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Zitti, in sacrestia!

Chiariamo un malinteso. Stato laico non significa ateo e nemmeno antireligioso. Distingue semplicemente potere politico da autorità religiosa. Ma, poiché il termine “laico“ deriva da “laos”, popolo, è naturale pensarlo profondamente radicato nella cultura religiosa che sostiene il suo tessuto sociale. Le sue tradizioni e la sua storia insomma. È illusorio pensare che i “valori laici” in un Paese di cultura cattolica non abbiano nulla a che fare, anche a livello di formazione, con quest’ultima. In altre parole, il cristianesimo ha generato anche valori che qualcuno ritiene “laici”. Del resto non è difficile ritrovare il fondamento dei valori di libertà, fraternità, uguaglianza, della più laica delle rivoluzioni, nel Vangelo e nella riflessione della Chiesa. Se il nostro Paese crede nel dialogo e nella tolleranza, certamente valori “laici”, lo deve alla cultura cristiana.
Dunque da dove nasce questo scontro così quotidianamente esplicitato e conclamato fra cultura cristiana e cosiddetta laica, soprattutto oggi che con papa Francesco viene, ogni giorno, ribadito il desiderio di dialogo, di ricerca, di cammino su valori comuni…?
L’aveva già bene individuato Giovanni Paolo II quando distingueva fra laicità e laicismo: “Nell’ambito sociale si sta diffondendo una mentalità ispirata dal laicismo, ideologia che porta gradualmente, in modo più o meno consapevole, alla restrizione della libertà religiosa fino a promuovere il disprezzo o l’ignoranza dell’ambito religioso, relegando la fede alla sfera privata e opponendosi alla sua espressione pubblica”.
Mentre la laicità è un elemento di neutralità che apre spazi di libertà a tutti, il laicismo è un’ideologia che s’impone attraverso la politica e la cultura e che non concede spazio pubblico alla visione  cristiana, che è invitata a convertirsi in qualcosa di puramente privato (chissà poi perchè solo lei?).
Accade così che quotidianamente un gruppo di persone (neppure tante, ma molto agguerrite), di solito ben orchestrate sui grandi media, stigmatizza e ridicolizza ciò che dice chi non la pensa come loro, a volte addirittura con disprezzo (retrogradi, medievali….). Come il tentativo di ridurre il dibattito sulle adozioni per i gay a un semplice «cattolici retrogradi contro intellettuali illuminati», quando invece anche molti laici non credenti hanno espresso dubbi e posizioni diverse. La dottrina e la prassi cristiana si può anche discutere, e rifiutare, ma deriderla con false caricature è un brutto espediente che mostra le crepe di un pensiero che si proclama “laico” e si crede unico e superiore. E non provate a contraddirlo!

Giovanni  Tonelli