Home Attualita Banche e crisi del Covid-19. Tutto chiaro?

Banche e crisi del Covid-19. Tutto chiaro?

Intervista a Nazzareno Gabrielli, Vicedirettore generale di Banca Popolare Etica

Qual è il ruolo hanno le banche in questa fase di crisi? Come si stanno comportando? I lettori ci stanno interrogando e a volte ci segnalano comportamenti non esattamente corretti. Ne abbiamo parlato con il riminese Nazzareno Gabrielli (nella foto), che attualmente copre l’importate ruolo di Vicedirettore generale di Banca Popolare Etica.

“Certamente ci dice da casa, anche lui costretto allo smart-working quello delle banche è un ruolo centrale ed essenziale nell’attuale crisi, perchè sono un soggetto che contribuisce in maniera immediata e veloce a sostenere il fabbisogno di liquidità che le persone, le imprese e le organizzazioni hanno in un momento in cui l’economia si è fermata.

In pratica oggi, viene fuori l’essenza più importante della banca: quella di essere un anello di congiunzione tra i vari elementi che compongono un sistema economico (le persone, le imprese/organizzazioni e le istituzioni Pubbliche)”.

Con quali strumenti le banche fanno questo?

“Principalmente con uno strumento soltanto: concedere credito.

È la principale azione che le banche fanno da quando sono nate (direi che è stato il vero motivo che le ha fatte nascere!) e anche se oggi ne fanno sempre meno (dati Banca d’Italia sull’anno 2019 attestano che il sistema bancario italiano nel suo insieme ha concesso il 6% in meno di credito), questo rimane uno degli strumenti che ha maggiore efficacia nel sostenere e far sviluppare un sistema economico e tutto quello che ne consegue, come: posti di lavoro, occasioni di far nascere nuove imprese, eccetera. In una definizione forse abusata: ’far girare l’economia’!”

Quindi è in questo senso che si spiegano gli interventi del governo e dell’Europa a favore delle banche che abbiamo sentito?

“Ogni banca quando fa credito fa i conti – principalmente – con due elementi: il rischio di non essere rimborsata e la disponibilità di liquidità per poter effettivamente erogare i finanziamenti.

Il livello Italiano – con i due decreti governativi ( il nr. 23 del 8/4/2020, e il nr. 18 del 17/3/2020) – ha, sostanzialmente, introdotto strumenti per la mitigazione dei rischi di credito per le banche che fanno finanziamenti a fronte della crisi Covid19. Ha messo in campo vari soggetti pubblici (SACE, CDP, FCG, ecc) come garanti statali e individuato settori di beneficiari e tipologie di intervento particolari.

Il livello Europeo, con l’azione della BCE (Banca Centrale Europea), si è indirizzato verso questo secondo aspetto della liquidità mettendo a disposizione di tutto il sistema bancario grandi quantità di finanziamenti (a costo negativo: quindi con una piccola remunerazione). In pratica le misure già messe in atto consentono alle banche di non avere problemi di liquidità per erogare credito”.

Lasciando perdere i tecnicismi e le misure per le grandi imprese, come funzionano quelle per la maggioranza di noi: come le piccole e medie imprese, gli artigiani, le cooperative, i negozianti, le partite Iva eccetera?

“Ci sono due interventi che vorrei segnalare perché a mio avviso utili e interessanti, se ben utilizzati: – il finanziamento fino a 25.000 euro (o 25% del fatturato annuo) totalmente garantito dal Fondo Centrale di Garanzia (cosiddetto MCC) della durata massima di 72 mesi con almeno 24 mesi di preammortamento; – possibilità di rinegoziare tutto il debito bancario di un’azienda che – in presenza di almeno il 10% di nuovo credito – può beneficiare di una nuova e sostanziosa (almeno 80%) garanzia del medesimo fondo statale.

Queste due misure straordinarie vedono un netto “allargamento” della possibilità di utilizzare la garanzia statale a favore delle banche e quindi abbattono notevolmente il rischio di credito per le stesse. Teoricamente quindi tutte le piccole e piccolissime imprese hanno una importante ’leva’ per andare dalla propria banca a chiedere un aiuto”.

Ma queste cose valgono anche per il cosiddetto Terzo Settore?

“Per una parte di esso sicuramente, infatti le cooperative sociali o le organizzazioni di volontariato che fanno un’attività commerciale, per cui hanno un’iscrizione alla CCIAA, sono equiparabili alle PMI (Piccole e Medie Imprese) e quindi rientrano nelle misure del decreto.

Si attende, tuttavia, una disposizione precisa su quello che si mette in campo di specifico per questa categoria di soggetti economici che, effettivamente, pare essere stata un po’ dimenticata nelle disposizioni sino ad ora emanate. Anche per questo alcune delle organizzazioni nazionali come il Forum per il Terzo Settore, stanno alacremente lavorando nelle stanze ministeriali per aiutare a mettere a punto qualche normativa di settore”.

E per una famiglia o un privato?

“Qui la misura – sotto il profilo del rapporto con le banche – è quella della moratoria sulle rate dei finanziamenti per la casa con un ulteriore beneficio che, per determinate categorie, consiste nel contribuire ad abbattere in parte gli interessi che vengono rimborsati dallo Stato (fondo Gasparrini).

