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Caritas parrocchiali e Covid-19

Durante l’emergenza le 54 Caritas parrocchiali e interparrocchiali non hanno mai smesso di lavorare. Distribuiscono cibo per i bisognosi, telefonano alle persone sole e accolgono chi non ha un posto

Di fronte all’emergenza sanitaria la Caritas non si è fermata, anzi si è reinventata e ha cercato di trovare soluzioni creative che hanno coinvolto anche persone e associazioni interne ed esterne al mondo parrocchiale.

Chi è iscritto a Facebook è già al corrente del lavoro che la Caritas diocesana fa ogni giorno, grazie ai numerosi aggiornamenti quotidiani (pasti a domicilio in aumento, senza dimora che ritirano il pasto d’asporto, messaggi in bottiglia, lasagne, pizze, vestiti per permettere il cambio terminata la doccia…), eppure gran parte della popolazione non è al corrente di cosa abbiano fatto le Caritas parrocchiali in questi tempi. Per cui eccoci qui a mettere in luce la solidarietà che è rimasta in ombra.

In questo momento la Diocesi di Rimini conta 54 Caritas tra parrocchiali ed interparrocchiali e tutte hanno continuato a lavorare, organizzandosi diversamente quando necessario.

I volontari over 65 si sono occupati di telefonare ai propri assistiti e di ricevere telefonate da parte di nuove famiglie o persone in stato di necessità. Quelli più giovani sono andati in parrocchia, hanno preparato i pacchi alimentari e, alcuni li hanno distribuiti su appuntamento organizzato telefonicamente, altri li hanno portati casa per casa, spesso aiutati da volontari più giovani.

Spesso sono stati i gruppi Scout o gruppi giovani non legati a nessuna associazione a offrire un aiuto considerevole, ma ci sono state collaborazioni anche con altre associazioni quali: Protezione Civile, Banco Alimentare, Croce Rossa, Croce Verde e Centri Aiuti alla Vita. Molte realtà si sono confrontate con i Servizi sociali del proprio Comune e hanno elaborato strategie d’insieme per ottimizzare risorse e dare pronte risposte a coloro che sono in difficoltà. Questo tempo è stato indubbiamente il tempo dello stupore, della sensibilità, della solidarietà e della creatività. La parrocchia di San Raffaele racconta di aver avviato una raccolta alimenti attraverso il passaparola, prima della Pasqua, organizzata con donazioni spontanee da lasciare in Chiesa. La risposta è stata così forte che sono riusciti a garantire colombe e uova di Pasqua a tutte le famiglie assistite della parrocchia. Alla donazione hanno contribuito anche persone che normalmente non partecipano alla Celebrazione Eucaristica, il parroco ha raccontato di aver incontrato persone che non si erano mai affacciate alla parrocchia, ma che ci tenevano a collaborare a questa iniziativa.

La Caritas parrocchiale di Santarcangelo, dopo aver visionato il magazzino ed essersi accorta di avere numerosi prodotti con scadenza a maggio, ha escogitato un sistema di donazione a domicilio nei quartieri più fragili del Comune. Caricato il pulmino della parrocchia, con alcuni giovani alla guida, sono andati a suonare ai citofoni nelle zone in cui sono presenti il maggior numero di case popolari o di situazioni di povertà, invece che suonare solo ai campanelli degli assistiti Caritas, hanno suonato a tutti e chiesto se avessero necessità di qualche prodotto gratuito. In questo modo, rispettando le norme di sicurezza e di privacy, le persone sono scese, una alla volta, e hanno beneficiato di quanto il pulmino offriva.

Le Caritas di Riccione

“Madonna del Mare” e di Cattolica “San Pio V” hanno continuato ad offrire la mensa attraverso il sistema dei pasti caldi d’asporto, garantito la colazione e, per quel che concerne Cattolica, ha continuato ad ospitare coloro che erano accolti in dormitorio, non facendo nuove accoglienze, ma garantendo ospitalità a coloro che erano stati accolti prima dell’emergenza.

Le donazioni alimentari sono state importanti e ingenti in tutte le realtà parrocchiali, molte ci hanno segnalato collaborazioni con supermercati, in particolar modo con i Conad e le Coop, spesso la Protezione Civile e i giovani Scout hanno aiutato nella raccolta e nella distribuzione, in molti casi fatta a domicilio.

Tutte le parrocchie ci hanno segnalato un aumento di situazioni di fragilità, in particolare molti hanno raccontato di aver rincontrato famiglie che non vedevano da diversi anni e che ora, data la situazione, sono ritornate in una situazione di difficoltà economica. Hanno raccolto i dubbi e le perplessità di tutte quelle famiglie che vivono grazie al lavoro stagionale e che, quest’anno, non sanno se saranno chiamate per svolgere qualche mansione.

Le preoccupazioni sono tante, resta alta la speranza che queste nuove collaborazioni tra generazioni e tra associazioni diverse, restino forti e durature, in modo da permettere di continuare ad essere vicini ai più fragili e da offrire un sostegno ai volontari storici che, in questa situazione, hanno anche la preoccupazione di salvaguardare la propria salute e quella dei propri cari.