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Youtubers, fenomeni nuovi, adulti assenti

Chi sono Marzia, Sofia Viscardi, Favij, iPantellas oppure Violetta Rocks? Un adulto probabilmente non saprebbe cosa rispondere; un giovane nativo digitale si perderebbe in un fiume di parole, raccontando le ultime imprese su YouTube di questi divi del web. Esiste un chiaro gap informativo tra adulti e giovani, un gap che prova a colmare il libro “Youtubers” (San Paolo 2017), curato da Chiara Palazzini, pedagogista e docente all’Istituto Pastorale “Redemptor Hominis” della Pontificia Università Lateranense, e da Laura Gialli, giornalista del Tg2 Rai nella redazione Cultura.

Uno studio attento, ma anche agile e pop, sul fenomeno sociale degli youtubers, sulle pratiche di fruizione online dei giovani – il 90,5% tra 14-29 anni in Italia usa Internet (Fonte Censis-Ucsi 2017) –, che si connettono di continuo con la piattaforma YouTube (il 75,9%), in cerca di confronto, dialogo oppure affermazione del proprio “io”. I rischi di dispersione nella dimensione virtuale sono di certo sempre in agguato, ma a ben vedere tante sono anche le opportunità che Internet e YouTube in particolare possono offrire: da spazio creativo di confronto a possibile ambito professionale, persino nuove opportunità per la didattica, l’apprendimento.
Per inquadrare il fenomeno youtubers, abbiamo incontrato Chiara Palazzini.

Si parla di YouTube come di uno spazio di relazione ma anche di auto-affermazione, “Io ci sono!”. Da pedagogista e accademica, come valuta questo fenomeno sociale?
“Anche se guardiamo superficialmente il mondo di YouTube, emerge chiaramente l’importanza dello scambio comunicativo e relazionale: si legge una diffusa voglia di condividere insieme ad altre persone (conosciute o sconosciute), un desiderio di comunicare quello che sembra importante: informazioni, sentimenti, percezioni, esperienze. Questa che appare una vera e propria necessità di condivisione contiene l’esigenza di affermare la propria persona, di raccontare la propria identità al resto del mondo che guarda, ascolta e intercetta questa forma di comunicazione e pensiamo che questo sia un messaggio indirizzato anche al mondo degli adulti”.

YouTube, ma non solo. Nel testo sottolineate la necessità di un ritorno a relazioni reali, “in carne e ossa”, come la sociologa americana Sherry Turkle nel libro “La conversazione necessaria”.
“Quello che abbiamo chiamato il “punto di attenzione” fondamentale è che la dimensione di YouTube e degli altri social non può rimanere l’unica modalità comunicativa o relazionale delle persone che li usano, che “abitano” questi luoghi e questi mondi.
La pervasività di questi media ha bisogno di un buon equilibrio con tutto il resto delle pratiche di vita quotidiane, quindi con la scuola, le amicizie “in carne e ossa”, appunto, i vissuti emozionali, le relazioni sociali contestualizzate, lo sport, il volontariato”.

Gli youtubers sono soprattutto giovani e nel libro ne avete intervistati diversi, vere star del web. Quali possibilità YouTube offre a un ragazzo oggi?
“Senz’altro YouTube può rappresentare una vetrina, un evidenziatore di creatività, passione e talento; naturalmente non c’è solo divertimento e intrattenimento: dietro a ogni video c’è, molto spesso, un notevole impegno e molte ore di applicazione. Nuovi mestieri e nuove possibilità si aprono certamente ai nostri ragazzi, attraverso YouTube e dintorni; teniamo presente anche che a fronte di uno youtuber famoso e di chiaro talento ce ne sono tantissimi che non arrivano mai alle luci della ribalta”.

YouTube sta rivelando delle potenzialità anche per gli educatori. Nuove pratiche per la didattica per entrare più in relazione con i nativi digitali? Quali opportunità per la scuola?
“La parola chiave è:“consapevolezza”.
Consapevolezza e riflessione su un utilizzo creativo e su nuove possibilità che può aprire YouTube, anche nella didattica, verificando nuovi stili di insegnamento e apprendimento da poter proporre positivamente ai nostri ragazzi. Attraversare il web in una dimensione critica può far capire meglio come si possano veicolare tanti messaggi e tante informazioni, a volte vere e a volte false; l’invito è a creare alleanze positive e a non aver paura di questi media con cui dobbiamo necessariamente fare i conti. Tutto il mondo adulto ha la responsabilità di imparare a capire e leggere questi fenomeni ed è fondamentale proporre un’adeguata riflessione educativa e un’attenzione dedicata, anche proprio da parte dei genitori, degli insegnanti, degli educatori.

Sergio Perugini