Vogliamo un Polo in crescita

    Si è inserito praticamente d’ufficio Giorgio Cantelli Forti, nuovo presidente del Polo universitario di Rimini. Nelle elezioni che si sono tenute lo scorso novembre, infatti, all’uscente Gianfranco Capodaglio si era contrapposto un unico nome, quello del professore ordinario di Farmacologia che aveva già ricoperto il ruolo di Presidente di Facoltà a Bologna, nella sede di Farmacia.
    Un capo dall’indirizzo scientifico, quindi, e come poteva essere diversamente, visto che lo stesso Polo negli ultimi anni ha preso una piega tutt’altro che letteraria, scegliendo di portare a Rimini i corsi di Scienze motorie, Chimica Industriale, Scienze Infermieristiche, Scienze Statistiche e Farmacia.
    Nel suo discorso d’inserimento, Cantelli Forti era stato molto chiaro. Pur riconoscendo il valore acquisito dall’ateneo nelle passate stagioni, con la lode che, nell’anno appena concluso, è arrivata persino da uno studio del Ministero eleggendo Rimini, tra le migliori delle decentrate romagnole, è certo che qualcosa si deve ancora fare.
    “È ora necessario aprire una nuova stagione di lavoro. Solo una piena integrazione dell’Alma Mater nel tessuto cittadino sarà in grado di renderla un organo vitale. Sino a questo momento, infatti, il successo del Polo di Rimini è stato possibile anche grazie al coinvolgimento del Comune, che si è adoperato per le nuove strutture; della Diocesi che è intervenuta – tra le altre cose – per gli alloggi e la ristorazione degli studenti e di amministrazioni quali: la Prefettura, la Provincia e l’Agenzia delle Entrate. Per non parlare poi, dell’importantissimo sostegno di UniRimini e della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini”.
    Il Nuovo Preside pare aver ribadito posizioni già note alla città che non lo allontanano molto da quelle del suo ex, Capodaglio.
    Ma è possibile trovare degli elementi di discontinuità tra il vechio e il nuovo?
    Cominciamo da un dato non del tutto irrilevante. Nel corso della presentazione di quel lusinghiero studio ministeriale che lodava il Polo riminese e davanti alla crescita vertiginosa del numero delle immatricolazioni, a Gianfranco Capodaglio venne chiesto se Rimini aveva margini di crescita, e lui candidamente aveva risposto che non se lo sognava nemmeno, visto che a suo parere, stare sotto i 7000 studenti era più che abbastanza per la situazione del Polo riminese.
    E cosa dire dell’ipotesi – sempre lanciata in quell’occasione e altrettanto candidamente – che una nuova legge sul tetto minimo del numero dei docenti avrebbe chiuso fuori dalla porta il 60% dei corsi istituiti nel Polo cittadino?
    Abbiamo chiesto a Cantelli Forti di illuminarci su queste importanti questioni lasciate in sospeso.

    Il polo di Rimini cresce o si ridimensiona?
    “Io non metto limiti alla provvidenza. La crescita è sempre un obiettivo, ma ci siamo dati due anni di tempo per sistemare alcune cose che sono già in campo, per lavorare sui progetti di riorganizzazione più imminenti”.

    Qual’è la priorità della nuova Università?
    “Io non parlerei di nuova Università. Riconosco il lavoro svolto dal mio predecessore e quello che è stato fatto in questo Polo, ma vogliamo andare avanti. Il primo punto in agenda è il potenziamento della ricerca. Una ricerca che non sia solo nelle Facoltà di statistica e di economia ma che possa contare su laboratori che permettano a docenti, ricercatori e studenti di farmacia come di chimica di realizzare i lavori scientifici da qui, senza dover andare, per esempio a Bologna”.

    Ci sono già dei progetti definiti?
    “Ci stiamo lavorando, pensando all’organico e al resto. Così come pensiamo che questi progetti vadano di pari passo con la formazione di tre aree precise (possiamo considerarle delle Facoltà embrionali, ndr): una ad indirizzo economico-statistico (che di fatto già esiste) una ad indirizzo scientifico e una di indirizzo umanistico, che interessi principalmente il corso di Culture e tecniche del costume e della moda. Saranno dei centri autonomi di ricerca che ci permetteranno di lavorare più liberamente”.

    L’autonomia cui auspica passa anche dall’allontanamento dell’Alma Mater bolognese?
    “Assolutamente no. Il legame con Bologna è forte e sarebbe una pazzia rinunciare ad un marchio e ad una storia così prestigiosa, e per diventare cosa, poi? Una piccola università come tante altre, forse? Certo che auspichiamo ad una maggiore autonomia, perché questo sistema multicampus che ci lega a Bologna pur essendo un bene (anche per la stessa sede centrale) deve essere rivisitato. La speranza è che con il nuovo Statuto universitario – che arriverà il prossimo anno – si pensi ad un sistema federale nel quale alle distaccate venga data maggiore libertà di movimento, perché se è vero che abbiamo dei doveri è altrettanto vero che parallelamente possiamo rivendicare dei diritti”.

    E il futuro?
    A prima vista, l’aria sembra quella del ridimensionamento. E quest’anno tanto per cominciare in bellezza il suo mandato, Cantelli Forti nel nome di una necessaria riorganizzazione, ha chiuso due dei 14 corsi di laurea presenti nel Polo riminese, parliamo di: economia dei mercati turistici e amministrazione delle imprese.
    Ma niente paura il neopresidente non è un tagliatore di teste, in realtà i due corsi sono stati accorpati rispettivamente dentro economia del turismo ed economia del management.

    Da dove nasce l’esigenza di chiudere bottega?
    “Non si tratta di un calo di iscrizioni, tantomeno di uno scarso successo dei due corsi in questione. I corsi funzionano molto bene. Il primo anno di economia dei mercati ha registrato – quest’anno – 86 iscritti mentre quello di amministrazione delle imprese è arrivato sino a quota 103”.

    Di cosa si tratta, allora?
    “È entrata in vigore una legge che impone un tetto minimo di studenti per corso (risposto al secondo quesito lasciato in sospeso dall’uscente Capodaglio, ndr). Così abbiamo messo assieme delle classi di biennio che percorrevano lo stesso studio propedeutico, per poi lasciare inalterato il percorso di scelta finale, che di fatto, non ha perso la sua originaria articolazione. Praticamente per gli studenti non cambia nulla”.
    Questione di pura riorganizzazione, quindi, e non è detto che nelle prossime stagioni la faccenda non interessi anche altre realtà, anche se per il prossimo anno accademico non ci saranno ulteriori accorpamenti.

    Angela De Rubeis