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San Nicolò al porto, otto secoli di storia

La storia della chiesa di San Nicolò al Porto di Rimini inizia lontano nel tempo. Il 20 aprile dell’anno 1087 una spedizione di marinai baresi riesce ad asportare le reliquie di S. Nicola dalla omonima chiesa di Myra, l’attuale Dembre nel sud della Turchia, dove il santo era vissuto tra III e IV secolo d. C. Nell’estate del 1177, un misterioso vescovo tedesco di nome Gulto, di passaggio a Bari, probabilmente di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa, riesce a trafugare una parte delle reliquie di S. Nicola, l’omero sinistro. Dopo una sosta a Rimini il veliero che deve riportare il prelato verso casa non riesce più a riprendere il largo. Ogni volta che prova a uscire dal porto venti avversi lo sospingono indietro anche se prima il mare era calmo. Interpretando questi eventi come espressione di una volontà superiore, il vescovo, confessato in lacrime il furto, depositò la reliquia sull’altare della chiesa oratorio di S. Lorenzo che era fuori dalle mura frequentata dalla marineria. Dopo questo avvenimento straordinario, il titolo della chiesa cambiò da San Lorenzo a San Nicolò (Nicolò è una forma contratta del nome in latino Nicolaus). Nell’anno 1338, la Congregazione dell’Ordine Benedettino dei Frati di Pietro del Morrone (chiamati poi Celestini), fonda a Rimini un suo convento. Fu concesso ai monaci di stabilirsi nella zona a mare della città, al di fuori delle mura edificate da Federico II di Svevia negli anni attorno al 1240. Non sappiamo se i Celestini una volta giunti a Rimini abbiano utilizzato come loro chiesa quella di San Lorenzo, divenuta poi di San Nicolò, o ne abbiano edificata una ex novo assieme al convento. Per una fortunata circostanza l’Archivio Storico Parrocchiale della Chiesa di San Nicolò al Porto è tornato di recente in possesso di una mappa della chiesa trecentesca che documenta la sua ultima fase costruttiva tra 1797 (Soppressioni napoleoniche) e 1863, quando la chiesa fu demolita anche se non completamente. La facciata era rivolta verso sud-ovest cioè verso monte. La pianta della chiesa era rettangolare, unica la navata. Lato porto canale la chiesa confinava con il possente campanile che è molto probabile fosse inizialmente una torre di difesa della città, utilizzata anche come faro. Lato Pesaro, sporgeva dal corpo della chiesa una cappella che era dedicata alla Madonna. La chiesa aveva due ingressi laterali (lato porto) dato che, non sappiamo quando, contro la facciata fu costruito un edificio di altra proprietà. La tendenza a riminizzare era presente nella nostra città anche nei secoli passati. Poco sappiamo su come era fatto il monastero dei Celestini, non essendo in possesso di alcuna immagine attendibile dell’alzato. Nel Catasto Calindri (1762-1766) nel foglio “Orti di Marina” appare come un lungo edificio disposto perpendicolarmente rispetto alla chiesa.
Pochi anni dopo il loro arrivo i padri Celestini abbellirono le 4 vele della volta a crociera dell’abside con un ciclo di affreschi della Scuola Riminese del ‘300 che ha per tema episodi dal Libro della Genesi. I dipinti vennero alla luce nel 1925 durante lavori di ristrutturazione della canonica promossi da don Giovanni Campana. Il restauro degli affreschi ebbe vicende piuttosto sfortunate, la guerra interruppe i lavori avviati dal prof. Nave. Nel dopo guerra, ad un restauro eseguito poco bene, è seguita una lunga fase di oblio, che dura tuttora, in cui gli affreschi sono stati lasciati inspiegabilmente ad un destino di progressivo deterioramento nonostante sollecitazioni e lettere di intenti. Nella metà del ‘400 la chiesa venne abbellita da un crocifisso di pregevole fattura che orna l’abside della chiesa attuale. È l’unico dipinto, a parte gli affreschi, che si è salvato dalle distruzioni e dispersioni dell’ultima guerra, ignoto l’autore. Al 1546 risale una lapide trovata da poco tempo (2001) al IV piano del campanile, forse a testimonianza di lavori fatti fare da un priore, Vincenzo da Ravenna, non sappiamo quali. Nel 1630 nel corso dell’epidemia di peste, che per fortuna a Rimini non arriverà, il convento diventa temporaneamente il lazzaretto della città. Il 6 luglio 1797 si diede effetto a Rimini alla legge napoleonica di Soppressione degli ordini monastici, nell’elenco dei monasteri da chiudere, tempo 3 giorni, c’è anche quello di “San Nicolò de i Monaci Celestini sul Porto”. Il 23 agosto 1797 nasce la Parrocchia di San Nicolò, primo parroco don Michele Turchi. Nei primi decenni dell’Ottocento la chiesa inizia a mostrare tutti i secoli che ha alle spalle, il progressivo interramento la predispone facilmente ad allagamenti. Nonostante lavori di restauro e di rialzo del campanile (1825) e di rifacimento della pavimentazione nel 1837, si decide ad un certo punto per la costruzione di una chiesa nuova. I lavori di demolizione iniziano il 17 gennaio 1863, vennero conservati il campanile e l’abside della chiesa antica che venne a fare corpo a sé, la sala Celestina. La nuova chiesa, progetto dell’ing. Filippo Morolli con la facciata rivolta verso il porto canale, venne inaugurata il primo di novembre dello stesso anno. Per un tragico destino 80 anni dopo, il 27 novembre 1943, l’edificio venne distrutto dal secondo bombardamento su Rimini. Si salvarono, non si capisce come, il campanile e la sala Celestina. Nel dopo guerra saranno necessari diversi anni a don Angelo Campana per riedificare una nuova chiesa, quella attuale, che è stata inaugurata il 10 aprile 1955, giorno di Pasqua.

Fabrizio Barbaresi