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Musei, la card dei miracoli

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Pensate di poter visitare ogni volta che lo desiderate e con una sola card, musei, castelli, mostre e tutti quei “gioielli” che fanno il patrimonio culturale di un territorio. Quello riminese, di certo, non è povero di occasioni. Più povero, semmai, è il budget a disposizione oggi di queste strutture, vista la scarsità di risorse provenienti dagli enti locali (perlopiù i titolari di queste ricchezze), insieme a tutta un’altra serie di problemi tra cui una scarsa “fame di cultura” sia da parte dei riminesi che dei turisti che scelgono queste località.

Eppure, per moltiplicare le visite e gli introiti un modo c’è. Lo dimostra l’esperienza più che positiva della Regione Piemonte, “Abbonamento Musei” che dopo essere stata replicata in Lombardia potrebbe arrivare anche in Emilia Romagna, come diremo più avanti. Ma di cosa si tratta? Parliamo di 120mila abbonati per oltre 600mila ingressi annuali in oltre 200 siti convenzionati fra musei, castelli, mostre. Dopo aver acquistato la tessera, che dura 365 giorni dall’attivazione (costo, 52 euro) l’abbonato può accedere gratuitamente quante volte vuole a queste strutture. I musei, per ogni ingresso con abbonamento, vengono rimborsati al prezzo di un biglietto ridotto. Il 20% degli incassi derivati dagli abbonamenti viene riservato all’autofinanziamento del progetto.

A mettere in evidenza il progetto ci ha pensato il numero di dicembre di TRE (TuttoRiminiEconomia), supplemento de ilPonte, che in un articolo focalizzato sull’iniziativa piemontese, nello spulciare i numeri di un bilancio lungo vent’anni, mette in evidenza i potenziali vantaggi anche per il territorio emiliano-romagnolo, riminese compreso. “La tessera è stata pensata come un vero e proprio strumento di welfare culturale, un sostegno alla domanda di cultura. Che funziona eccome: circa il 50% degli abbonati rinnova la tessera l’anno dopo, e il progetto, che all’inizio si autofinanziava solo per il 25%, ora grazie alla forte crescita di abbonamenti, arriva a coprire le spese di autofinanziamento per l’80%”. Non è tutto. Con l’abbonamento si è invogliati a visitare – è gratis la parola magica – anche siti e mostre più piccole, se adeguatamente promosse attraverso la comunicazione rivolta agli abbonati. E sono numerosi i casi di più visite allo stesso museo nell’arco dell’anno, che senza tessera non ci sarebbero.

L’articolo di TRE non è passato inosservato. Il consigliere regionale del Pd, Giorgio Pruccoli, su “Abbonamento Musei” ha depositato una risoluzione all’Assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna. “In regione sono oltre 500 i luoghi d’attrazione potenzialmente interessati tra musei, istituti culturali, collezioni d’arte, castelli e dimore storiche” sottolinea Pruccoli. E prosegue: “Come spesso accade, questo patrimonio prezioso è spesso più conosciuto fra i turisti che non fra i cittadini emiliano-romagnoli. È quindi opportuno valorizzare ulteriormente queste eccellenze attraverso iniziative che ne incentivino la fruizione da parte dei residenti, soprattutto giovani e studenti”. Qui Pruccoli cita l’iniziativa delle Regioni Piemonte e Lombardia, impegnando la Giunta a valutare per l’Emilia-Romagna la sostenibilità e fattibilità di un progetto che, analogamente ad altre esperienze, consenta ai residenti, soprattutto giovani e studenti, una più agevole e sostenibile fruizione del patrimonio sociale, storico, artistico e culturale della regione”. Pruccoli però precisa una cosa nella sua risoluzione: “Una simile iniziativa, per risultare sostenibile sul lungo periodo, necessita sia di una programmazione e gestione a rete del sistema, già avviata in Regione, sia di un supporto economico che consenta alle strutture aderenti di far fronte ai minori introiti dovuti all’accesso tramite abbonamento attraverso formule di rimborso”. In realtà non è proprio così. Come sottolineato nell’articolo di TRE, pur trattandosi di una forma di welfare che richiede un sostegno pubblico (specie all’inizio), l’esperienza in Piemonte dimostra che – se il progetto è fatto come si deve – quasi si autofinanzia, alla lunga. E soprattutto, non è che i musei abbiano minori introiti, al contrario… i musei vengono rimborsati al prezzo di un ridotto, ma gli ingressi aumentano.

Ad ogni modo se un progetto di questo tipo andasse in porto anche nella nostra regione, non sarebbe la prima volta che da spunti di TRE nascerebbero iniziative di supporto allo sviluppo locale. È già successo con l’incubatore “Innovation Square” promosso dalla Fondazione Carim, di cui aspettiamo di vedere concreti sviluppi.

A. Leardini / G. Rodriguez