per quasi tre settimane. A seguire, maglia nera anche per dicembre e gennaio, con 15 e 11 giorni rispettivi da bollino rosso. Dicembre è stato in particolare nocivo per le polveri più fini (il PM2,5), quelle che – come ricordano i medici a ilPonte – sono responsabili di mutazioni genetiche nell’uomo e sono dannose soprattutto per le donne incinta. Per un terzo di quel mese, l’inquinante ha raggiunto punte allarmanti. Solo in quattro date l’aria è stata giudicata “buona” dagli osservatori di Arpa, tutte tra Natale e San Silvestro, il periodo della chiusura di scuole, uffici, stabilimenti industriali e della conseguente riduzione del traffico automobilistico. I mesi migliori? Aprile e Settembre. Piogge e venti contribuiscono a ripulire l’atmosfera.
Dicevamo che la media annuale di PM10 ha sempre rispettato le normative, seppure ogni anno si presentino puntualmente troppi picchi giornalieri. Dunque, se da un lato le giornate con poche polveri sottili riescono ad abbattere la media, dall’altro quelle incriminate raggiungono livelli critici. La stazione Flaminia è stata la quarta “più inquinata” di tutta la regione nel 2015. Un dato positivo è che, in tempi recenti, solo il 20 per cento della popolazione dell’Emilia-Romagna risiede in aree con quantità di polveri oltre il limite, mentre nel periodo 2009-2012 si attestava fra il 50 e il 70 per cento.

Se nel 2010 – data dell’ultimo rilevamento del Ministero della Salute – in provincia di Rimini più di 200 persone sono morte per malattie correlate all’inquinamento atmosferico (soprattutto a causa del PM2,5), nel 2020, alle condizioni attuali, si prevede un aumento di decessi di quasi un centinaio di unità, con un costo per il sistema sanitario – secondo l’OMS – di diversi milioni di euro. Se solo si rispettassero le normative senza mai sforare i limiti di legge, e si decidesse di abbattere gli inquinanti del 20% come pianificato dall’Europa, vivrebbero ogni anno 150 riminesi in più.
Mirco Paganelli