È vero che c’è anche l’erogazione di una tantum (600 euro), l’anticipo della Cassa Integrazione Guadagni (1.400 euro), ma sono tutti interventi che non vanno nella relazione tra banca e cliente, piuttosto offrono una erogazione diretta ai beneficiari del caso”.

Tornando alle imprese ed al settore produttivo in genere, perchè prima ha detto che devono essere misure utilizzate bene? C’è il rischio di un uso distorto? Possono perdere l’utilità?

“Si certo, come tutti gli strumenti non vanno bene in ogni occasione, ma solo per quello per cui sono stati pensati e la responsabilità di questo uso corretto è della banca ma anche del beneficiario che ha sempre la responsabilità di non essere superficiale o ’ingenuo’ e magari può farsi consigliare da professionisti o anche dalle associazioni di categoria che in questi casi possono fare la differenza”.

Ogni cliente ha certamente la responsabilità di non firmare “in bianco” solo sulla fiducia verso la banca di sempre o l’impiegato gentile, ma come la mettiamo con l’asimmetria informativa, cioè il fatto che la banca dispone certamente di maggiori informazioni rispetto al cittadino?

“Dire che entrambi gli attori di una relazione hanno responsabilità non significa che queste siano distribuite alla pari. È evidente che la responsabilità delle banche in questo momento è molto più alta. Direi che il sistema bancario e ogni banca per il proprio operato, ha una responsabilità di tipo istituzionale. Sono loro i soggetti che, come dicevo prima, hanno la possibilità di condizionare la ripresa economica e il sostegno delle iniziative imprenditoriali sane nel superare questo momento di crisi. Certamente, con le due misure del Governo, le banche sono in una condizione migliore per svolgere questo ruolo”.

Gabrielli, può fare qualche esempio?

“La misura dei 25.000 euro è uno strumento di forte emergenza per ’tappare il buco’ di queste mensilità di lockdown in cui le attività economiche hanno chiuso e non hanno incassato nulla. è una liquidità aggiuntiva, semplice, veloce, a costo basso e totalmente garantita, per poter far fronte agli impegni immediati. Ha un tasso di interesse che non può superare per legge una soglia massima (intorno all’1,5% ma con una precisa formula di riferimento scritta nel decreto e quindi verificabile) e un periodo di almeno due anni in cui non ci sono rate di rimborso, proprio per evitare il carico finanziario di dover restituire questo prestito quando ancora si stanno facendo i conti con le ferite della chiusura forzata. Ma: – se l’erogazione del prestito viene utilizzata per rientrare di vecchi debiti che erano in essere prima della crisi, si sta facendo un’operazione che va a vantaggio della banca che, grazie alla garanzia statale, riduce il proprio rischio su quel cliente. Anche il cliente ha un vantaggio perchè magari nei vecchi prestiti stava pagando un interesse più alto, ma certo non si sta ’attrezzando’ per far fronte alla crisi di liquidità dei mancati incassi.

– se ci si limita a questo intervento e non si guarda subito di compiere un’analisi più profonda e di lungo respiro sui nuovi scenari di mercato e sulle conseguenti possibilità che ha l’impresa di continuare in maniera sostenibile la propria attività economica, anche questo intervento sarà stato inutile e dannoso per tutti.

– la misura della rinegoziazione dei crediti complessivi, con un contestuale aumento di almeno il 10% di nuovo credito, è uno strumento per sostenere l’impresa e l’imprenditore nella riorganizzazione definitiva della propria attività, valutando bene le esigenze complessive e con la prospettiva di medio termine. Non è una misura ’tampone’ delle urgenze immediate, ma è indispensabile per tenere in equilibrio i conti dell’azienda, tra capitali dell’impresa (quello che ci mettono i soci) e capitali di debito (che hanno un costo e vanno ben calibrati sul peso che danno al bilancio)”.

Quindi?

“Se la banca non aiuta i propri clienti ad affrontare, in questa prospettiva, l’analisi della propria situazione, non fa un buon servizio e perde un’occasione di usare uno strumento messole a disposizione in via straordinaria.

Se il cliente non si sforza di ’alzare la testa’ e si limita ad affrontare solo gli impegni a brevissimo termine rischia di fare scelte affrettate e perdere l’occasione di ricalibrare, in modo adeguato, tutto il proprio debito.

Se entrambi non fanno un reale e rigoroso lavoro di analisi e di prospettiva delle possibilità dell’impresa e chiudono l’accordo per un’operazione di nuovo credito solo perchè è presente una garanzia pubblica, il rischio è che tutto sia inutile se non dannoso (l’imprenditore va in difficoltà e la banca ha comunque una posizione di credito che si deteriora e le ’costa’ molto di più)”.

Quindi in conclusione, per un’impresa, un’organizzazione o una cooperativa non c’è una ricetta precostituita e diffidiamo delle soluzioni facili?

“Direi proprio di si. La crisi c’è e, come diceva Einstein, potrebbe anche essere l’occasione senza la quale non avremmo mai pensato ai cambiamenti necessari del nostro mondo, ma per affrontarla così serve impegno e collaborazione da parte di tutti”.

E le banche?

“Devono assumersi il loro ruolo di servizio all’economia sana e utile a tutti e non ragionare con orizzonti di brevissimo periodo, pensando semplicemente al loro conto economico”. (GvT)